Piano Mattei, Meloni: “E’ più avanti di quanto sembri, Africa al centro del G7”

Intelligenza artificiale, Piano Mattei, europee. In oltre tre ore con i giornalisti della stampa parlamentare, Giorgia Meloni si confronta sui temi caldi dell’anno passato e di quello che verrà, con l’Italia impegnata nella presidenza del G7.

Un focus centrale, lo aveva anticipato più volte, sarà sull’Africa e su un nuovo approccio con il continente oltre il Mediterraneo. E’ il Piano Mattei che ha in cantiere e che in parte, negli accordi sull’approvvigionamento energetico, è già iniziato. Non si conosce ancora nei dettagli, ma “è più avanti di quanto sembri”, assicura la premier e sarà presentato tra qualche settimana, in occasione della conferenza Italia-Africa.

Il punto, per la presidente del Consiglio, è capire che il Continente africano ha una ricchezza enorme, soprattutto di materie prime critiche, di cui l’Europa ha un disperato bisogno. Ma d’altra parte, non si può restare inermi davanti alla destabilizzazione dei Paesi, che influisce nei rapporti con l’Occidente. nel piano di Meloni, bisogna agire a monte, anche per governare i flussi migratori: “Non risolveremo mai questo problema se pensiamo solo a come gestire i migranti una volta che arrivano in Europa. Finora, non ha funzionato un certo approccio paternalistico e predatorio. Quello che va fatto in Africa non è carità, ma partership strategiche da pari a pari”, spiega alla stampa. L’obiettivo è che il Piano Mattei “diventi un modello” anche per gli altri.

Nei giorni che verranno Meloni, presidente di Fratelli d’Italia ma anche del partito dei conservatori europei, sarà sempre più impegnata sul fronte di Bruxelles, in vista delle elezioni per l’Europarlamento, che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024. Sulla sua candidatura non scioglie ancora le riserve: “E’ una decisione che non ho ancora preso – scandisce -. Sono una persona per la quale niente conta di più che sapere di avere il consenso dei cittadini, lo valuterò“. Quanto a eventuali rimpasti di governo, nel caso in cui alcuni dei suoi ministri decidessero di candidarsi, esclude l’ipotesi: ”Non auspico, non voglio e non lavoro a un rimpasto – conferma-. Poi quello che decideranno i partiti lo valuteremo caso per caso. Per ora stiamo ragionando solo delle candidature dei tre leader di partito”. Su una cosa è certa: l’Ecr non farà alleanze in Parlamento con partiti di sinistra. Nessuna maggioranza Ursula dunque: “Lavoro per una maggioranza alternativa che negli ultimi mesi ha dimostrato di poter esistere, penso alla transizione verde o alle migrazioni”, spiega. E, incalzata sull’Afd, il partito tedesco di estrema destra, taglia corto: “Ci sono distanze insormontabili”. Più probabile un asse col Rassemblement National di Marine Le Pen. Ma non si sbilancia: “Non sono una persona che ama dare patenti, anche per ragioni di storia. Io per ora lavoro con i conservatori europei”, afferma.

Altro tema al centro della presidenza italiana del G7 e che monta in vista delle Europee è il dibattito intorno all’intelligenza artificiale: “Sono particolarmente preoccupata dall’impatto che può su vari livelli e particolarmente sul lavoro”, confessa in apertura di conferenza. “Organizzeremo sull’Ia un focus molto preciso, perché rischiamo un impatto devastante che vedrà sempre più persone essere sempre meno necessarie“, osserva.

Da quando è al governo, rivendica, l’Italia ha fatto bene in Europa. E si dice “soddisfatta” dell’accordo trovato sul Patto di Stabilità: “Non è quello che avrei voluto, ma è quello che emerge da una sintesi”, precisa.

Su terreno nazionale, difende la legge di bilancio (“all’aumento delle tasse abbiamo preferito il taglio della spesa pubblica”) e biasima chi la critica per la tassa sugli extraprofitti delle banche, guardando al passato: “Mi fa sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di fare una tassazione delle banche siano quelli che quando erano al governo alle banche hanno preferito fare regali miliardari. Vale per il Pd, vale per il Movimento 5 Stelle, che è stato cintura nera in questo“, riferisce Meloni.

Risposte che non piacciono alle opposizioni, che urlano alla menzogna. “Se c’è una ‘cintura nera’ di prese in giro ai cittadini quella spetta di diritto a Giorgia Meloni”, si difende il leader pentastellato Giuseppe Conte, accusandola di aver piegato la testa a Germania e Francia per il Patto di stabilità: “Abbiamo un grosso problema a Chigi se la premier è ‘soddisfatta’ per 12 miliardi di tagli che rischiano di colpire come al solito i diritti, i servizi, la sanità e così via“, tuona. “Troppe cose non vere” anche per Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra. “Non è vero che ha tassato le banche, anzi ha usato lo stesso metodo – debole con i forti e forte con i deboli – utilizzato con le lobby energetiche, non tassando gli extraprofitti e regalando loro 450 milioni di soldi pubblici”, sostiene. E giudica il Piano Mattei l’opposto di quello descritto dalla premier: “Rappresenta il neo colonialismo predatorio delle risorse energetiche dell’Africa“. “Mai sentite così tante bugie tutte insieme”, fa eco il leader di IV, Matteo Renzi. “La premier dice che lei non ha aumentato le tasse: evidentemente le accise sulla benzina e l’IVA sugli assorbenti si sono aumentate da sole“, ironizza. Elly Schlein si esprime ancora prima che la conferenza inizi: “Meloni proverà a difendere l’indifendibile, dai disastri della manovra economica che taglia pensioni e sanità all’affossamento del salario minimo, dalla riforma costituzionale che riduce i poteri del Presidente della Repubblica allo smacco di aver accettato a testa bassa un compromesso dannoso sul Patto di Stabilità. Le ribatteremo punto per punto, perché gli italiani hanno diritto a conoscere la verità“. Avrà probabilmente occasione di farlo direttamente con la premier, che a domanda non si tira indietro su un eventuale confronto tv con la segretaria del Pd in vista delle Europee: “Mi impegno volentieri, credo sia normale e giusto confrontarsi con un altro leader politico. Non mi sono mai sottratta, non lo farò stavolta”.

Patto di Stabilità, Meloni: “E’ una partita aperta, non svenderò l’Italia”

Formalmente, il Patto di stabilità non è all’ordine del giorno del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre. Ma la questione è certamente al centro del dibattito: “Mancherei di onestà intellettuale se non affrontassi per primo il tema che in questo momento vede maggiormente impegnata l’Italia e che avrà ricadute molto importanti sulla credibilità e sul futuro dell’Unione“, spiega Giorgia Meloni all’Aula di Montecitorio.

Roma lavora alla riforma da mesi, in condizioni negoziali, tiene a ricordare la premier, “non semplici“. L’approccio è “costruttivo e pragmatico“, per bilanciare la solidità dei bilanci nazionali e la sostenibilità dei loro debiti pubblici, senza dimenticare la crescita e il sostegno agli investimenti. Oggi la posizione dell’Italia è “credibile e seria”, rivendica la presidente, soprattutto “grazie all’azione del ministro Giorgetti“. Ed è proprio grazie a una ritrovata credibilità internazionale che, dice, “nonostante una trattativa difficilissima siamo ancora in partita“. L’accordo finale è stato posticipato a una nuova riunione dell’Ecofin, che verrà convocata nei giorni successivi al Consiglio europeo con il mandato di chiudere l’accordo entro l’anno. “A Bruxelles hanno capito che la posizione del governo non si basa sul classico ‘tiriamo a campare’ ma su una politica di bilancio seria e rigorosa che anche oggi voglio rivendicare“, insiste Meloni. Le modifiche chieste dall’Italia non sono per “sperperare risorse senza controllo“, ma il contesto è “eccezionale” e richiede una governance adeguata.  E, nella replica, Meloni precisa che non è disposta a dare l’assenso “a una riforma del Patto di stabilità che nessun governo italiano potrebbe in futuro rispettare”, perché “preferisco da una vita essere accusata di essere isolata che essere accusata di aver svenduto l’Italia”.

Anche sul Pnrr l’Italia ha avuto la sua rivincita, “grazie all’impegno encomiabile di tutto il governo, e del ministro Fitto in particolare, abbiamo registrato risultati straordinari sulla rimodulazione e l’attuazione”, scandisce. Oggi questi risultati, vengono riconosciuti dalla Commissione europea, dal Consiglio e “da tutti gli analisti economici“. Eppure, osserva la leader di Fdi, nei mesi della campagna elettorale, la volontà di intervenire per revisionare un Piano nato in un quadro economico e geopolitico diverso da quello attuale “veniva derisa, derubricata ad annuncio velleitario o addirittura bollata come una scelta irresponsabile che avrebbe portato l’Italia con un piede fuori dall’Europa, messo a rischio la nostra credibilità internazionale e con essa i nostri conti pubblici“. La tenacia ha premiato: “Con perseveranza abbiamo dimostrato che si poteva fare, anzi permettetemelo, si doveva fare ed è stato fatto“.