Unipol presenta piano 2025-2027. Cimbri: “Sì a polizze catastrofali con gradualità”

Unipol ha presentato oggi a Milano il Piano strategico per il triennio 2025-2027 ‘Stronger, Faster, Better’. Un piano che prevede utili consolidati cumulati 2025-2027 pari a 3,8 miliardi di euro (+28% rispetto a quanto realizzato nel triennio 2022-2024) e utili del gruppo assicurativo cumulati 2025-2027 in forte accelerazione, pari a 3,4 miliardi (+47% rispetto ai risultati del triennio 2022-2024), con una crescita annua composta degli utili per azione pari al 13%. Si prevedono poi dividendi cumulati 2025-2027 pari a 2,2 miliardi (+72% rispetto a quanto distribuito nel triennio 2022-2024), con una crescita annua composta del dividendo per azione pari a circa il 10%. Infine la raccolta assicurativa complessiva al 2027 secondo il piano sarà pari a 18 miliardi (+2,4 miliardi sul 2024). Carlo Cimbri, presidente di Unipol Assicurazioni, in conferenza stampa è stato deciso: “Con scenari così volatili, bisogna promettere quello che possiamo mantenere. E quello promesso, sia per utili che per dividendi, lo realizzeremo in qualsiasi contesto”.

Sul fronte sostenibilità, il target è arrivare a un 40% di incidenza prodotti a valenza sociale e ambientale al 2027. Oltre 600 milioni di euro di capitale sarà allocato per la copertura catastrofi naturali delle imprese, mentre circa 16 milioni di prestazioni sanitarie saranno erogate complessivamente nel triennio 2025-2027. Il Target net zero Scope 1 e 2 (al 2030) è previsto a -63%, mentre il Target net zero Scope 3 (sempre al 2030) è indicato a -50%.

Nel segmento auto l’obiettivo è quello di rafforzare la redditività attraverso lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale e di machine learning. Nel segmento ‘non auto’, invece, “l’obiettivo di redditività sarà perseguito attraverso l’ulteriore sofisticazione dell’ingegneria di prodotto e del pricing dinamico sulla nuova produzione e sui rinnovi, l’offerta per le catastrofi naturali con una gestione disciplinata delle esposizioni e un nuovo modello di liquidazione dei sinistri catastrofali potenziato dall’innovazione dei processi, dalla tecnologia e dall’Intelligenza Artificiale”, spiega Unipol. In realtà già “abbiamo usato l’intelligenza artificiale generativa per analizzare perizie da danno atmosferico e siamo riusciti a capire quanto siano frequenti e quanto costino, ad esempio, un danno da allagamento di seminterrato e dalla caduta di un albero oppure un pannello solare danneggiato. Tutti questi dati, insieme ad altri più tradizionali, ci hanno consentito di inserire nuove variabili tariffarie, rendendo più granulari le garanzie”, ha spiegato Enrico San Pietro, insurance general manager di Unipol. Inoltre “da qualche anno mandiamo allerte ai clienti quando le informazioni meteo ci indicano l’arrivo di un evento climatico estremo, così da limitare i danni. Siamo in grado di stimare l’impatto, in modo da essere più efficaci sulla gestione del danno e per accumulare dati ed esperienze per i successivi eventi”.

Tornando alle polizze catastrofali “serve una certa gradualità sull’introduzione dell’obbligo. Magari la grande impresa è pronta, mentre i piccoli esercizi non sono pronti. Far entrare in vigore quest’obbligo consente di iniziare un mercato nuovo, percependo così quanto con poco un imprenditore possa coprirsi da rischi che minerebbero qualora si verificassero la stessa impresa”, ha spiegato Cimbri in conferenza stampa. “Quello che manca tra le imprese è la consapevolezza che con poco, i prezzi caleranno perché la mutualità con cui condividi il rischio abbassa i costi”. E chi chiede incentivi pubblici per le imprese, Cimbri è stato netto: “Dobbiamo smetterla di cercare sempre la logica dell’incentivo pubblico. Penso che l’obbligo di sottoscrivere polizze catastrofali sia una scelta di intelligenza, ovvero quella di prevenire i rischi e di salvaguardare l’impresa stessa… perché poi quando lo Stato paga per danni da eventi estremi, significa che paghiamo noi”.

Anche il governo ha proceduto con la gradualità dell’obbligo di polizze catastrofali. Da quanto si apprende, infatti, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che proroga, per alcune categorie di imprese, l’obbligo di stipulare contratti assicurativi a copertura dei danni direttamente cagionati da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale. Il termine del 1° aprile è differito al 1° ottobre 2025 per le medie imprese, al 1° gennaio 2026 per le piccole e micro imprese, mentre rimane fermo al 1° aprile per le grandi imprese.

Maltempo, Buselli (Cnpr): Polizze anticalamità entro il 31 marzo 2025

Con il decreto legge Milleproroghe, approvato lo scorso 9 dicembre dal Consiglio dei Ministri, vengono introdotte una serie di proroghe e modifiche normative che hanno l’obiettivo di garantire la continuità amministrativa e migliorare l’efficacia dell’azione delle Pubbliche Amministrazioni.
“Il provvedimento proroga al 31 marzo 2025 per la stipula di contratti assicurativi obbligatori da parte delle imprese per coprire i danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali. Questa misura – spiega Gianluca Buselli, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabilimira a consentire una maggiore sensibilizzazione e un’approfondita scelta da parte delle imprese per polizze che coprano terreni, fabbricati, impianti, attrezzature industriali e commerciali”. Tra le novità per il settore del turismo ci sono la proroga al 31 marzo 2025 per l’erogazione di contributi a fondo perduto destinati alle imprese colpite dalla diminuzione delle presenze turistiche causata dalla scarsità di precipitazione nevose e la proroga al 31 dicembre 2025 per completare interventi con doppia agevolazione.
“Il decreto proroga poi al 31 dicembre 2025 la misura che consente la rateizzazione di impianti fotovoltaici nelle strutture turistiche o termali tramite dichiarazione d’inizio lavoro asseverata e riconferma la possibilità per i datori di lavoro privati – prosegue Buselli – di stipulare contratti a termine superiori a 12 mesi, e fino a 24 mesi, senza specifiche previsioni nei contratti collettivi, in presenza di esigenze tecniche, organizzative o produttive definite dalle parti”.