Cresce innovazione aziende ma solo 20% imprese ha ricevuto sostegni pubblici

Nel triennio 2020-2022, più di un’azienda su due ha investito in attività di innovazione, con un’incidenza pari al 58,6% delle imprese industriali e dei servizi con almeno 10 addetti, come fa sapere l’Istat. Un dato che conferma la crescente propensione delle imprese italiane, anche quelle di dimensioni più contenute, a intraprendere percorsi innovativi. Tra le piccole aziende con 10-49 addetti, il 55,8% ha infatti svolto attività di innovazione, segno che anche le realtà minori non sono escluse da questa tendenza.

Il settore industriale, in particolare, si conferma il più orientato all’innovazione, con il 65,1% delle imprese impegnate in attività di aggiornamento tecnologico e sviluppo. A seguire, i servizi (56,1%) e le costruzioni (46,7%), con un quadro che riflette una crescente attenzione all’innovazione anche in ambiti tradizionalmente meno tecnologizzati. Nel triennio analizzato, poi, il 32,8% delle imprese ha introdotto almeno un nuovo prodotto. A livello dimensionale poi, cresce l’impegno in questo campo nelle imprese più grandi: il 57% ha investito in nuovi prodotti, a fronte del 30,9% delle piccole. L’industria, in particolare, si distingue per l’adozione di innovazioni nel prodotto, con settori come l’elettronica, l’industria chimica, farmaceutica, la fabbricazione di autoveicoli e macchinari che vedono una percentuale di imprese innovatrici di oltre il 50%.

Se da un lato cresce l’investimento in innovazione, dall’altro, però, emergono delle criticità legate alla carenza di risorse, sottolinea l’istituto di statistica. Circa il 25,9% delle imprese ha dichiarato di non aver intrapreso ulteriori attività innovative a causa di limitazioni finanziarie o di personale. In termini di finanziamenti pubblici, solo il 20% delle aziende innovative ha ricevuto sostegni, con una prevalenza in quella di dimensione maggiore. L’industria in senso stretto risulta essere il settore che più di altri beneficia di risorse pubbliche per l’innovazione, con un 24% delle aziende che dichiarano di aver ricevuto contributi. Tra i settori più supportati ci sono quelli ad alta intensità tecnologica come la ricerca e sviluppo, l’informatica e la pubblicità.

Un altro aspetto analizzato dall’Istat riguarda infine la sostenibilità: nel periodo 2020-20222, il 40,1% delle imprese che hanno innovato ha perseguito anche obiettivi ambientali. In particolare, il 36,1% ha ottenuto benefici ambientali positivi in fase di produzione, mentre il 28,5% ha portato a benefici in fase di consumo e utilizzo dei prodotti. Gli interventi più diffusi riguardano la riduzione del consumo di energia e delle emissioni di Co2, con un’attenzione crescente alla sostenibilità, soprattutto nelle grandi imprese, che si confermano le più attive in questo campo.

Fondo per il sostegno alla transizione industriale, al via le domande

Al via le domande per richiedere i contributi a fondo perduto del Fondo per il sostegno alla transizione industriale.

Il Fondo, si rivolge alle imprese che investono nella tutela ambientale ed ha l’obiettivo di favorire l’adeguamento del sistema produttivo italiano alle politiche UE sulla lotta ai cambiamenti climatici.

La dotazione iniziale è di 300 milioni di euro, destinata esclusivamente agli investimenti, di grande entità, volti a migliorare l’efficienza energetica e la tutela ambientale della produzione.

“I programmi d’investimento devono essere volti al perseguimento, in via esclusiva – spiega Fedele Santomauro, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – di un miglioramento in termini di tutela ambientale dei processi aziendali. Non sono ammessi interventi che determinano un aumento della capacità produttiva, fatti salvi gli aumenti derivanti da esigenze tecniche, qualora non superiori al 2% rispetto alla situazione precedente all’intervento”.

Le imprese possono presentare la domanda esclusivamente online sul sito di Invitalia.