Psicologo Juve: “Sfide sportive migliorano benessere fisico e mentale”
Quello formato da sport e benessere è un binomio imprescindibile per chi intende adottare uno stile di vita sano ed equilibrato: tanto dal punto di vista fisico quanto da quello psicologico. Da anni, infatti, la scienza ha dimostrato che una pratica sportiva regolare fornisce strumenti preziosi per la crescita mentale e fisica dell’individuo. Allo stesso tempo, è ormai assodato che sia gli sportivi professionisti che gli amatori performano molto meglio in presenza di un buon equilibrio psico-fisico. Alla luce di questo stretto legame, non stupisce il fatto che sempre più società sportive scelgano di integrare all’interno del proprio staff delle figure in grado di curare anche il benessere mentale degli atleti. GEA ne ha parlato con il professor Giuseppe Vercelli, psicologo e psicoterapeuta che ricopre proprio il ruolo di responsabile dell’area psicologica alla Juventus e all’interno delle federazioni FISI, FICK E FIPAV. Docente di psicologia dello sport all’Università degli studi di Torino, ha partecipato a quattro Giochi Olimpici in qualità di psicologo ufficiale del CONI.
Professore, a livello psicologico quali sono i principali benefici che riscontra chi inizia a praticare uno sport?
“La psicologia ci insegna che la migliore ricetta per essere felici non sta nel numero di cose che possediamo, ma piuttosto nell’avere una sfida in atto che sentiamo di poter padroneggiare. È la sfida che ci ha fatto evolvere e che ci permette di coltivare quotidianamente le nostre capacità. Proprio in quest’ottica, fare sport diventa uno degli ingredienti fondamentali per coltivare tale bisogno. Tutto questo è anche possibile perché la pratica sportiva induce il nostro cervello a produrre alcune sostanze, chiamate neurotrasmettitori. Ad esempio, durante l’attività fisica viene rilasciata dopamina, che diminuisce il senso di fatica e dolore, mentre aumenta il livello di attenzione e concentrazione. Al termine dell’attività, invece, il nostro organismo libera endorfine le quali, regalando sensazioni di piacere e felicità, aiutano a sopportare meglio lo stress e la fatica sostenuta. Alcuni benefici, come l’attenzione e la motivazione, sono trasversali ad altri contesti della vita quotidiana. Anche dinamiche come il rispetto delle regole, o strategie come la definizione degli obiettivi possono essere sperimentate e potenziate tramite l’attività sportiva”.
Fare sport fin da piccoli è fondamentale per perfezionare questo genere di abilità. Quali sono le skills apprese ‘in campo’ di cui i giovanissimi hanno più bisogno?
“Il mondo dello sport riesce a replicare in poche ore o in pochi minuti (in alcuni casi, secondi) tante dinamiche che la vita ci presenta nel corso di mesi o anni. È un vero e proprio laboratorio. Ad esempio, in una società che si muove a velocità sempre maggiori, un grande insegnamento che i giovani possono trarre dallo sport riguarda la capacità di reazione all’imprevisto. A questo si collega lo sviluppo di capacità come la risoluzione dei problemi e la presa di decisione. Infine, un tema centrale è quello dell’errore. Per poter praticare con soddisfazione uno sport, è necessario che i giovani sviluppino un rapporto positivo con l’errore, che imparino a vederlo come un alleato utile per migliorarsi costantemente”.
Troppo spesso i ragazzi tendono ad abbandonare lo sport prima ancora di finire la scuola dell’obbligo. Dove è più urgente intervenire per prevenire questo fenomeno?
“Le cause dell’abbandono sportivo in giovane età sono diverse e spesso molto complesse. Per prevenire questo tipo di fenomeno diventa fondamentale fare informazione, tra i ragazzi e chi si prende cura di loro, riguardo i risvolti positivi e i benefici derivanti dallo svolgimento di un’attività sportiva. Successivamente è cruciale formare e seguire gli staff tecnici durante tutto il percorso di maturazione dei giovani atleti. I ragazzi devono percepire quotidianamente una sensazione di benessere, che può essere legata semplicemente al piacere di svolgere quell’attività, o alla percezione di continui miglioramenti. Non bisogna dimenticare di supportarli, anche tramite le figure di riferimento per loro più importanti, nello stabilire un ordine di priorità tra i compiti crescenti che la loro maturità inevitabilmente sottopone. Infine, un concetto centrale è quello del divertimento: solo riuscendo a provare quotidianamente gioia e soddisfazione riusciranno a continuare la pratica sportiva anche in seguito a imprevisti, impegni crescenti e momenti di sconforto”.
La cultura dello sport è sempre più diffusa a ogni età. Quali benefici psicologici comporta la pratica anche da adulti o da anziani?
“Una volta si pensava che l’apprendimento si verificasse solo da piccoli. In realtà il nostro cervello e il nostro corpo imparano per tutta la vita. In quest’ottica, quindi, iniziare a conoscere un nuovo sport anche in una fase più adulta, diventa una buona palestra per cambiare se stessi. Da adulti o anziani, alimentare – con i necessari aggiustamenti – questo circolo virtuoso di cambiamento, diventa il presupposto principale per mantenere attiva la nostra intelligenza agonistica. Inoltre, essere impegnati in uno sport, anche in età avanzata, permette di esperire stati dell’umore generalmente migliori, evitando situazioni di ansia e depressione. Ne beneficiano attenzione e concentrazione e il soggetto mantiene un buon rapporto coi propri punti di forza. Infine la pratica permette di contrastare un eventuale isolamento derivante dall’invecchiamento, offrendo l’opportunità di rimanere socialmente coinvolti in relazioni significative e stimolanti”.
La psicologia ha individuato specifici legami tra le discipline praticate e il tipo di benessere psicologico che ne deriva? È possibile consigliare uno sport in base ai vantaggi psicologici a esso legati?
“Ogni ambiente, sportivo e non, è unico nel suo genere. Sicuramente alcune dinamiche sono facilitate in alcuni contesti come, ad esempio, il diverso grado di pressione e responsabilità che si può percepire negli sport individuali rispetto a quelli di squadra. La questione importante da tenere a mente riguarda la scelta dell’ambiente più adeguato per noi stessi. Soprattutto in età giovanile, spesso è il genitore a selezionare l’ambiente più idoneo per il proprio figlio. Col tempo, tuttavia, potrebbe non rivelarsi quello che i ragazzi sentono più adatto a loro. La cosa più importante che un bambino può fare è capire se il contesto in cui viene immerso è amico o nemico, scegliendo di conseguenza se cambiare ambito o, al contrario, perseverare”.
Il benessere psicologico è anche un requisito di base per performare al meglio nello sport. In che misura la cura di questo aspetto è cresciuta negli ultimi anni?
“Sicuramente negli ultimi anni, non solo nello sport professionistico ma anche in contesti organizzativi, viene rivolta sempre più attenzione agli aspetti mentali alla base della prestazione di eccellenza. Basti pensare, ad esempio, all’evoluzione e all’investimento che la Juventus ha fatto rispetto all’area psicologica, accrescendo il numero di risorse e integrando questo aspetto nella gestione quotidiana dei settori giovanili e della prima squadra. Alcuni dei principali autori di questa diffusione sono gli stessi atleti, che fanno da testimoni dei benefici che riescono a ottenere da questa tipologia di lavoro. In un contesto così orientato alla prestazione, la psicologia dello sport si propone come strumento decisivo per aiutare l’atleta a porsi nelle condizioni ideali per poter esprimere in gara il massimo delle proprie qualità. I margini di miglioramento, tuttavia, sono ancora molto ampi. Spesso, ad esempio, la figura dello psicologo viene percepita come molto specialistica, tecnica, talvolta astratta. In quest’ottica, risulta quindi determinante una formazione specifica su questi temi e un allenamento costante in contesti molto diversi tra loro, che permetta ai diversi professionisti di far percepire il proprio valore reale e di contribuire allo sviluppo e alla crescita di questo settore”.