Un mondo senza fumo e più sostenibile? Ci pensa Philip Morris

Un mondo senza fumo? Oggi questo sogno non è più un’utopia. Anzi, passo dopo passo, si procede verso un futuro sempre più ‘smoke-free’. A promuovere questo cambiamento – che forse, però, potremmo definire direttamente con il termine ‘rivoluzione’ – è Philip Morris International, che ha appena presentato in Italia ILUMA, “la nostra più grande innovazione di sempre”, come ha spiegato Stefano Volpetti, presidente smoke-free Products Category & Chief Consumer Officer di PMI.

Quando accendiamo una sigaretta, mettiamo in moto una fabbrica chimica. Eliminare la combustione ci permette di sognare davvero un futuro in cui le sigarette non esistono più”, ha aggiunto Tommaso Di Giovanni, confermando la visione di un mondo smoke-free. Già oggi “i nostri prodotti senza fumo sono commercializzati in 70 Paesi e sono utilizzati da 20 milioni di consumatori, di cui 2,5 milioni solo in Italia. Se ci sarà la collaborazione di tutte le istituzioni, la nostra visione potrà diventare realtà”.

 

ILUMA è il primo dispositivo prodotto dalla multinazionale dotato di una tecnologia a induzione per il riscaldamento – la combustione, infatti, non avviene più – del tabacco dall’interno. Niente più lamina, niente più residuo di tabacco, niente più odore e nessuna necessità di pulizia: la nuova tecnologia di riscaldamento Smartcore Induction System riscalda i Terea smartcore sticks, i nuovi stick di tabacco realizzati ad hoc e prodotti nello stabilimento di Crespellano, a Bologna. Nuovi investimenti – si parla di 600 milioni di euro in tre anni, con un impatto occupazionale stimato diretto, indiretto e indotto di circa 8000 posti di lavoro – che portano nuova linfa economica alla filiera. Che, in tema di sostenibilità a 360°, è già parecchio avanzata.

Per quanto riguarda l’acqua, infatti, “siamo stati la prima fabbrica in Italia certificata Alliance for Water Stewardship (AWS)”, come ha spiegato a GEA Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris International.

Per dare qualche numero, rispetto a quando la fabbrica è stata costruita, nel 2016, “abbiamo risparmiato 200.000 metri cubi di acqua all’anno. Non solo abbiamo fatto un’ottimizzazione del processo produttivo, ma insieme ai comuni di Valsamoggia, Crespellano e Zola Predosa, dove ci siamo instaurati, lavoriamo insieme per migliorare anche l’utilizzo dell’acquedotto”.

Nell’ottica di risparmio dell’acqua si è lavorato tantissimo non solo in ambito industriale, ma anche direttamente nei campi. In Veneto, Umbria e Campania “abbiamo ridotto l’utilizzo dell’acqua del 40%”, e questo dato è particolarmente significativo sapendo che “il tabacco è una pianta che necessita di tantissima acqua”.

In ambito energetico, invece, il tetto dello stabilimento di Crespellanoè già uno dei parchi solari industriali più grandi d’Europa, e pensiamo ulteriormente di sviluppare il solare come fonte alternativa di energia. Tutti i macchinari dei nostri mille coltivatori non vanno a carburante fossile, e usiamo meno fitofarmaci rispetto, per esempio, alla coltivazione delle mele, utilizzando il miele o altre formule che possono intercettare i parassiti sui territori in maniera estremamente naturale”.

Infine, si è molto lavorato anche sulla sostenibilità delle persone. “Siamo la prima azienda in Italia insieme alla Ferrari certificata da PWC ‘equal salary’: la nostra azienda, oggi, non ha gap salariali, e questo ci rende orgogliosi. Speriamo che tante aziende seguano il nostro esempio”.

Infine, c’è anche “l’attività di sicurezza nei campi. Facciamo formazione grazie a uno staff di donne che si spostano con piccoli camioncini e raggiungono i mille coltivatori nelle quattro regioni italiane”. Queste formatrici trattano direttamente con i coltivatori vari temi, dai loro diritti alla sicurezza. “Poi mi permetto di dire che qualunque cosa venga fatta in ambito tecnologico su un territorio e porta un miglioramento per tutti e non solo al consumatore, ecco: anche questa è sostenibilità”.

Tabacco

Giornata senza tabacco, il fumo uccide anche il nostro Pianeta

Non bastano gli 8 milioni di morti ogni anno: il tabacco sta uccidendo anche il nostro Pianeta. Ogni anno l’industria del settore costa al mondo 84 milioni di tonnellate di Co2, una quantità paragonabile a quella di 3 milioni di voli transatlantici e causa il 5% della deforestazione della Terra. Per non parlare dell’inquinamento delle acque, dei terreni agricoli e delle nostre città. L’allarme arriva dall’Organizzazione mondiale della sanità in occasione della Giornata mondiale senza tabacco che si svolge oggi, 31 maggio, e che quest’anno mira proprio a sottolineare le conseguenze ambientali del fumo, dalla coltivazione alla produzione, dalla distribuzione fino ai rifiuti generati dall’industria e dai comportamenti dei fumatori.

L’impronta di carbonio del settore derivante dalla produzione, dalla lavorazione e dal trasporto del tabacco – si legge nel rapporto dell’OmsTobacco: poisoning our planet‘ – equivale a un quinto della Co2 prodotta ogni anno dall’industria delle compagnie aeree commerciali, contribuendo ulteriormente al riscaldamento globale. Il fumo di tabacco contiene tre dei principali gas serra, cioè Co2, metano e ossidi di azoto, oltre ad altri inquinanti atmosferici, e produce un maggiore inquinamento da particolato rispetto, ad esempio, agli scarichi diesel.

Le conseguenze del fumo si fanno sentire ogni anno di più anche sulle foreste, causandone la distruzione. Gli alberi abbattuti per far posto alla coltivazione di tabacco sono circa 600 milioni, un’area pari alla metà di Capo Verde. La ricerca ricorda che la maggior parte del tabacco viene coltivata nei paesi a reddito medio-basso, dove l’acqua e i terreni agricoli sono spesso necessari per produrre cibo, ma vengono utilizzati per coltivare piante di tabacco. Inoltre, la coltivazione intensiva richiede un uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti, che contribuiscono alla degradazione del suolo. Queste sostanze chimiche si riversano negli ambienti acquatici, contaminando laghi, fiumi e acqua potabile. Rispetto ad altre attività agricole come la coltivazione del mais e persino l’allevamento del bestiame – spiega l’Oms – la coltivazione del tabacco ha un impatto molto più distruttivo sugli ecosistemi poiché i terreni coltivati ​​con questo prodotto sono più inclini alla desertificazione.

Una sola sigaretta richiede l’uso di circa 3,7 litri di acqua, necessari per la coltivazione del tabacco, per la produzione, il trasporto e lo smaltimento. Ogni anno 22 miliardi di tonnellate di acqua vengono utilizzate per la produzione mondiale di tabacco: si tratta di una quantità paragonabile a 15 milioni di piscine olimpioniche. Il tabacco richiede fino a otto volte più acqua rispetto, ad esempio, a pomodori o patate. Per produrne un chilo si utilizzano 678 litri di acqua, cioè la quantità necessaria a soddisfare i bisogni annuali di una persona. Dal rapporto dell’Oms, inoltre, emerge come un solo mozzicone di sigaretta sia capace di inquinare fino a 100 litri di acqua.

Giornata senza tabacco, il fumo distrugge anche il Pianeta

I prodotti del tabacco – afferma Ruediger Krech, direttore della promozione della salute presso l’Organizzazione mondiale della sanità – sono tra quelli che generano più rifiuti sul pianeta: contengono oltre 7.000 sostanze chimiche tossiche che si riversano nel nostro ambiente quando vengono scartate. Tra queste almeno 70 sono cancerogene. Ogni anno circa 4,5 trilioni di filtri per sigarette inquinano i nostri oceani, fiumi, marciapiedi, parchi, suolo e spiagge“. E proprio i filtri, compresi quelli per le sigarette elettroniche contengono microplastiche e costituiscono la seconda forma più alta di inquinamento da plastica al mondo. Ogni anno vengono prodotte 680.388 tonnellate di rifiuti causate da mozziconi di sigaretta, 907.184 tonnellate dalla produzione di tabacco e circa 25 milioni di tonnellate dall’intero comparto. Secondo l’indagine Beach Litter di Legambiente, circa il 9% di tutti i rifiuti che inquinano le spiagge italiane è rappresentato proprio dai mozziconi di sigaretta.