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Anno decisivo per l’Ue su diritto riparazione: eurodeputati fissano paletti

Quattro cittadini europei su cinque preferirebbero riparare i propri dispositivi piuttosto che acquistarne di nuovi e ritengono che i produttori dovrebbero essere obbligati a rendere più semplice la sostituzione delle singole componenti. Ma, allo stesso tempo, i rifiuti elettronici sono il flusso di rifiuti in più rapida crescita al mondo, e solo nell’Unione Europea lo spreco si attesta tra le 11 e le 13mila di tonnellate. Ogni anno. È per questo motivo che a Bruxelles il diritto alla riparazione sta diventando un’urgenza per le istituzioni comunitarie.

Un impegno che il gabinetto guidato da Ursula von der Leyen ha fissato entro la fine del 2022, per “incoraggiare l’utilizzo di prodotti per un periodo più lungo, rendere la riparazione più semplice e stimolare l’uso dei beni di seconda mano“, come ha precisato la vicepresidente per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová. La proposta è ancora in fase di elaborazione, ma secondo quanto trapela da fonti europee, dovrebbe includere misure per l’affidabilità, la facilità di disassemblaggio, l’aumento del riciclo, oltre a incentivi alla riparazione e l’accesso a pezzi di ricambio critici, in particolare per smartphone e computer portatili, i più soggetti a pratiche di obsolescenza programmata.

A fare da pungolo è il Parlamento Europeo, perché il diritto alla riparazione diventi un tassello fondamentale per la realizzazione degli obiettivi del Green Deal Europeo. La posizione favorevole degli eurodeputati è decennale, con due risoluzioni già adottate sulle misure concrete che possono rendere le riparazioni sistematiche ed efficienti sul piano economico. L’ultimo voto in sessione plenaria è dello scorso 7 aprile, a stragrande maggioranza: con 509 voti a favore, 3 contrari e 13 astensioni, l’Eurocamera ha posto i propri paletti sull’imminente proposta della Commissione. Il punto centrale riguarda la fase di progettazione: i prodotti devono essere realizzati per durare più a lungo e per essere riparati in modo sicuro, anche grazie all’accesso gratuito alle informazioni sulla manutenzione per riparatori e consumatori.

Per quanto riguarda i dispositivi digitali, la richiesta degli eurodeputati è di rendere reversibili gli aggiornamenti software, e che non comportino riduzioni di prestazione. Si tratta del contrasto all’obsolescenza programmata – da considerare come ‘pratica commerciale sleale’ – che dovrebbe tradursi in un divieto a livello Ue. Nella futura legge sul diritto alla riparazione dovrebbero essere garantiti incentivi per scegliere la riparazione rispetto alla sostituzione, regole armonizzate in fase di vendita (punteggio di riparazione, durata stimata, pezzi di ricambio, servizi di riparazione) e un sistema di etichettatura intelligente, come codici QR o passaporti digitali dei prodotti. Da studiare anche un meccanismo di responsabilità congiunta produttore-venditore in caso di vendita di prodotti non conformi.

In attesa della proposta entro fine 2022, il diritto alla riparazione è il faro che ha guidato la Commissione nella proposta di revisione della direttiva sui diritti dei consumatori (che attualmente copre solo un numero limitato di prodotti, come elettrodomestici bianchi e televisori). Nello specifico, secondo la proposta che dovrà essere vagliata da Parlamento e Consiglio, agli utenti finali devono essere garantite le informazioni di durata del prodotto in fase di progettazione e come può essere riparato (sulla confezione o su un sito web), “sempre prima dell’acquisto e in modo chiaro e comprensibile”. Se il produttore offre una garanzia commerciale di durata superiore a due anni, il venditore dovrà informare il consumatore, mentre per i beni energivori questa regola dovrebbe valere anche quando il produttore non l’ha comunicata. Sul piano della riparazione, dovranno essere incluse specifiche “pertinenti“: punteggio di riparabilità, disponibilità di pezzi di ricambio, manuale di riparazione e aggiornamenti del software, nel caso di dispositivi intelligenti e contenuti digitali.