Nella notte tra il 29 e 30 marzo torna l’ora legale. Terna: Risparmi per 100 milioni di euro

Un’ora in meno di sonno val bene la messa di risparmiare qualche euro in bolletta. Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 marzo, alle due del mattino, le lancette andranno spostate di 60 minuti in avanti: è l’ora legale, una convenzione che Benjamin Franklin lanciò nel 1784 e l’Italia adottò durante la prima Guerra mondiale, per sfruttare la luce del sole e ridurre i consumi. La tradizione è andata avanti fino ai giorni nostri e quest’anno, calcola Terna, il risparmio in termini economici nei prossimi sette mesi sarà di circa 100 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a 330 milioni di kWh che genererà, inoltre, un rilevante beneficio per l’ambiente, che può essere quantificato nella riduzione di circa 160mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Il beneficio economico stimato per il periodo di ora legale nel 2025 è calcolato considerando che il costo del kilowattora medio per il ‘cliente domestico tipo in tutela’ (secondo i dati dell’Arera) è, per il primo trimestre, pari a circa 29,9 centesimi di euro al lordo delle imposte“, spiega la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica. Sottolineando che “circa 330 milioni di kilowattora di minori consumi di elettricità equivalgono al fabbisogno medio annuo di oltre 125 mila famiglie“.

Inoltre, l’analisi evidenzia che in dieci anni (dal 2004 al 2024), la riduzione dei consumi in Italia è stata di oltre 11,7 miliardi di kWh: ciò significa “un risparmio per i cittadini di circa 2,2 miliardi di euro“. Eppure sull’ora legale le scuole di pensiero continuano a dividersi tra chi la ritiene fondamentale e chi, invece, vorrebbe superarla. Anche in Europa, dove la pratica è stata adottata nel 1996 da tutti i Paesi membri oltre alla Svizzera e gli Stati dell’est (anche la Russia ci ha provato, ma solo fino al 2011, per poi tornare solo all’ora solare), il dibattito è molto acceso, ma finora ogni tentativo è andato a vuoto. L’ultimo è datato 2018, quando alla guida della Commissione Ue c’era Jean Claude Juncker, ma nonostante una partecipazione record tutto si è risolto in un nulla di fatto. Anche se il tema resta aperto nel Vecchio continente e il dibattito è destinato a proseguire ogni anno, per molto tempo ancora.

Terna lancia il Piano decennale da oltre 23 miliardi di investimenti

Oltre 23 miliardi di investimenti nei prossimi dieci anni, il 10% in più del precedente piano. Sono i numeri previsti dal Piano di sviluppo 2025 presentato dall’amministratrice delegata di Terna, Giuseppina Di Foggia. Presenti il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e il presidente Arera, Stefano Besseghini.

Sarà un Piano “coerente con i target definiti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2024, declinati nel Documento di Descrizione degli Scenari 2024 Terna-Snam, che prevede un incremento della capacità installata solare ed eolica di oltre 65 GW al 2030 e di 94 GW al 2035, entrambi rispetto all’installato al 2023”. Gli interventi permetteranno inoltre “un significativo incremento della capacità di scambio di energia tra zone di mercato”, raggiungendo circa 39 gigawatt rispetto agli attuali 16 GW, con un aumento del 22% rispetto al precedente Piano. Previsto anche “l’aumento della capacità di trasporto con l’estero di circa il 40% rispetto ai valori attuali”, considerando tutte le opere incluse nel Piano anche oltre l’orizzonte decennale, grazie ai futuri progetti di interconnessione elettrica che aumenteranno l’affidabilità e la sicurezza della rete.

Entro il 2030, grazie agli interventi inseriti nel Piano, è prevista inoltre “una riduzione complessiva delle emissioni di Co2 fino a circa 2.000 kt/anno, e fino a 12.100 kt/anno entro il 2040”: si tratta di un miglioramento del 2,5% rispetto al Piano di Sviluppo precedente. “Con 23 miliardi di euro nei prossimi dieci anni puntiamo ad assicurare al Paese un sistema affidabile, resiliente e sostenibile”, ha commentato Di Foggia. “E’ il piano più importante mai realizzato da Terna nella sua storia. E’ un piano straordinario, di un’azienda straordinaria al servizio del Paese”, ha aggiunto Igor De Biasio, presidente Terna.

Tra gli interventi previsti ci sono infatti ulteriori rinforzi infrastrutturali entro il 2034, tra cui la Milano-Montalto (elettrodotto in corrente continua con una capacità di 2100 MW che collegherà Lazio e Lombardia), il Central Link (la ricostruzione, sul medesimo tracciato, degli elettrodotti a 220 kV tra Umbria e Toscana), la dorsale Adriatica (collegamento in corrente continua tra Foggia e Forlì) e la Montecorvino-Benevento (nuovo collegamento tra le due aree). “I 23 miliardi di investimenti annunciati sulla rete da Terna per i prossimi 10 anni sono un fatto importante, perché questa è l’ossatura dell’energia nazionale. Se non abbiamo l’ossatura della rete non possiamo rispondere alla domanda di cittadini e imprese”, ha sottolineato Pichetto Fratin.

Le richieste di connessione, ha quindi precisato Terna, ammontano attualmente a 348 GW per impianti rinnovabili e 277 GW per accumuli. Numeri che superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dagli scenari energetici condivisi con Snam e dagli obiettivi nazionali. A questi, si aggiungono poi anche le richieste per gli utenti di consumo, a partire dai data center. Attualmente ci sono domande per 30 GW, un dato 24 volte superiore a quello del 2021. Sulla congestione virtuale rete, con le richieste di allaccio di impianti rinnovabili poi non più realizzati, Pichetto ammette la necessità di dover definire prossimamente “un meccanismo per cui o fanno gli impianti o la domanda decade. Si possono dare dei tempi ma dopo che la rete è ormai satura di richieste da 4-5 anni, perché hanno presentato istanze e non le hanno portate avanti, l’istanza deve decadere. Nei prossimi giorni definiremo le modalità della procedura”. “Bisognerà capire la credibilità di 350 GigaWatt di richieste di connessione”, ha precisato Besseghini.

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Energia, avviata posa primo cavo sottomarino Tyrrhenian Link: opera pronta dal 2028

Un passo avanti per garantire la sicurezza energetica del Paese. A Fiumetorto, nel territorio di Termini Imerese, nel Palermitano, ha preso il via la posa del primo cavo sottomarino del ramo est dell’impianto Tyrrhenian Link, che collegherà Sicilia e Campania con due linee elettriche sottomarine in corrente continua a 500 kV, per un totale di 970 km di cavo e una capacità di trasporto di 1.000 MW per ciascuna tratta.

Si tratta di uno degli investimenti più importanti previsti dal piano industriale di Terna, che per l’opera ha stanziato 3,7 miliardi di euro e avrà anche un ramo ovest tra la Sicilia e la Sardegna. Il Tyrrhenian Link, peraltro, risponde alle esigenze previste dal nuovo Piano nazionale integrato per l’energia e il clima per alimentare il percorso di decarbonizzazione dell’Italia. Grazie all’infrastruttura, infatti, potrà essere incrementata la capacità di trasporto, favorendo così la transizione energetica, migliorando la sicurezza, l’adeguatezza e la flessibilità della rete elettrica di trasmissione nazionale.

Da un punto di vista industriale, poi, l’opera mette insieme due eccellenze del nostro Paese, perché la società guidata da Giuseppina di Foggia, lavorerà a stretto contatto con la Prysmian, azienda leader globale nel settore dei sistemi in cavo per l’energia e le telecomunicazioni, che avrà il compito di portare a termine la posa del cavo sottomarino lungo la tratta che va da Termini Imerese a Battipaglia, in provincia di Salerno. Passaggio che avverrà grazie all’ausilio della nave Leonardo da Vinci. Sarà una installazione da record per Prysmian, perché per la prima volta un cavo Hvdc verrà posato a una profondità di 2.150 metri, fissando nuovi standard di mercato.

Il ramo est del Tyrrhenian Link, inoltre, può contare sul finanziamento di 500 milioni di euro, che rientrano nel RePowerEu, il capitolo aggiuntivo del Pnrr dedicato proprio all’energia. Sul progetto sono puntate molte delle fiches dell’Europa, al punto che proprio un anno fa Terna siglò con la Banca europea per gli investimenti un contratto per l’ultima tranche del finanziamento da 1,9 miliardi di euro, destinato a supportare la costruzione e la messa in esercizio del collegamento. L’opera sarà operativa nel 2028, con l’entrata in servizio del primo polo del ramo est prevista per il 2026.

Nel 2024 aumentano i consumi elettrici ma anche le rinnovabili: 41,2% della domanda

Aumentano i consumi elettrici, ma anche la loro copertura grazie alle rinnovabili. Sono le rilevazioni di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale guidata da Giuseppina Di Foggia, sull’anno appena trascorso. Nel 2024 i consumi elettrici italiani sono cresciuti del 2,2% rispetto al 2023, attestandosi a 312,3 miliardi di kWh (con punta oraria massima di 57,5 GW registrata il 18 luglio dalle 15 alle 16). Le fonti rinnovabili hanno registrato il dato più alto di sempre di copertura della domanda, pari al 41,2% (rispetto al 37,1% del 2023). Il valore è in aumento grazie al contributo positivo, in particolare, della produzione idroelettrica e fotovoltaica. L‘incremento tendenziale della domanda elettrica è il risultato di variazioni positive in quasi tutto il corso dell’anno, in particolare nei mesi di luglio e agosto, caratterizzati da temperature superiori alla media decennale. A livello territoriale la variazione della domanda elettrica è risultata ovunque in aumento: +2,2% al Nord, +2,3% al Centro e +2,1% al Sud e nelle Isole.

Nel 2024 l’indice IMCEI elaborato da Terna, che prende in esame i consumi industriali di circa 1.000 imprese energivore, è risultato pressoché stazionario (-0,3%). In particolare, positivi i settori del cemento, calce e gesso, cartaria, alimentari e siderurgia; in flessione metalli non ferrosi, chimica, mezzi di trasporto e ceramiche e vetrarie. Relativamente all’offerta, nel 2024 si è registrata una crescita rilevante della produzione rinnovabile (+13,4%) e una lieve flessione del saldo netto con l’estero (-0,5%), come conseguenza di un forte aumento dell’export (+47,9% rispetto al 2023) e di uno più modesto dell’import (+2,4%). Nel mese di dicembre, per la prima volta, in alcune ore l’export elettrico italiano ha superato quota 4.000 MW, confermando il ruolo chiave delle interconnessioni non solo per importare energia a prezzi convenienti ma anche, e sempre più in futuro, per fornire un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo a fronte di una variabilità sempre più marcata della generazione rinnovabile.

Più nel dettaglio, la domanda di energia elettrica italiana nel 2024 è stata soddisfatta per l’83,7% con produzione nazionale e per la quota restante (16,3%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta (264 miliardi di kWh) è in aumento del 2,7% rispetto al 2023 con la seguente articolazione per fonti: crescita a due cifre della produzione idroelettrica (+30,4%) e fotovoltaica (+19,3%), che nel 2024 ha raggiunto il record storico arrivando a superare i 36 TWh. In flessione la fonte eolica (-5,6%) e geotermica (-0,8%). In calo rispetto al 2023 anche la fonte termica (-6,2%): in tale contesto si distingue la forte riduzione della produzione a carbone (-71%), ormai sostanzialmente azzerata a eccezione della Sardegna, cui corrisponde una riduzione delle emissioni di CO2 stimabile in oltre 8 Mt.

Secondo le rilevazioni di Terna, considerando tutte le fonti rinnovabili, nel 2024 l’incremento di capacità in Italia è stato pari a 7.480 MW, valore superiore di 1.685 MW (+29%) rispetto al 2023. Al 31 dicembre in Italia si registrano 76,6 GW di potenza installata da fonti rinnovabili, di cui, nel dettaglio, 37,1 GW di solare e 13 GW di eolico. Rispetto a quanto previsto dal DM Aree Idonee (21 giugno 2024), il target fissato per il quadriennio 2021-2024 di nuove installazioni è stato superato di 1.609 MW. Da gennaio a dicembre 2024, la potenza nominale degli accumuli in esercizio è aumentata di 2.113 MW. Nel 2024 si registrano in Italia circa 730.000 installazioni che corrispondono a 12.942 MWh di capacità e 5.565 MW di potenza nominale, di cui 1065 MW utility scale. La crescita della capacità di accumulo è stata guidata per quanto riguarda i piccoli impianti dalle politiche incentivanti di carattere fiscale, per gli impianti utility scale, invece, l’aumento è il risultato dei meccanismi di contrattualizzazione a termine previsti dal capacity market.

Da inizio anno 51,2% produzione elettricità da rinnovabili, ma record import energia

Dall’inizio dell’anno il 51,2% della produzione elettrica italiana è da fonti rinnovabili, ma l’import di energia elettrica è a livelli record. Secondo i dati forniti da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, il fabbisogno di elettricità in Italia a ottobre è stato di 25,5 miliardi di kWh, con un aumento marginale dello 0,6% destagionalizzato nei confronti dello stesso mese di un anno fa e differenze territoriali significative: mentre al nord la domanda è aumentata dell’1%, al sud e nelle isole si è registrato un calo del 1,4%. La domanda nel centro Italia è rimasta pressoché invariata (-0,2%).

Guardando ai primi dieci mesi del 2024, il fabbisogno di energia elettrica ha visto una crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, con una correzione destinata ad eliminare l’effetto delle fluttuazioni stagionali e del calendario che porta il dato rettificato al +1,4%.

Per quanto riguarda i consumi industriali, lo scorso mese il cosiddetto indice IMCEI (indice mensile dei consumi elettrici industriali), che monitora i consumi delle imprese ‘energivore’, ha registrato una contrazione del 2,3% rispetto a ottobre 2023. Nonostante il dato negativo, alcuni settori hanno segnato performance positive, tra cui la cartaria, i metalli non ferrosi, la siderurgia e l’alimentare. In flessione invece i settori della chimica, dei mezzi di trasporto, del cemento e delle ceramiche.
Sul fronte dei servizi, l’indice Imser, che analizza i consumi di energia nei vari comparti del settore terziario, ha invece mostrato una crescita del 7,6% a partire dai dati di agosto 2024 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo incremento si è manifestato in quasi tutti i comparti, a eccezione di quelli dell’informazione, della comunicazione e dei trasporti, che hanno registrato flessioni.

Nel solo ottobre l’energia elettrica consumata in Italia è stata coperta per l’83,7% dalla produzione nazionale, con la restante parte (16,3%) soddisfatta tramite importazioni dall’estero. Il saldo estero è stato inferiore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, segnando una riduzione del 12,8%. Tuttavia, se si considerano i dati progressivi da gennaio a ottobre, l’import netto è aumentato dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Record storico con 42,851 miliardi di Kwh.

Per quanto riguarda la produzione, quella nazionale netta ha raggiunto i 21,5 miliardi di kWh. Le fonti rinnovabili hanno contribuito con il 41,2% della domanda elettrica, in netto aumento rispetto al 35,3% di ottobre 2023. Nei primi dieci mesi dell’anno, le rinnovabili hanno coperto il 42,8% del fabbisogno nazionale, contro il 37% dello stesso periodo del 2023. La fonte termica ha visto una diminuzione del 6%, con una marcata riduzione della produzione da carbone (-30,1%). In crescita, invece, le fonti idrica (+55,9%) e fotovoltaica (+1,4%). Il fotovoltaico ha beneficiato di un incremento della capacità in esercizio, che ha più che compensato il calo dell’irraggiamento solare. Nonostante una diminuzione nella produzione eolica (-26,5%), principalmente a causa di scarse condizioni di vento, e della geotermica (-4,8%), le fonti rinnovabili hanno continuato a giocare un ruolo sempre più rilevante nel mix energetico nazionale.

La capacità installata da fonti rinnovabili ha registrato un aumento significativo di 6.042 MW nei primi dieci mesi del 2024, di cui ben 5.482 MW derivanti dal fotovoltaico. Questo incremento supera del 33% quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente e ha già superato il dato complessivo dell’intero 2023, che era stato pari a circa 5.800 MW. Alla fine dello scorso mese l’Italia contava una potenza installata da fonti rinnovabili di 75,2 GW, con il fotovoltaico che ha raggiunto i 35,8 GW e l’eolico i 12,9 GW.

Piano Mattei, Gozzi: Baricentro Ue si sposta a Sud, Italia diventa strategica

“Il baricentro europeo si è spostato verso Sud e in questo contesto il Mediterraneo e il ruolo dell’Italia diventa sempre più strategico. Tra l’altro noi abbiamo una capacità di dialogo, di empatia, di collaborazione con i Paesi del Nord Africa che altri Paesi occidentali non hanno e quindi noi dobbiamo essere nei confronti di questi Paesi un intelligente ambasciatore di valori dell’Occidente, di libertà, di democrazia e di libera impresa e contemporaneamente di cooperazione internazionale. Il piano Mattei nasce da questa intuizione, nasce dall’intuizione che c’è per l’Italia un’occasione straordinaria che viene proprio dalla collaborazione con questi Paesi. Duferco sta lavorando in Tunisia, in Algeria, in Libia e Marocco in ognuno di questi paesi cerchiamo di mettere le basi per future iniziative”. Lo ha detto a Gea il presidente di Duferco, Antonio Gozzi, che ha partecipato all’evento organizzato da Fondazione Articolo 49 ‘Nuove energie tra Europa e Africa’, nella residenza dell’ambasciatore del Marocco in Italia, a Roma.

“Il tema delle energie rinnovabili, tra l’altro, è uno dei temi centrali. Questi Paesi – aggiunge -, che ci chiedono tecnologia e supporto per i loro programmi di rinnovabili, sono anche disponibili a fare accordi di cooperazione come quello che stiamo facendo con la Tunisia sul cavo Elmed, che consentirà un contatto, uno scambio di energia elettrica con quel Paese. Gli industriali italiani, in particolare quelli energivori, sono disponibili ad andare a investire in energie rinnovabili, eolico, fotovoltaico in Tunisia, lasciando una parte dell’energia prodotta ai tunisini, Piano Mattei, e riportando in Italia come energia verde una parte dell’energia prodotta passando dal cavo che dovrebbe essere in costruzione, tra poco. Terna sta facendo le gare per i cavi, si parla di un realizzazione che dovrebbe essere pronta prima dell’inizio del 2028 e questo è una prospettiva molto concreta, molto importante, uno dei primi grandi progetti del Piano Mattei”.

Consumi di energia in aumento del 4,3% a luglio. Volano le rinnovabili, crolla il carbone

In soli dodici mesi i consumi di energia elettrica sono saliti a 31,3 miliardi di kilowattora, in termini percentuali il 4,5 in più. I dati raccolti a luglio da Terna, la società che gestisce la rete nazionale di trasmissione, evidenziano una variazione significativa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: il “più alto in termini di consumi dal 2015”, mette in luce l’azienda guidata da Giuseppina Di Foggia. Sottolineando anche altri fattori: innanzitutto il pieno recupero dal dato negativo di luglio 2023 (-3,4%), raggiunto contando due giorni lavorativi in più, 23 anziché 21, con il caldo a farla ovviamente da padrone sebbene con temperature medie mensili “sostanzialmente in linea“, eccezion fatta per l’ultima settimana del mese “durante la quale hanno superato di tre gradi centigradi quella dello stesso periodo dello scorso anno“. Terna, comunque, chiarisce che “le elevate temperature raggiunte non hanno intaccato i margini di adeguatezza, che rimangono positivi“.

Il trend di luglio rispecchia l’andamento dei primi sette mesi di quest’anno, durante i quali è stato registrata una crescita del fabbisogno nazionale dell’1,7%, così come sono aumentati del 3,5 percento (su base annua) i consumi delle imprese ‘energivore’, secondo l’Indice mensile dei consumi elettrici industriali (Imcei). Di positivo c’è che oltre l’86% della domanda di energia del Paese è stata soddisfatta grazie alla produzione nazionale, riducendo così al 13,6 il saldo dello scambio con l’estero.

L’analisi di Terna, poi, conferma l’ascesa delle rinnovabili. Da gennaio la capacità installata è ulteriormente migliorata di 4.282 MW (3.853 MW solo di fotovoltaico), ovvero il 39% in più in un anno. Inoltre, a luglio le fonti alternative hanno coperto il 44,2% della domanda di energia su un totale di 27 miliardi kilowattora prodotti a livello nazionale. Una percentuale di circa quattro punti superiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A godere di ottima salute sono soprattutto idrico (+38,7%), fotovoltaico (+22,4%) e geotermia (+0,7%), sebbene con dettagli che vanno assolutamente presi in considerazione nella riflessione generale. Perché, ad esempio, la siccità produce danni significativi nel Sud del Paese, con la Sicilia che registra valori minimi storici di idraulicità mentre al Nord volano. Per quanto riguarda la produzione fotovoltaica, l’incremento di 867 Gigawattora “è dovuto al contributo positivo dell’aumento di capacità in esercizio (+877 GWh) che ha compensato il minor irraggiamento (-10 GWh)“. Nel quadro, però, ci sono anche aspetti negativi, come il calo di eolico (-11,6%) e termico (-6,5%).

Buone notizie arrivano anche sul fronte della riduzione dell’utilizzo di fonti fossili, perché a luglio la quota di produzione a carbone crolla addirittura del 74,8 percento rispetto allo stesso periodo del 2023. Segnali che indicano come il sentiero sia ancora lungo da percorrere, ma almeno la strada imboccata dal nostro Paese è quella giusta.

Terna, ecco portale ‘Terra’: informazioni e stime in tempo reale per efficienza rete

Una base sostanziale per la programmazione territoriale efficiente e sostenibile”. Sono le parole che usa l’ad e direttrice generale di Terna, Giuseppina Di Foggia, presentando ufficialmente ‘Terra‘, il portale digitale (introdotto dall’ultimo decreto Energia), che sarà online dal prossimo 7 giugno con lo scopo di fornisce “informazioni trasparenti e accessibili sullo stato attuale e futuro degli impianti di rete e di accumulo, sulle richieste di connessione e sui vincoli ambientali, paesaggistici e culturali che ricadono sul territorio nazionale”, spiega la manager.

Acronimo di ‘Territorio, Reti, Rinnovabili e Accumuli’, il portale ha il suo cuore pulsante e operativo nel rinnovato Centro nazionale di controllo di Terna di via Palmiano, dove sono monitorati in tempo reale i flussi di energia che transitano nella rete di trasmissione nazionale e nelle interconnessioni con l’estero. Questo lavoro rientra nel percorso di transizione energetica, guidata dagli obiettivi di decarbonizzazione tracciati dal Piano nazionale integrato energia e clima, che prevedono oltre 70 GW di nuove rinnovabili. “Aggiungiamo un tassello tecnologico per la programmazione efficiente delle infrastrutture della rete elettrica, coordinate con lo sviluppo di impianti da fonti rinnovabili e sistemi di accumulo di energia”, commenta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, presente alla presentazione del portale. “Sarà una marcia in più per sostenere la corsa a un Paese sempre più decarbonizzato e interconnesso, sia al suo interno che con l’estero”.

Al momento della sua attivazione online, nella piattaforma saranno disponibili le informazioni sullo stato delle richieste di connessione, che ammontano a circa 6.600 tra impianti rinnovabili, sistemi di accumulo e utenti di consumo con soluzione di connessione accettata dai proponenti, e sulla localizzazione geografica di circa 40mila impianti in esercizio. La tecnologia prevede anche mappe multilayer navigabili per osservare gli interventi di sviluppo necessari, quelli pianificati e le linee elettriche esistenti, l’anagrafica degli impianti già in esercizio e lo stato di avanzamento per le nuove iniziative di connessione.

I colleghi lavorano 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 per garantire un equilibrio continuo e costante tra la domanda di chi usa non l’energia, quindi i consumatori, le persone, ma anche alle imprese”, continua Di Foggia. Che, per far comprendere la complessità delle operazioni gestite dal Centro nazionale di controllo, spiega: “In questo sito si gestiscono flussi che corrono lungo una rete di linee elettriche ad alta e altissima tensione di 75mila km, 900 centrali, 2.500 cabine primarie, 30 interconnessioni con l’estero. Parliamo – prosegue l’ad – di oltre 50 milioni di offerte di acquisto e vendita di energia”. Il punto di partenza è l’anno 2000, quando Terna gestiva all’incirca 800 centrali di rinnovabili, mentre oggi “sono circa 1,6 milioni” e dunque “ci sono oltre 275mila controlli automatici al minuto che occorrono”, dice ancora Di Foggia.

A Terra, ma soprattutto alle sue informazioni, avranno accesso il Mase, Arera, il ministero della Cultura, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, ma anche gli sviluppatori di impianti di produzione, accumulo e consumo. “Lo scopo del portale è favorire una ottimizzazione della programmazione, della localizzazione di tutte le infrastrutture del sistema energetico, mettendo a disposizione degli stakeholders, delle autorità e degli enti coinvolti, tutte le informazioni che noi in Terna abbiamo, sia quelle presenti che quelle in proiezione”, continua Di Foggia. Sottolineando che le informazioni sono elaborate “pensando a un futuro short term e long term” e riguardano “gli impianti di reti, ma anche quelli di accumulo e naturalmente le richieste di connessioni” oltre ai dati “che riguardano il nostro territorio, quindi vincoli idrogeologici e ambientali”. Con un unico, grande target: “Favorire e velocizzare tutte le attività di programmazione, soprattutto per la localizzazione delle infrastrutture”.

Via libera dal Mase a Elmed: elettrodotto tra Italia e Tunisia realizzato da Terna e Steg

Via libera dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con decreto del 10 maggio, a Elmed, l’interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia che sarà realizzata da Terna e STEG, il gestore della rete tunisina. L’elettrodotto, per il quale è previsto un investimento complessivo di circa 850 milioni di euro, avrà una lunghezza complessiva di circa 220 km, di cui la maggior parte in cavo sottomarino. Il collegamento in corrente continua da 600 MW raggiungerà una profondità massima di circa 800 metri lungo il Canale di Sicilia.

“L’autorizzazione della nuova interconnessione tra Italia e Tunisia – ha dichiarato il ministro Gilberto Pichetto Fratin – oltre ad essere un importante traguardo all’interno degli obiettivi sfidanti di transizione energetica fissati nel Pniec, consentirà al Paese, in virtù della sua posizione geografica strategica, di rafforzare il ruolo di ‘hub’ elettrico in Europa e nell’area mediterranea, diventando protagonista a livello internazionale”.

“Reti interconnesse e tecnologicamente avanzate sono alla base di un sistema elettrico sicuro e sostenibile. Elmed è uno dei progetti più significativi del Piano Industriale 2024-2028 di Terna, e l’autorizzazione ottenuta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è un importante passo avanti verso la sua realizzazione. Una volta in esercizio, l’opera darà un rilevante contributo al percorso di decarbonizzazione del sistema. In tal senso, le interconnessioni rappresentano uno strumento necessario per incrementare il livello di indipendenza energetica del nostro Paese e per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. L’Africa oggi rappresenta una terra di opportunità: investimenti, infrastrutture e trasferimento di competenze sono i fattori chiave per collaborazioni solide e durature”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e Direttore Generale di Terna.

“L’autorizzazione definitiva al nuovo elettrodotto che collegherà Italia e Tunisia è un grande risultato nel processo di transizione energetica che vede il nostro Paese in prima linea. Un traguardo per il quale la Sicilia ha rivestito un ruolo da protagonista e che rappresenta una grande opportunità strategica per le nuove sfide che vedono sempre più legate Europa e Africa. Grazie alla sua collocazione geografica e alle sue caratteristiche ambientali, l’Isola infatti è candidata a diventare un importante hub energetico nazionale, con notevoli ricadute in termini di sviluppo economico”, ha commentato il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani.

Per quanto riguarda il lato italiano dell’opera autorizzato dal Mase, il cavo terrestre si svilupperà per 18 km dall’approdo di Castelvetrano (TP), fino alla stazione di conversione che verrà realizzata a Partanna (TP), in prossimità dell’esistente stazione elettrica. In Tunisia, la stazione elettrica sarà realizzata a Mlaabi, nella penisola di Capo Bon.

L’interconnessione autorizzata è uno dei progetti del Piano Mattei. Il ponte elettrico Italia–Tunisia è un’opera strategica per il sistema elettrico italiano nell’ambito degli obiettivi di transizione energetica fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), in quanto mira a migliorare l’integrazione dei mercati dell’Unione Europea e dei Paesi Nord Africani. Elmed garantisce, inoltre, un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili e il miglioramento della sicurezza dell’approvvigionamento energetico.

Dell’investimento complessivo per l’opera, 307 milioni sono stati stanziati dalla Commissione europea tramite il programma di finanziamento Connecting Europe Facility (“CEF”), destinato allo sviluppo di progetti chiave che mirano al potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie. È la prima volta che l’Unione Europea finanzia un progetto in cui uno dei paesi coinvolti non fa parte dell’Unione.

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Le ‘donne della transizione’ rompono il soffitto di cristallo

La parità di genere, quella vera, è ancora lontana. Ma negli ultimi anni la società civile ha fatto comunque dei passi avanti notevoli, così come la politica e il mondo dell’impresa. Dalle istituzioni alle grandi aziende, oggigiorno ci sono molte più donne ai posti di vertice rispetto a un passato anche recente, ma il percorso è lungo. E chissà se il processo che dovrà portare al compimento delle transizioni, ecologica, energetica e digitale, possa dare quella spinta che serve per frantumare definitivamente il soffitto di cristallo. Non solo perché Greta Thunberg è diventata ormai un simbolo mondiale dell’attivismo per il clima e la decarbonizzazione.

La riflessione emerge se, con santa pazienza, si prova a scorrere negli elenchi di Camera, Senato, Palazzo Chigi, management delle imprese chi sono attualmente i vertici. L’esempio più concreto è sicuramente quello del governo, dove Giorgia Meloni è entrata a far parte della storia del Paese come prima donna presidente del Consiglio. Nelle sue mani passano tutti i dossier più importanti, compresi quelli del Green Deal ovviamente. Oltre alla premier, tra le ‘donne della transizione‘ c’è di sicuro Vannia Gava, che per la seconda volta ricopre il ruolo di vice ministro dell’Ambiente, dicastero al quale da questa legislatura viene affiancata anche la delega alla Sicurezza energetica.

In Parlamento, invece, Chiara Braga, capogruppo del Partito democratico alla Camera, e Luana Zanella, presidente dei deputati di Avs, portano avanti la bandiera dell’ambientalismo nelle istituzioni. Tra i banchi di Montecitorio siede anche Elly Schlein, prima segretaria del Pd, sempre in prima linea sulle battaglie per il clima.

In Europa, poi, entra di fatto e di diritto nel pantheon la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Non foss’altro perché, anche nel suo caso, la responsabilità dei temi passa comunque tutta dalle sue mani. Nella squadra di Bruxelles, poi, ci sono la vicepresidente esecutiva, Margrethe Vestager, che si occupa di Digitale, Kadri Simson, che ha il compito di gestire la delega all’Energia, e Iliana Ivanova, commissaria a Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù.

Nel mondo economico e finanziario è Christine Lagarde, attuale presidente della Banca centrale europea ed ex direttrice del Fondo monetario internazionale, il volto più conosciuto sul palcoscenico mondiale. Mentre sta iniziando a ritagliarsi il suo spazio anche Nadia Calvino, nominata lo scorso 1 gennaio presidente della Banca europea per gli investimenti: prima donna a ricoprire questo ruolo dalla fondazione della Bei, nel 1958.

Tornando in Italia, la situazione inizia a cambiare anche nei board delle principali società partecipate. Sebbene la strada sia ancora faticosamente lunga, visto che la prima e unica donna (della storia) a capo di una delle più grandi aziende italiane è l’amministratrice delegata e direttrice generale di Terna, Giuseppina Di Foggia, nominata il 9 maggio di un anno fa. Nel gruppo Eni, invece, Rita Marino è presidente di Plenitude, mentre tra i manager figurano Chiara Ficeti per l’Energy Management, Giorgia Molajoni per Digital, Information Technology & Communication, Giovanna Bianchi Health, Safety, Environment and Quality e Simona Napoli Internal Audit.

Rimanendo nel campo energetico, Francesca Gostinelli è Head of Enel X Global Retail, Silvia Fiori direttrice della funzione Audit di Enel, Elisabetta Colacchia è Head of People and Organization, Margherita Mezzacapo, Marina Lombardi e Donata Susca rispettivamente responsabili di Audit, Innovazione e Health, Safety, Environment and Quality di Enel Green Power & Thermal Generation, la business line di Enel che si occupa della generazione di energia elettrica.

Spostando l’obiettivo verso la parte più economica, Silvia Maria Rovere è presidentessa di Poste Italiane dal maggio 2023, Alessandra Ricci è amministratrice delegata e direttrice generale di Sace, che molto spesso investe in progetti relativi alla transizione ecologica e la sostenibilità. Altro nome di rilievo è quello di Silvia Massaro, presidentessa di Sace Srv, la società specializzata nel recupero dei crediti e gestione del patrimonio informativo. Regina Corradini D’Arienzo, inoltre, è ad e dg di Simest e Alessandra Bruni presidentessa di Enav.

Spostando l’attenzione sul mondo associazionistico, le donne con ruoli apicali diventano ancora di meno. Perché tra le grandi sigle ricoprono incarichi di vertice Annamaria Barrile, direttrice generale di Confagricoltura, Maria Letizia Gardoni, presidentessa di Coldiretti Bio, Maria Grazia Mammuccini, presidentessa di FederBio, Barbara Nappini e Serena Milano, rispettivamente presidentessa e direttrice generale Slow Food Italia, e Nicoletta Maffini, presidentessa di AssoBio. Infine, c’è molto da rivedere nel mondo sindacale, se solo Daniela Piras ha un incarico di vertice come segretaria generale della Uiltec.