In Europa 7 ospedali su 10 sono obsoleti: dal Politecnico di Milano linee guida per strutture sostenibili

Se il sistema sanitario fosse uno Stato, sarebbe il quinto maggior inquinante al mondo. E in Europa 7 ospedali su 10 sono più obsloleti di quanto dovrebbero, con costi di gestione energetica sempre più alti. Ma allora come dovrà essere l’ospedale del futuro? La piattaforma di ricerca JRP Healthcare Infrastructures del Politecnico di Milano ha presentato le linee guida del progetto Next Generation Hospital: uno strumento per progettare strutture sanitarie capaci di rispondere alle esigenze di una sanità moderna e sostenibile, con indicatori di performance per misurare la capacità di generazione energetica da fonti rinnovabili, l’efficienza dei sistemi di gestione delle risorse idriche, la riduzione dei rifiuti ospedalieri per posto letto, la gestione del rischio infettivo e l’inclusività e l’accessibilità degli spazi per utenti e personale sanitario.

Un progetto durato tre anni. E già messo a terra. Sono cinque, infatti, gli ospedali che per primi applicheranno le nuove linee guida: l’ospedale Niguarda di Milano, l’ospedale Pediatrico Santobono di Napoli, il Nuovo ospedale della Malpensa, l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria in Valpolicella e il Nuovo ospedale Civile di Brescia.

Per il coordinatore scientifico Stefano Capolongo, del Politecnico di Milano, le differenze nei requisiti strutturali all’interno dell’Europa erano ormai “non più accettabili”: il 60% degli ospedali in Europa ha più di 50 anni, e il 50% non è adeguato ai nuovi modelli organizzativi.  “Il modello JRP Next Generation Hospital”, ha detto, “è da oggi esportabile e replicabile in tutte le aree geografiche su scala nazionale ed internazionale. Il ministero della Salute e l’Organizzazione mondiale della Sanità trovano finalmente una risposta alle esigenze di ridurre la ‘macchia di leopardo’ nell’offerta infrastrutturale per la salute dei cittadini. Il modello lanciato oggi è applicabile e scalabile in tutti i contesti sociali ed economici. È l’occasione storica per generare nuova cultura e offrire tool per l’applicazione su larga scala di un nuovo modello di ospedale”.

Significativo poi – come ha ricordato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso durante la presentazione – che questo momento di passaggio avvenga esattamente cinque anni dopo l’inizio della pandemia in Italia, un evento che ha accelerato il progetto di un ridisegno della rete ospedaliera. “Siamo in un momento di grandissima rivoluzione tecnologica”, ha detto l’assessore, “Oltre alle nuove realtà per la diagnosi sempre più puntuale e rapida e alle nuove terapie per riuscire a combattere le patologie più serie, abbiamo anche delle innovazioni straordinarie nel campo delle infrastrutture sanitarie, in cui il Politecnico di Milano è punto di riferimento. Con questa struttura fondamentale per noi, intendiamo realizzare tutti quelli che sono i grandi progetti di ospedalizzazione e ospedali di comunità per i quali abbiamo investito come regione Lombardia oltre 6 miliardi di euro”.

Per i prossimi tre anni il progetto della piattaforma di ricerca si concentrerà sulla redazione di nuove linee guida metaprogettuali per le diverse macroaree del sistema ospedaliero che includano strategie per la sostenibilità ambientale e l’integrazione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale. Verranno inoltre introdotti tavoli di lavoro su tematiche emergenti nel sistema Salute, tra cui il longevity design e i nuovi modelli di sanità territoriale.

L’impronta di carbonio di un letto di ospedale è la stessa di cinque famiglie

Le emissioni di CO2 di un letto di ospedale sono paragonabili a quelle di cinque famiglie. A rivelarlo è uno studio dell’Università di Waterloo, pubblicato sul Journal of Industrial Ecology, che per la prima volta ha completato la valutazione di un nosocomio canadese per rivelare la sua impronta ambientale totale e gli specifici punti di emissione di carbonio.

Studiando un ospedale della Columbia Britannica nel 2019, i ricercatori hanno individuato nell’uso di energia e acqua e nell’acquisto di prodotti medici i principali punti critici, che rappresentano oltre la metà dell’impronta annuale, per un totale di 3500-5000 tonnellate di CO2 equivalente. Un letto d’ospedale equivale all’incirca, quindi, all’impronta di carbonio di cinque famiglie canadesi. Il nuovo metodo porta un livello di completezza e di dettaglio senza precedenti in merito ai dati sulle emissioni degli ospedali, che possono aiutare i dirigenti amministrativi a valutare su quali miglioramenti concentrarsi per rispettare i loro impegni ambientali. “Nel nostro lavoro, spesso scopriamo che le impronte ambientali più grandi sono quelle che meno ci si aspetta di trovare“, spiega Alex Cimprich, borsista post-dottorato presso la School of Environment, Enterprise and Development.L’obiettivo – dice – è rendere più visibili le impronte ambientali nascoste, in modo da poter iniziare a gestirle“.

I ricercatori hanno calcolato l’impronta di carbonio valutando migliaia di prodotti acquistati dagli ospedali e utilizzando una combinazione di campionamento statistico e calcolo dell’intensità di carbonio – CO2 equivalente per dollaro speso – per gli articoli campionati. Questo approccio si distingue dalle valutazioni ambientali comunemente utilizzate, che forniscono una stima generale approssimativa, perché impiega un approccio dal basso verso l’alto.

I risultati suggeriscono che le iniziative di sostenibilità degli ospedali devono guardare oltre per ottenere riduzioni più profonde delle emissioni“, riferisce Cimprich. Mentre il trasporto dei pazienti, dei prodotti forniti agli ospedali e i rifiuti ospedalieri sono aree visibili di “preoccupazione ambientale, altre aree più nascoste come le catene di fornitura dei prodotti medici potrebbero avere impronte ambientali molto più grandi“.

Ricerche future potrebbero approfondire i punti critici individuati e il nuovo approccio potrebbe essere applicato anche ad altri ospedali e ad altri tipi di strutture sanitarie, come quelle di assistenza primaria o a lungo termine, o anche a organizzazioni esterne al settore sanitario.