Da inizio anno 51,2% produzione elettricità da rinnovabili, ma record import energia

Dall’inizio dell’anno il 51,2% della produzione elettrica italiana è da fonti rinnovabili, ma l’import di energia elettrica è a livelli record. Secondo i dati forniti da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, il fabbisogno di elettricità in Italia a ottobre è stato di 25,5 miliardi di kWh, con un aumento marginale dello 0,6% destagionalizzato nei confronti dello stesso mese di un anno fa e differenze territoriali significative: mentre al nord la domanda è aumentata dell’1%, al sud e nelle isole si è registrato un calo del 1,4%. La domanda nel centro Italia è rimasta pressoché invariata (-0,2%).

Guardando ai primi dieci mesi del 2024, il fabbisogno di energia elettrica ha visto una crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, con una correzione destinata ad eliminare l’effetto delle fluttuazioni stagionali e del calendario che porta il dato rettificato al +1,4%.

Per quanto riguarda i consumi industriali, lo scorso mese il cosiddetto indice IMCEI (indice mensile dei consumi elettrici industriali), che monitora i consumi delle imprese ‘energivore’, ha registrato una contrazione del 2,3% rispetto a ottobre 2023. Nonostante il dato negativo, alcuni settori hanno segnato performance positive, tra cui la cartaria, i metalli non ferrosi, la siderurgia e l’alimentare. In flessione invece i settori della chimica, dei mezzi di trasporto, del cemento e delle ceramiche.
Sul fronte dei servizi, l’indice Imser, che analizza i consumi di energia nei vari comparti del settore terziario, ha invece mostrato una crescita del 7,6% a partire dai dati di agosto 2024 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo incremento si è manifestato in quasi tutti i comparti, a eccezione di quelli dell’informazione, della comunicazione e dei trasporti, che hanno registrato flessioni.

Nel solo ottobre l’energia elettrica consumata in Italia è stata coperta per l’83,7% dalla produzione nazionale, con la restante parte (16,3%) soddisfatta tramite importazioni dall’estero. Il saldo estero è stato inferiore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, segnando una riduzione del 12,8%. Tuttavia, se si considerano i dati progressivi da gennaio a ottobre, l’import netto è aumentato dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Record storico con 42,851 miliardi di Kwh.

Per quanto riguarda la produzione, quella nazionale netta ha raggiunto i 21,5 miliardi di kWh. Le fonti rinnovabili hanno contribuito con il 41,2% della domanda elettrica, in netto aumento rispetto al 35,3% di ottobre 2023. Nei primi dieci mesi dell’anno, le rinnovabili hanno coperto il 42,8% del fabbisogno nazionale, contro il 37% dello stesso periodo del 2023. La fonte termica ha visto una diminuzione del 6%, con una marcata riduzione della produzione da carbone (-30,1%). In crescita, invece, le fonti idrica (+55,9%) e fotovoltaica (+1,4%). Il fotovoltaico ha beneficiato di un incremento della capacità in esercizio, che ha più che compensato il calo dell’irraggiamento solare. Nonostante una diminuzione nella produzione eolica (-26,5%), principalmente a causa di scarse condizioni di vento, e della geotermica (-4,8%), le fonti rinnovabili hanno continuato a giocare un ruolo sempre più rilevante nel mix energetico nazionale.

La capacità installata da fonti rinnovabili ha registrato un aumento significativo di 6.042 MW nei primi dieci mesi del 2024, di cui ben 5.482 MW derivanti dal fotovoltaico. Questo incremento supera del 33% quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente e ha già superato il dato complessivo dell’intero 2023, che era stato pari a circa 5.800 MW. Alla fine dello scorso mese l’Italia contava una potenza installata da fonti rinnovabili di 75,2 GW, con il fotovoltaico che ha raggiunto i 35,8 GW e l’eolico i 12,9 GW.

Piano Mattei, Gozzi: Baricentro Ue si sposta a Sud, Italia diventa strategica

“Il baricentro europeo si è spostato verso Sud e in questo contesto il Mediterraneo e il ruolo dell’Italia diventa sempre più strategico. Tra l’altro noi abbiamo una capacità di dialogo, di empatia, di collaborazione con i Paesi del Nord Africa che altri Paesi occidentali non hanno e quindi noi dobbiamo essere nei confronti di questi Paesi un intelligente ambasciatore di valori dell’Occidente, di libertà, di democrazia e di libera impresa e contemporaneamente di cooperazione internazionale. Il piano Mattei nasce da questa intuizione, nasce dall’intuizione che c’è per l’Italia un’occasione straordinaria che viene proprio dalla collaborazione con questi Paesi. Duferco sta lavorando in Tunisia, in Algeria, in Libia e Marocco in ognuno di questi paesi cerchiamo di mettere le basi per future iniziative”. Lo ha detto a Gea il presidente di Duferco, Antonio Gozzi, che ha partecipato all’evento organizzato da Fondazione Articolo 49 ‘Nuove energie tra Europa e Africa’, nella residenza dell’ambasciatore del Marocco in Italia, a Roma.

“Il tema delle energie rinnovabili, tra l’altro, è uno dei temi centrali. Questi Paesi – aggiunge -, che ci chiedono tecnologia e supporto per i loro programmi di rinnovabili, sono anche disponibili a fare accordi di cooperazione come quello che stiamo facendo con la Tunisia sul cavo Elmed, che consentirà un contatto, uno scambio di energia elettrica con quel Paese. Gli industriali italiani, in particolare quelli energivori, sono disponibili ad andare a investire in energie rinnovabili, eolico, fotovoltaico in Tunisia, lasciando una parte dell’energia prodotta ai tunisini, Piano Mattei, e riportando in Italia come energia verde una parte dell’energia prodotta passando dal cavo che dovrebbe essere in costruzione, tra poco. Terna sta facendo le gare per i cavi, si parla di un realizzazione che dovrebbe essere pronta prima dell’inizio del 2028 e questo è una prospettiva molto concreta, molto importante, uno dei primi grandi progetti del Piano Mattei”.

Consumi di energia in aumento del 4,3% a luglio. Volano le rinnovabili, crolla il carbone

In soli dodici mesi i consumi di energia elettrica sono saliti a 31,3 miliardi di kilowattora, in termini percentuali il 4,5 in più. I dati raccolti a luglio da Terna, la società che gestisce la rete nazionale di trasmissione, evidenziano una variazione significativa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: il “più alto in termini di consumi dal 2015”, mette in luce l’azienda guidata da Giuseppina Di Foggia. Sottolineando anche altri fattori: innanzitutto il pieno recupero dal dato negativo di luglio 2023 (-3,4%), raggiunto contando due giorni lavorativi in più, 23 anziché 21, con il caldo a farla ovviamente da padrone sebbene con temperature medie mensili “sostanzialmente in linea“, eccezion fatta per l’ultima settimana del mese “durante la quale hanno superato di tre gradi centigradi quella dello stesso periodo dello scorso anno“. Terna, comunque, chiarisce che “le elevate temperature raggiunte non hanno intaccato i margini di adeguatezza, che rimangono positivi“.

Il trend di luglio rispecchia l’andamento dei primi sette mesi di quest’anno, durante i quali è stato registrata una crescita del fabbisogno nazionale dell’1,7%, così come sono aumentati del 3,5 percento (su base annua) i consumi delle imprese ‘energivore’, secondo l’Indice mensile dei consumi elettrici industriali (Imcei). Di positivo c’è che oltre l’86% della domanda di energia del Paese è stata soddisfatta grazie alla produzione nazionale, riducendo così al 13,6 il saldo dello scambio con l’estero.

L’analisi di Terna, poi, conferma l’ascesa delle rinnovabili. Da gennaio la capacità installata è ulteriormente migliorata di 4.282 MW (3.853 MW solo di fotovoltaico), ovvero il 39% in più in un anno. Inoltre, a luglio le fonti alternative hanno coperto il 44,2% della domanda di energia su un totale di 27 miliardi kilowattora prodotti a livello nazionale. Una percentuale di circa quattro punti superiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A godere di ottima salute sono soprattutto idrico (+38,7%), fotovoltaico (+22,4%) e geotermia (+0,7%), sebbene con dettagli che vanno assolutamente presi in considerazione nella riflessione generale. Perché, ad esempio, la siccità produce danni significativi nel Sud del Paese, con la Sicilia che registra valori minimi storici di idraulicità mentre al Nord volano. Per quanto riguarda la produzione fotovoltaica, l’incremento di 867 Gigawattora “è dovuto al contributo positivo dell’aumento di capacità in esercizio (+877 GWh) che ha compensato il minor irraggiamento (-10 GWh)“. Nel quadro, però, ci sono anche aspetti negativi, come il calo di eolico (-11,6%) e termico (-6,5%).

Buone notizie arrivano anche sul fronte della riduzione dell’utilizzo di fonti fossili, perché a luglio la quota di produzione a carbone crolla addirittura del 74,8 percento rispetto allo stesso periodo del 2023. Segnali che indicano come il sentiero sia ancora lungo da percorrere, ma almeno la strada imboccata dal nostro Paese è quella giusta.

Terna, ecco portale ‘Terra’: informazioni e stime in tempo reale per efficienza rete

Una base sostanziale per la programmazione territoriale efficiente e sostenibile”. Sono le parole che usa l’ad e direttrice generale di Terna, Giuseppina Di Foggia, presentando ufficialmente ‘Terra‘, il portale digitale (introdotto dall’ultimo decreto Energia), che sarà online dal prossimo 7 giugno con lo scopo di fornisce “informazioni trasparenti e accessibili sullo stato attuale e futuro degli impianti di rete e di accumulo, sulle richieste di connessione e sui vincoli ambientali, paesaggistici e culturali che ricadono sul territorio nazionale”, spiega la manager.

Acronimo di ‘Territorio, Reti, Rinnovabili e Accumuli’, il portale ha il suo cuore pulsante e operativo nel rinnovato Centro nazionale di controllo di Terna di via Palmiano, dove sono monitorati in tempo reale i flussi di energia che transitano nella rete di trasmissione nazionale e nelle interconnessioni con l’estero. Questo lavoro rientra nel percorso di transizione energetica, guidata dagli obiettivi di decarbonizzazione tracciati dal Piano nazionale integrato energia e clima, che prevedono oltre 70 GW di nuove rinnovabili. “Aggiungiamo un tassello tecnologico per la programmazione efficiente delle infrastrutture della rete elettrica, coordinate con lo sviluppo di impianti da fonti rinnovabili e sistemi di accumulo di energia”, commenta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, presente alla presentazione del portale. “Sarà una marcia in più per sostenere la corsa a un Paese sempre più decarbonizzato e interconnesso, sia al suo interno che con l’estero”.

Al momento della sua attivazione online, nella piattaforma saranno disponibili le informazioni sullo stato delle richieste di connessione, che ammontano a circa 6.600 tra impianti rinnovabili, sistemi di accumulo e utenti di consumo con soluzione di connessione accettata dai proponenti, e sulla localizzazione geografica di circa 40mila impianti in esercizio. La tecnologia prevede anche mappe multilayer navigabili per osservare gli interventi di sviluppo necessari, quelli pianificati e le linee elettriche esistenti, l’anagrafica degli impianti già in esercizio e lo stato di avanzamento per le nuove iniziative di connessione.

I colleghi lavorano 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 per garantire un equilibrio continuo e costante tra la domanda di chi usa non l’energia, quindi i consumatori, le persone, ma anche alle imprese”, continua Di Foggia. Che, per far comprendere la complessità delle operazioni gestite dal Centro nazionale di controllo, spiega: “In questo sito si gestiscono flussi che corrono lungo una rete di linee elettriche ad alta e altissima tensione di 75mila km, 900 centrali, 2.500 cabine primarie, 30 interconnessioni con l’estero. Parliamo – prosegue l’ad – di oltre 50 milioni di offerte di acquisto e vendita di energia”. Il punto di partenza è l’anno 2000, quando Terna gestiva all’incirca 800 centrali di rinnovabili, mentre oggi “sono circa 1,6 milioni” e dunque “ci sono oltre 275mila controlli automatici al minuto che occorrono”, dice ancora Di Foggia.

A Terra, ma soprattutto alle sue informazioni, avranno accesso il Mase, Arera, il ministero della Cultura, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, ma anche gli sviluppatori di impianti di produzione, accumulo e consumo. “Lo scopo del portale è favorire una ottimizzazione della programmazione, della localizzazione di tutte le infrastrutture del sistema energetico, mettendo a disposizione degli stakeholders, delle autorità e degli enti coinvolti, tutte le informazioni che noi in Terna abbiamo, sia quelle presenti che quelle in proiezione”, continua Di Foggia. Sottolineando che le informazioni sono elaborate “pensando a un futuro short term e long term” e riguardano “gli impianti di reti, ma anche quelli di accumulo e naturalmente le richieste di connessioni” oltre ai dati “che riguardano il nostro territorio, quindi vincoli idrogeologici e ambientali”. Con un unico, grande target: “Favorire e velocizzare tutte le attività di programmazione, soprattutto per la localizzazione delle infrastrutture”.

Via libera dal Mase a Elmed: elettrodotto tra Italia e Tunisia realizzato da Terna e Steg

Via libera dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con decreto del 10 maggio, a Elmed, l’interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia che sarà realizzata da Terna e STEG, il gestore della rete tunisina. L’elettrodotto, per il quale è previsto un investimento complessivo di circa 850 milioni di euro, avrà una lunghezza complessiva di circa 220 km, di cui la maggior parte in cavo sottomarino. Il collegamento in corrente continua da 600 MW raggiungerà una profondità massima di circa 800 metri lungo il Canale di Sicilia.

“L’autorizzazione della nuova interconnessione tra Italia e Tunisia – ha dichiarato il ministro Gilberto Pichetto Fratin – oltre ad essere un importante traguardo all’interno degli obiettivi sfidanti di transizione energetica fissati nel Pniec, consentirà al Paese, in virtù della sua posizione geografica strategica, di rafforzare il ruolo di ‘hub’ elettrico in Europa e nell’area mediterranea, diventando protagonista a livello internazionale”.

“Reti interconnesse e tecnologicamente avanzate sono alla base di un sistema elettrico sicuro e sostenibile. Elmed è uno dei progetti più significativi del Piano Industriale 2024-2028 di Terna, e l’autorizzazione ottenuta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è un importante passo avanti verso la sua realizzazione. Una volta in esercizio, l’opera darà un rilevante contributo al percorso di decarbonizzazione del sistema. In tal senso, le interconnessioni rappresentano uno strumento necessario per incrementare il livello di indipendenza energetica del nostro Paese e per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. L’Africa oggi rappresenta una terra di opportunità: investimenti, infrastrutture e trasferimento di competenze sono i fattori chiave per collaborazioni solide e durature”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e Direttore Generale di Terna.

“L’autorizzazione definitiva al nuovo elettrodotto che collegherà Italia e Tunisia è un grande risultato nel processo di transizione energetica che vede il nostro Paese in prima linea. Un traguardo per il quale la Sicilia ha rivestito un ruolo da protagonista e che rappresenta una grande opportunità strategica per le nuove sfide che vedono sempre più legate Europa e Africa. Grazie alla sua collocazione geografica e alle sue caratteristiche ambientali, l’Isola infatti è candidata a diventare un importante hub energetico nazionale, con notevoli ricadute in termini di sviluppo economico”, ha commentato il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani.

Per quanto riguarda il lato italiano dell’opera autorizzato dal Mase, il cavo terrestre si svilupperà per 18 km dall’approdo di Castelvetrano (TP), fino alla stazione di conversione che verrà realizzata a Partanna (TP), in prossimità dell’esistente stazione elettrica. In Tunisia, la stazione elettrica sarà realizzata a Mlaabi, nella penisola di Capo Bon.

L’interconnessione autorizzata è uno dei progetti del Piano Mattei. Il ponte elettrico Italia–Tunisia è un’opera strategica per il sistema elettrico italiano nell’ambito degli obiettivi di transizione energetica fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), in quanto mira a migliorare l’integrazione dei mercati dell’Unione Europea e dei Paesi Nord Africani. Elmed garantisce, inoltre, un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili e il miglioramento della sicurezza dell’approvvigionamento energetico.

Dell’investimento complessivo per l’opera, 307 milioni sono stati stanziati dalla Commissione europea tramite il programma di finanziamento Connecting Europe Facility (“CEF”), destinato allo sviluppo di progetti chiave che mirano al potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie. È la prima volta che l’Unione Europea finanzia un progetto in cui uno dei paesi coinvolti non fa parte dell’Unione.

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Le ‘donne della transizione’ rompono il soffitto di cristallo

La parità di genere, quella vera, è ancora lontana. Ma negli ultimi anni la società civile ha fatto comunque dei passi avanti notevoli, così come la politica e il mondo dell’impresa. Dalle istituzioni alle grandi aziende, oggigiorno ci sono molte più donne ai posti di vertice rispetto a un passato anche recente, ma il percorso è lungo. E chissà se il processo che dovrà portare al compimento delle transizioni, ecologica, energetica e digitale, possa dare quella spinta che serve per frantumare definitivamente il soffitto di cristallo. Non solo perché Greta Thunberg è diventata ormai un simbolo mondiale dell’attivismo per il clima e la decarbonizzazione.

La riflessione emerge se, con santa pazienza, si prova a scorrere negli elenchi di Camera, Senato, Palazzo Chigi, management delle imprese chi sono attualmente i vertici. L’esempio più concreto è sicuramente quello del governo, dove Giorgia Meloni è entrata a far parte della storia del Paese come prima donna presidente del Consiglio. Nelle sue mani passano tutti i dossier più importanti, compresi quelli del Green Deal ovviamente. Oltre alla premier, tra le ‘donne della transizione‘ c’è di sicuro Vannia Gava, che per la seconda volta ricopre il ruolo di vice ministro dell’Ambiente, dicastero al quale da questa legislatura viene affiancata anche la delega alla Sicurezza energetica.

In Parlamento, invece, Chiara Braga, capogruppo del Partito democratico alla Camera, e Luana Zanella, presidente dei deputati di Avs, portano avanti la bandiera dell’ambientalismo nelle istituzioni. Tra i banchi di Montecitorio siede anche Elly Schlein, prima segretaria del Pd, sempre in prima linea sulle battaglie per il clima.

In Europa, poi, entra di fatto e di diritto nel pantheon la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Non foss’altro perché, anche nel suo caso, la responsabilità dei temi passa comunque tutta dalle sue mani. Nella squadra di Bruxelles, poi, ci sono la vicepresidente esecutiva, Margrethe Vestager, che si occupa di Digitale, Kadri Simson, che ha il compito di gestire la delega all’Energia, e Iliana Ivanova, commissaria a Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù.

Nel mondo economico e finanziario è Christine Lagarde, attuale presidente della Banca centrale europea ed ex direttrice del Fondo monetario internazionale, il volto più conosciuto sul palcoscenico mondiale. Mentre sta iniziando a ritagliarsi il suo spazio anche Nadia Calvino, nominata lo scorso 1 gennaio presidente della Banca europea per gli investimenti: prima donna a ricoprire questo ruolo dalla fondazione della Bei, nel 1958.

Tornando in Italia, la situazione inizia a cambiare anche nei board delle principali società partecipate. Sebbene la strada sia ancora faticosamente lunga, visto che la prima e unica donna (della storia) a capo di una delle più grandi aziende italiane è l’amministratrice delegata e direttrice generale di Terna, Giuseppina Di Foggia, nominata il 9 maggio di un anno fa. Nel gruppo Eni, invece, Rita Marino è presidente di Plenitude, mentre tra i manager figurano Chiara Ficeti per l’Energy Management, Giorgia Molajoni per Digital, Information Technology & Communication, Giovanna Bianchi Health, Safety, Environment and Quality e Simona Napoli Internal Audit.

Rimanendo nel campo energetico, Francesca Gostinelli è Head of Enel X Global Retail, Silvia Fiori direttrice della funzione Audit di Enel, Elisabetta Colacchia è Head of People and Organization, Margherita Mezzacapo, Marina Lombardi e Donata Susca rispettivamente responsabili di Audit, Innovazione e Health, Safety, Environment and Quality di Enel Green Power & Thermal Generation, la business line di Enel che si occupa della generazione di energia elettrica.

Spostando l’obiettivo verso la parte più economica, Silvia Maria Rovere è presidentessa di Poste Italiane dal maggio 2023, Alessandra Ricci è amministratrice delegata e direttrice generale di Sace, che molto spesso investe in progetti relativi alla transizione ecologica e la sostenibilità. Altro nome di rilievo è quello di Silvia Massaro, presidentessa di Sace Srv, la società specializzata nel recupero dei crediti e gestione del patrimonio informativo. Regina Corradini D’Arienzo, inoltre, è ad e dg di Simest e Alessandra Bruni presidentessa di Enav.

Spostando l’attenzione sul mondo associazionistico, le donne con ruoli apicali diventano ancora di meno. Perché tra le grandi sigle ricoprono incarichi di vertice Annamaria Barrile, direttrice generale di Confagricoltura, Maria Letizia Gardoni, presidentessa di Coldiretti Bio, Maria Grazia Mammuccini, presidentessa di FederBio, Barbara Nappini e Serena Milano, rispettivamente presidentessa e direttrice generale Slow Food Italia, e Nicoletta Maffini, presidentessa di AssoBio. Infine, c’è molto da rivedere nel mondo sindacale, se solo Daniela Piras ha un incarico di vertice come segretaria generale della Uiltec.

Eolico

Rinnovabili, sull’eolico offshore galleggiante l’Italia può essere il terzo mercato al mondo

Le potenzialità sono enormi. Lo confermano anche i numeri del Global Wind Energy Council, riportate nello studio della Floating Offshore Wind Community, il progetto creato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con i Partner Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia. Secondo le stime il nostro Paese si posiziona “come il terzo mercato mondiale per lo sviluppo di eolico offshore galleggiante“, con margini che indicano “un potenziale di 207,3 GW in Italia per l’eolico offshore galleggiante, rappresentando più del 60% del potenziale di energia rinnovabile complessiva, con Sardegna, Sicilia e Puglia tra le aree di maggiore potenzialità“. Dati elaborati con il Politecnico di Torino.

Ci troviamo in un momento storico decisivo per la decarbonizzazione del Paese e il raggiungimento dei target di energia pulita al 2030 e al 2050. Per cogliere questa sfida, l’Italia deve fare leva sull’eolico offshore galleggiante“, dice Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House-Ambrosetti. La Community prevede al 2050 che la produzione di energia elettrica in Italia crescerà a oltre il doppio rispetto a quella attuale (600-700 TWh vs. 276 nel 2022), con le rinnovabili che contribuiranno tra il 95% e il 100% alla generazione elettrica totale. In questo quadro, l’eolico sarà fondamentale, con una capacità fino al 23% dell’elettricità totale generata (dal 7% del 2022), di cui fino al 10% proveniente dall’offshore rendendo necessaria l’installazione di almeno 20GW di eolico galleggiante entro il 2050. “E’ un’opportunità senza precedenti per il sistema Italia, con la prospettiva di generare un’occupazione significativa, stimata in fino a 27 mila posti di lavoro entro il 2050“, commenta l’amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, Pierroberto Folgiero.

Prima, però, vanno abbattuti dei tabù. Anzi, vanno cancellate almeno dieci convinzioni errate sul tema, secondo il gruppo. Innanzitutto quella che riguarda “la mancata adattabilità dell’eolico offshore galleggiante al contesto del Mare Mediterraneo“, che “è stata smentita dagli studi della Community, da cui emerge che questa tecnologia è la soluzione più idonea per aumentare la capacità delle energie rinnovabili, garantendo un impatto ambientale medio fino al 67% inferiore rispetto a quello dell’energia elettrica attualmente prelevata dalla rete italiana, per la possibilità di produrre energia in modo meno invasivo per il territorio“. L’analisi ha dato anche una chiave di lettura diversa in rapporto alla critica sull’assenza di potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante in Italia: “Grazie alle caratteristiche morfologiche e alla conformazione dei suoi fondali, il nostro Paese ha un enorme potenziale“.

Guardando al futuro, per la Community “la creazione di una filiera nazionale per questa tecnologia (fabbricazione, assemblaggio, varo integrazione, oltre a progettazione e manutenzione) potrebbe generare un valore aggiunto cumulato tra il 2030 e il 2050 pari a 57 miliardi di euro, con l’attivazione di filiere sul territorio nazionale e conseguenti ricadute occupazionali: nell’ipotesi di realizzare 20 GW al 2050, si potrebbero generare circa 27 mila nuovi occupati in Italia al 2050“.

Numeri importanti, ai quali si potrebbe accedere impostando politiche ben precise. La Community Floating Offshore Wind, per garantire investimenti significativi nel settore, ritiene “essenziale definire una chiara visione industriale a lungo termine, con un obiettivo di almeno 20 GW entro il 2050 che funga da stimolo per le aziende nazionali e attragga investimenti esteri“. In questo senso “sarà importante stabilire obiettivi intermedi per il 2035 e il 2040, oltre a una pianificazione trasparente e a lungo termine delle aste per finanziare i progetti“. Poi, è “cruciale accelerare l’attuazione dei piani di gestione dello spazio marittimo (Psm), per il quale l’Italia è in procedura di infrazione Ue“: nel breve termine la proposta è quella di istituire “un meccanismo decentralizzato per identificare rapidamente siti idonei allo sviluppo di progetti eolici offshore, coinvolgendo gli sviluppatori e facilitando la partecipazione di più stakeholder per un rapido sviluppo“.

Tra le priorità individuate c’è anche quella di studiare un “approccio concertativo” per far accettare i parchi eolici offshore galleggianti dalle comunità territoriali, con una “Carta di compensazione” che coinvolga anche le Regioni nel processo autorizzativo. Ancora, è “necessario rafforzare i criteri delle aste per garantire un impegno verso la localizzazione delle catene di approvvigionamento industriali“; così come “la pubblicazione del decreto Fer 2, che sostiene la produzione di energia da fonti rinnovabili innovative, è un elemento chiave“. Infine, la Community definisce “essenziale potenziare il ruolo di Terna nell’implementazione di un piano di sviluppo infrastrutturale di rete“.

Terna, III trimestre da record: utile +9,3, Ebitda supera 1,4 mld e investimenti oltre 1,5 mld

Numeri decisamente positivi per Terna nel terzo trimestre del 2023. Il Consiglio di amministrazione, infatti, approva i risultati al 30 settembre 2023 illustrati dall’amministratore delegato e direttore generale, Giuseppina Di Foggia, che mette in fila una serie molto interessante.

Si parte dall’utile netto di Gruppo, che si attesta a 641,7 milioni di euro, con un incremento di ben 54,8 milioni (+9,3%) rispetto allo stesso periodo del 2022. E ancora i ricavi ammontano a 2.247,1 milioni, con un aumento di 254,7 milioni (+12,8%) in un anno, dovuto “prevalentemente alla crescita delle Attività Regolate, ascrivibile principalmente all’incremento della regulatory asset base (Rab) e agli effetti dei meccanismi incentivanti output based”. E’ addirittura da record l’Ebitda (il Margine operativo lordo), che nei nove mesi supera il miliardo e mezzo di euro per la prima volta nella storia del Gruppo, attestandosi a 1.556,2 milioni di euro, in crescita di 144,0 milioni di euro (+10,2%) rispetto ai 1.412,2 milioni dell’anno precedente. Mentre l’Ebit (il Risultato operativo) del periodo, a valle di ammortamenti e svalutazioni, è di 979,7 milioni di euro (+9,3%).

Altro primato è negli investimenti, che da gennaio a settembre superano i 600 milioni, portando il dato complessivo dei primi nove mesi dell’anno a 1.433,6 milioni: un incremento del 38,8% su base annua. La situazione patrimoniale consolidata al 30 settembre 2023, invece, registra un patrimonio netto di Gruppo pari a 6.337,3 milioni di euro, a fronte dei 6.142,0 milioni di euro al 31 dicembre 2022. “In linea con il nostro ruolo di registi della transizione energetica, abbiamo impresso una ulteriore accelerazione agli investimenti a favore di un sistema elettrico sempre più efficiente e affidabile: oltre 600 milioni di euro nel terzo trimestre e 1,4 miliardi di euro dall’inizio del 2023 – commenta Di Foggia -. I nostri investimenti, uniti alla digitalizzazione della rete, sono infatti un fattore cruciale per l’integrazione delle fonti rinnovabili, per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione e per una maggiore sicurezza energetica dell’Italia. Il valore dell’Ebitda, per la prima volta sopra 1,5 miliardi, conferma inoltre la capacità di Terna di conseguire i propri obiettivi economico-finanziari e l’eccellenza del lavoro delle nostre persone“.

L’indebitamento finanziario netto arriva 9.486,2 milioni di euro e gli oneri finanziari netti del periodo, pari a 81,2 milioni di euro, rilevano un incremento di 24,9 milioni di euro, rispetto ai 56,3 milioni di euro dei primi nove mesi del 2022, dovuto essenzialmente alla stipula di nuovi finanziamenti e all’incremento dei tassi d’interesse, parzialmente compensati da una minore inflazione rilevata nel periodo, dai maggiori oneri capitalizzati e dai maggiori proventi derivanti dall’investimento della liquidità per le migliori condizioni del mercato. I dipendenti del Gruppo, a fine settembre 2023, poi, sono pari a 5.762, in crescita di 265 unità rispetto al 31 dicembre 2022. Il risultato ante imposte, inoltre, si attesta a 898,5 milioni (+7,0%) e le imposte del periodo sono pari a 261,6 milioni (+10,5%) e il tax rate è al 29,1% rispetto ai primi nove mesi del 2022.

Tra i principali progetti del terzo trimestre del 2023, Terna segnala il progetto definitivo del ‘Ramo Ovest’ del Tyrrhenian Link, tra Sicilia e Sardegna, per cui il Mase ha emesso il decreto autorizzativo lo scorso 5 settembre. Anche la sostenibilità è uno dei parametri più brillanti per l’azienda che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale: al 30 settembre scorso, infatti, i green bond senior emessi nell’ambito del programma Euro Medium Term Notes (Emtn), e non ancora scaduti, sono pari a 2,25 miliardi di euro, in aggiunta all’emissione ibrida green subordinata perpetua, emessa a febbraio 2022 su base standalone, per un importo di 1 miliardo. E ancora: Terna confermato l’inclusione nell’indice Stoxx ‘Global Esg Leaders’, e nei sottostanti indici Environmental Leaders, Social Leaders e Governance Leaders, gestiti dalla società Qontigo, parte del gruppo Deutsche Börse, che seleziona le migliori aziende nel mondo – presenti nell’indice borsistico internazionale Stoxx Global 1800 – in base alle best practice adottate in campo Esg.

Infine, per l’ultima parte del 2023, il Gruppo assicura che “continuerà a essere focalizzato sulla realizzazione di quanto previsto nell’aggiornamento del Piano Industriale 2021-2025 Driving Energy pur in presenza di uno scenario macroeconomico molto volatile, caratterizzato da un’elevata inflazione a livello mondiale e da politiche monetarie restrittive da parte delle Banche Centrali con conseguente rialzo dei tassi di riferimento“, ma anche da “una situazione geopolitica critica a seguito del protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina e la possibile estensione di conflitti in altre zone del globo (come, ad esempio, in Medio Oriente), a cui si aggiunge un significativo rialzo del prezzo del petrolio che potrebbe guidare un nuovo ciclo di rialzi delle materie prime, provocando effetti negativi sulle previsioni di crescita economica mondiale“.

Terna: “Ad agosto consumi elettrici in calo dell’1,1%, rinnovabili coprono 43,8% domanda”

Secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, nel mese di agosto la domanda di elettricità nel nostro Paese è stata pari complessivamente a 25,7 miliardi di kWh, con una diminuzione dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2022. Questo valore è stato raggiunto con lo stesso numero di giorni lavorativi (22) e una temperatura media mensile leggermente inferiore rispetto ad agosto 2022 (-0,6°). Rettificando il dato da tali effetti, la variazione cambia di segno registrando un +0,7% rispetto ad agosto 2022.

L’indice IMCEI elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese ‘energivore’, registra una variazione complessivamente nulla rispetto allo stesso mese dello scorso anno. A fronte, infatti, di variazioni positive dei comparti dei mezzi di trasporto, degli alimentari e della siderurgia, sono in calo i comparti dei metalli non ferrosi, della chimica, della cartaria e della meccanica. Stabili quelli di cemento, calce e gesso e le ceramiche e vetrarie.

In termini congiunturali, il valore della richiesta elettrica, destagionalizzato e corretto dall’effetto temperatura, risulta in crescita (+1%) rispetto a luglio 2023. Sostanzialmente stabile la variazione congiunturale dell’indice IMCEI (+0,2%). Nei primi otto mesi del 2023, la richiesta cumulata di energia elettrica in Italia è in calo del 4,5% rispetto allo stesso periodo del 2022 (-3,4% il dato rettificato). Variazione negativa anche dell’Indice IMCEI, che da gennaio ad agosto fa registrare un -5,3%. A livello territoriale, la variazione tendenziale di agosto 2023 è risultata ovunque negativa: -1,4% al Nord, -1,1% al Centro e -0,6% al Sud e Isole.

Nel mese di agosto 2023 la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’87,1% con la produzione nazionale e, per la quota restante (12,9%), dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 22,6 miliardi di kWh, in diminuzione del 3,5% rispetto ad agosto 2022. Lo scorso mese le fonti rinnovabili hanno prodotto complessivamente 11,3 miliardi di kWh, coprendo il 43,8% della domanda elettrica (contro il 34,1% di agosto 2022). La produzione da rinnovabili ad agosto è stata così suddivisa: 34,7% idrico, 33,3% fotovoltaico, 15,5% eolico, 12,6% biomasse, 3,9% geotermico.

Secondo le rilevazioni Terna illustrate nel report mensile, considerando tutte le fonti rinnovabili, nei primi otto mesi del 2023 l’incremento di capacità in Italia è pari a 3.470 MW, un valore superiore di circa 1.733 MW (+100%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Estendendo l’analisi agli ultimi 12 mesi (quindi al periodo settembre 2022 – agosto 2023) l’incremento di capacità risulta pari a 4.770 MW. Proseguono il recupero della produzione da fonte idrica (+49,8%) e la crescita del fotovoltaico (+19,8%). In aumento anche la produzione da fonte eolica (+43,8%). In flessione la produzione da fonte termica (-20,5% con una variazione del -57,2% della produzione a carbone) e la geotermoelettrica (-3,7%). Estendendo l’analisi ai primi otto mesi dell’anno si osserva come l’effetto combinato della diminuzione del fabbisogno, dell’aumento dell’import e della crescita delle fonti rinnovabili abbia comportato una rilevante contrazione della produzione da fonte termica (-16,6%) con una conseguente riduzione dei consumi gas per produzione termoelettrica stimabile in circa 3,3 miliardi di standard metri cubi rispetto all’analogo periodo del 2022.

Per quanto riguarda il saldo import-export, la variazione è pari a +19% per un effetto combinato della diminuzione dell’export (-8,9%) e dell’aumento dell’import (+15,8%).

 

A maggio i consumi di energia elettrica calano del 6,3%. Crescono le rinnovabili

Cala la domanda di energia elettrica in Italia. Secondo quanto emerge dai dati raccolti da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale guidata da Giuseppina Di Foggia, a maggio la richiesta complessiva si è assestata sui 24,3 miliardi di kilowattora, facendo così registrare una diminuzione del 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2022. Allo stesso modo scendono anche i consumi industriali, con una riduzione dell’8,1% rispetto allo stesso periodo di 12 mesi fa. Entrando nel dettaglio dei settori, c’è il segno positivo per i mezzi di trasporto, le ceramiche e vetrarie, oltre agli alimentari. Mentre gli altri settori sono in flessione, soprattutto quello dei metalli non ferrosi.

Scorporando il dato, la riduzione è confermata anche prendendo in esame i primi cinque mesi del 2023, durante i quali la richiesta di energia elettrica in Italia è calata del 4,5%, sempre rispetto allo stesso periodo del 2022 (-4,1% il dato rettificato).

Maggio ha avuto lo stesso numero di giorni lavorativi (22) e una temperatura media mensile inferiore di 1,8°C rispetto allo stesso mese del 2022, sottolinea Terna, mostrando il dato della domanda elettrica destagionalizzato e corretto dall’effetto della temperatura, risultata in calo del 5,6%. A livello territoriale, la variazione tendenziale di maggio 2023 è risultata negativa dovunque: -7,3% al Nord, -6,2% al Centro e -4,3% al Sud e Isole. In termini congiunturali, il valore della richiesta elettrica, destagionalizzato e corretto dall’effetto temperatura, risulta in flessione dell’1,7% rispetto ad aprile 2023. L’indice Imcei elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1000 imprese cosiddette ‘energivore’, ha registrato una diminuzione congiunturale rispetto ad aprile del 2,5%.

Buone notizie anche dai dati relativi alle fonti rinnovabili, che hanno prodotto complessivamente 10,4 miliardi di kWh, coprendo il 42,8% della domanda elettrica (a maggio 2022 era del 35,6%). La produzione si divide per il 40,3% da idrico, il 28,1% da fotovoltaico, il 14,6% da eolico, il 12,6% da biomasse e il 4,4% da geotermico. Secondo le rilevazioni Terna illustrate nel report mensile, considerando tutte le fonti rinnovabili, nei primi cinque mesi dell’anno l’incremento di capacità in Italia è pari a 2.001 MW. Il valore è superiore di 1.110 MW (+125%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Complessivamente, rispetto a maggio dell’anno scorso, sono stati installati ulteriori 4.200 MW.

In crescita risulta la produzione da fonte idrica (+33,4%) ed eolica (+33,8%), mentre è in flessione quella da fonte termica (-19,8%) e fotovoltaica (-5,4%). Resta sostanzialmente stabile, invece, la produzione geotermoelettrica (+0,2%).

Sempre a maggio 2023, la domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta per l’82,1% con la produzione nazionale e per la quota restante (17,9%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta, inoltre, è pari a 20,1 miliardi di kWh, in calo del 6,7% rispetto a maggio 2022. Infine, il saldo import-export, la variazione è -4,8% per un effetto combinato di una diminuzione dell’import (-3,3%) e un aumento dell’export (+28,5%).