DNA polpi antartici rivela: calotta polare si scioglie più velocemente del previsto
Il Dna dei polpi antartici rivela che la calotta polare potrebbe sciogliersi più velocemente di quanto si pensi. Per studiare i cambiamenti passati della calotta antartica, gli scienziati hanno esaminato i geni di un polpo che vive in queste acque polari, scoprendo che una parte di questo gigantesco ghiacciaio potrebbe sciogliersi più velocemente del previsto. Uno studio pubblicato sulla rivista Science rivela che le attuali popolazioni isolate di polpo di Turquet, che vivono nelle profondità dell’Antartide, si sono accoppiate liberamente 125.000 anni fa, il che implica che la parte occidentale del continente fosse allora libera dai ghiacci. La scoperta suggerisce che questa parte della calotta glaciale, nota come West Antarctic Ice Sheet, potrebbe sciogliersi molto più velocemente del previsto.
La minaccia è che il livello del mare possa aumentare di oltre 3 metri se il mondo non riuscirà a raggiungere l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi di non superare 1,5°C di riscaldamento globale. Un tale innalzamento del livello del mare trasformerebbe notevolmente la geografia mondiale, sommergendo isole e territori costieri. Sally Lau, biologa evoluzionista della James Cook University e autrice principale dello studio, ha dichiarato all’AFP che il polpo di Turquet era un candidato ideale per lo studio della calotta glaciale dell’Antartide occidentale, in particolare per la sua presenza in tutto il continente di ghiaccio, e che di questo invertebrato si conoscono già informazioni di base, come la sua aspettativa di vita e il fatto che esiste da circa quattro milioni di anni.
Lungo circa 15 cm senza tentacoli e con un peso di circa 600 grammi, deposita grandi uova in piccole quantità sul fondale marino. Questo significa che i polpi devono assicurarsi che la loro prole si schiuda, costringendoli a uno stile di vita che impedisce loro di allontanarsi troppo. La loro libertà di movimento è inoltre limitata dalle correnti oceaniche. Sally Lau e il suo team hanno sequenziato il Dna di 96 campioni, di solito raccolti inavvertitamente dai pescatori e poi lasciati negli archivi dei musei. La loro ricerca dimostra che un tempo esistevano passaggi marini che collegavano i mari di Amundsen, Ross e Weddell. La miscela genetica trovata nei campioni indica che la calotta glaciale dell’Antartide occidentale si è sciolta due volte. In primo luogo, a metà del Pliocene, circa 3-3,5 milioni di anni fa, uno scioglimento che gli scienziati erano già certi esistesse. Poi durante un’epoca di riscaldamento, durante l’ultimo periodo interglaciale, da 116.000 a 129.000 anni fa.
“Questo è stato l’ultimo periodo in cui il pianeta è stato più caldo di circa 1,5°C rispetto ai livelli della rivoluzione preindustriale“, spiega Sally Lau. L’attività umana, principalmente la combustione di combustibili fossili, ha finora aumentato le temperature globali di 1,2°C rispetto a quelle della fine del XVIII secolo. Diversi studi precedenti a quello pubblicato giovedì su Science avevano già suggerito che la calotta antartica occidentale si fosse sciolta in passato, ma le loro conclusioni erano tutt’altro che definitive a causa della mancanza di dati geologici o genetici precisi. “Questo studio fornisce la prova empirica che la calotta glaciale dell’Antartide occidentale è collassata quando la temperatura media globale era simile a quella attuale, suggerendo che il punto di svolta per un futuro collasso della calotta glaciale dell’Antartide occidentale è vicino“, scrivono gli autori.
Gli autori di un articolo di accompagnamento alla pubblicazione su Science, Andrea Dutton dell’Università del Wisconsin-Madison e Robert DeConto dell’Università del Massachusetts ad Amherst, negli Stati Uniti, hanno definito lo studio “pionieristico“, aggiungendo che pone domande intriganti sulla possibilità che la storia si ripeta. Tuttavia, essi sottolineano che rimangono aperte diverse domande, tra cui se i precedenti crolli della calotta glaciale siano stati causati solo dall’aumento delle temperature o se altre variabili, come il cambiamento delle correnti oceaniche e le complesse relazioni ghiaccio-terra, siano state fattori di questi scioglimenti. Inoltre, non è chiaro se l’innalzamento del livello del mare avverrà nell’arco di diversi millenni o con balzi più rapidi. Tuttavia, queste incertezze non sono una scusa per l’inazione contro il riscaldamento globale, sostengono Andrea Dutton e Robert DeConto, e “questa nuova prova del Dna del polpo aggiunge un altro elemento a un castello di carte già traballante“.