Allarme Unicef: “L’inquinamento atmosferico è il 2° fattore di rischio di morte per i bimbi”

Photo credit: Unicef 2024

Secondo la quinta edizione del Rapporto State of Global Air (SoGA), l’inquinamento atmosferico sta avendo un impatto crescente sulla salute umana, diventando il secondo principale fattore di rischio di morte a livello globale. Il Rapporto, pubblicato oggi dall’Health Effects Institute (HEI- un’organizzazione di ricerca indipendente no-profit con sede negli Stati Uniti), realizzato per la prima volta in collaborazione con l’UNICEF, ha rilevato che l’inquinamento atmosferico è stato responsabile di 8,1 milioni di decessi a livello globale nel 2021. In aggiunta a questi decessi, molti altri milioni di persone convivono con malattie croniche debilitanti, mettendo a dura prova i sistemi sanitari, le economie e le società.

Il Rapporto rileva che i bambini al di sotto dei cinque anni sono particolarmente vulnerabili, e gli effetti sulla salute includono nascita prematura, basso peso alla nascita, asma e malattie polmonari. Nel 2021, l’esposizione all’inquinamento atmosferico è stata collegata a più di 700.000 decessi di bambini al di sotto dei cinque anni, rendendolo il secondo fattore principale di rischio di morte a livello globale per questa fascia di età, dopo la malnutrizione. Ben 500.000 di questi decessi di bambini erano legati all’inquinamento atmosferico domestico dovuto alla cottura in casa con combustibili inquinanti, soprattutto in Africa e in Asia.

PREOCCUPAZIONE PER LA SALUTE GLOBALE. Il nuovo Rapporto SoGA offre un’analisi dettagliata dei dati recentemente pubblicati dallo studio Global Burden of Disease del 2021, che mostra il grave impatto sulla salute umana di inquinanti come il particolato fine esterno (PM2,5), l’inquinamento atmosferico domestico, l’ozono (O3) e il biossido di azoto (NO2) in tutto il mondo. Il rapporto include dati relativi a più di 200 Paesi e territori in tutto il mondo, indicando che quasi ogni persona sulla terra respira ogni giorno livelli malsani di inquinamento atmosferico, con implicazioni di vasta portata per la salute. Oltre il 90% dei decessi dovuti all’inquinamento atmosferico – 7,8 milioni di persone – è attribuito all’inquinamento atmosferico da PM2,5, compreso quello ambientale e domestico. Queste minuscole particelle, che misurano meno di 2,5 micrometri di diametro, sono così piccole che rimangono nei polmoni e possono entrare nel flusso sanguigno, influenzando molti sistemi degli organi e aumentando il rischio di malattie non trasmissibili negli adulti come le malattie cardiache, l’ictus, il diabete, il cancro ai polmoni e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Secondo il rapporto, il PM2,5 è risultato essere il più costante e accurato indicatore di risultati negativi per la salute in tutto il mondo. “Ci auguriamo che il nostro Rapporto State of Global Air fornisca sia le informazioni che l’ispirazione per un cambiamento“, ha dichiarato la presidente dell’HEI, Elena Craft. “L’inquinamento atmosferico ha enormi implicazioni per la salute. Sappiamo che migliorare la qualità dell’aria e la salute pubblica globale è pratico e realizzabile“.

INQUINAMENTO ATMOSFERICO E CAMBIAMENTO CLIMATICO. L’inquinamento atmosferico da PM2,5 deriva dalla combustione di combustibili fossili e biomassa in settori quali i trasporti, le abitazioni, le centrali elettriche a carbone, le attività industriali e gli incendi boschivi. Queste emissioni non solo hanno un impatto sulla salute delle persone, ma contribuiscono anche ai gas serra che stanno riscaldando il pianeta. Le popolazioni più vulnerabili sono colpite in modo sproporzionato sia dai rischi climatici che dall’aria inquinata. Nel 2021, l’esposizione a lungo termine all’ozono ha contribuito a 489.518 decessi stimati a livello globale, tra cui 14.000 decessi per BPCO legati all’ozono negli Stati Uniti, più alti rispetto ad altri Paesi ad alto reddito. Con il continuo riscaldamento del mondo dovuto agli effetti del cambiamento climatico, le aree con alti livelli di NO2 possono aspettarsi livelli più elevati di ozono, con effetti ancora più gravi sulla salute. Per la prima volta, il Rapporto di quest’anno include i livelli di esposizione e i relativi effetti sulla salute del biossido di azoto (NO2), compreso l’impatto dell’esposizione a NO2 sullo sviluppo dell’asma dei bambini. I gas di scarico del traffico sono una delle principali fonti di NO2, il che significa che le aree urbane densamente popolate, in particolare nei Paesi ad alto reddito, registrano spesso i livelli più elevati di esposizione all’NO2 e di impatto sulla salute. “Questo nuovo Rapporto ci ricorda con chiarezza l’impatto significativo che l’inquinamento atmosferico ha sulla salute umana, con un onere troppo elevato a carico dei bambini piccoli, delle popolazioni più anziane e dei Paesi a basso e medio reddito“, ha dichiarato Pallavi Pant, responsabile del settore Salute globale dell’HEI, che ha supervisionato la pubblicazione del rapporto SoGA. “Questo indica chiaramente l’opportunità per le città e i Paesi di considerare la qualità dell’aria e l’inquinamento atmosferico come fattori ad alto rischio quando si sviluppano politiche sanitarie e altri programmi di prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili”.

LA SALUTE DEI BAMBINI. Alcuni dei maggiori impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico si registrano nei bambini. I bambini sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento atmosferico e i suoi danni possono iniziare già nel grembo materno, con effetti sulla salute che possono durare tutta la vita. Ad esempio, i bambini inalano più aria per chilogrammo di peso corporeo e assorbono più inquinanti rispetto agli adulti mentre i loro polmoni, i loro corpi e i loro cervelli sono ancora in fase di sviluppo. L’esposizione all’inquinamento atmosferico nei bambini piccoli è legata alla polmonite, responsabile di 1 decesso su 5 di bambini a livello globale, e all’asma, la malattia respiratoria cronica più comune nei bambini più grandi. Le disuguaglianze legate all’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei bambini sono impressionanti. Il tasso di mortalità legato all’inquinamento atmosferico nei bambini al di sotto dei cinque anni in Africa orientale, occidentale, centrale e meridionale è 100 volte più alto rispetto alle loro controparti nei Paesi ad alto reddito. “Nonostante i progressi nella salute materna e dei bambini, ogni giorno quasi 2.000 bambini sotto i cinque anni muoiono a causa degli impatti sulla salute legati all’inquinamento atmosferico“, ha dichiarato Kitty van der Heijden, vicedirettrice generale dell’UNICEF.La nostra inazione sta avendo effetti profondi sulla prossima generazione, con ripercussioni sulla salute e sul benessere per tutta la vita. L’urgenza globale è innegabile. È indispensabile che i governi e le imprese prendano in considerazione queste stime e i dati disponibili a livello locale e li utilizzino per elaborare azioni significative e incentrate sui bambini per ridurre l’inquinamento atmosferico e proteggere la salute dei bambini“.

I PROGRESSI. Il rapporto SoGA contiene anche buone notizie. Dal 2000, il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni è diminuito del 53%, grazie soprattutto agli sforzi volti ad ampliare l’accesso all’energia pulita per cucinare, oltre che ai miglioramenti nell’accesso all’assistenza sanitaria e alla nutrizione e a una maggiore consapevolezza dei danni associati all’esposizione all’inquinamento atmosferico domestico. Molti Paesi, in particolare quelli che registrano i livelli più elevati di inquinamento atmosferico, stanno finalmente affrontando il problema di petto. Le azioni per la qualità dell’aria in regioni come l’Africa, l’America Latina e l’Asia, come l’installazione di reti di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, l’attuazione di politiche più severe sulla qualità dell’aria o la compensazione dell’inquinamento atmosferico dovuto al traffico con il passaggio a veicoli ibridi o elettrici, stanno avendo un impatto misurabile sull’inquinamento e sul miglioramento della salute pubblica. Sebbene si stiano registrando progressi, si può fare di più per impedire che l’inquinamento atmosferico continui a prevalere su altri rischi per la salute diventando una delle principali minacce per milioni di vite.

Allarme Unicef in vista della COP28: Un bimbo su tre è esposto alla scarsità di acqua

Un bambino su 3 – ovvero 739 milioni nel mondo – vive in aree già esposte a livelli alti o molto alti di scarsità d’acqua, con i cambiamenti climatici che minacciano di rendere questa situazione peggiore. Lo rivela il nuovo rapporto The Climate Changed Child dell’Unicef. Inoltre, il doppio impatto della diminuzione della disponibilità di acqua e dell’inadeguatezza dell’acqua potabile e dei servizi igienici sta aggravando le difficoltà, esponendo i bambini a un rischio ancora maggiore. The Climate Changed Child – lanciato in vista del Summit sul cambiamento climatico della COP28 – mette in luce la minaccia per i bambini dovuta alla vulnerabilità idrica, uno dei modi in cui gli impatti del cambiamento climatico si fanno sentire. Fornisce un’analisi degli impatti dei tre livelli di sicurezza idrica a livello globale –scarsità d’acqua, vulnerabilità idrica e stress idrico.

Il rapporto, un supplemento all’Indice di rischio climatico per l’infanzia dell’Unicef (2021), delinea anche la miriade di altri modi in cui i bambini subiscono l’impatto della crisi climatica – fra cui malattie, inquinamento atmosferico, ed eventi meteorologici estremi come inondazioni e siccità. Dal momento del concepimento, fino all’età adulta, la salute e lo sviluppo del cervello, dei polmoni e del sistema immunitario, e di altre funzioni vitali dei bambini sono influenzati dall’ambiente in cui crescono. Per esempio, i bambini sono più esposti all’inquinamento atmosferico rispetto agli adulti. In generale, respirano più velocemente rispetto agli adulti e il loro cervello, polmoni e altri organi si stanno ancora sviluppando.

Le conseguenze del cambiamento climatico sono devastanti per i bambini”, ha dichiarato Catherine Russell, Direttrice Generale dell’Unicef. “I loro corpi e le loro menti sono particolarmente vulnerabili all’aria inquinata, alla scarsa nutrizione e al caldo estremo. Non solo il loro mondo sta cambiando – con fonti d’acqua che si prosciugano ed eventi atmosferici terrificanti che diventano più forti e più frequenti – ma anche il loro benessere, visto che il cambiamento climatico influenza la loro salute mentale e fisica. I bambini stanno chiedendo un cambiamento, ma i loro bisogni sono fin troppo spesso messi in secondo piano”.

Secondo quanto emerge dal rapporto, la maggior parte dei bambini esposti si trova nelle regioni del Medio Oriente e Nord Africa e dell’Asia meridionale – questo significa che vivono in luoghi con risorse idriche limitate e alti livelli di variabilità tra un anno e l’altro e stagionale, abbassamento della falda freatica o rischio di siccità. Fin troppi bambini – 436 milioni – stanno affrontando il doppio svantaggio di una scarsità d’acqua elevata o molto elevata e livelli bassi o molto bassi di servizi per l’acqua potabile – noti come vulnerabilità idrica estrema – mettendo a rischio la loro vita, la loro salute e il loro benessere. Si tratta di una delle principali cause di morte tra i bambini sotto i 5 anni per malattie prevenibili. Il rapporto mostra che quelli maggiormente colpiti vivono in paesi a basso e medio reddito in Africa Subsahariana, in Asia Meridionale e Centrale e in Asia Orientale e Sudorientale. Nel 2022, 436 milioni di bambini vivevano in aree con vulnerabilità idrica estrema. Fra i paesi più colpiti: Niger, Giordania, Burkina Faso, Yemen, Ciad e Namibia, in cui sono esposti 8 bambini su 10.

In queste circostanze, gli investimenti in acqua potabile e servizi igienici sono una prima linea di difesa essenziale per proteggere i bambini dagli impatti del cambiamento climatico. Secondo il rapporto, il cambiamento climatico sta portando anche a un aumento dello stress idrico – il rapporto tra la domanda di acqua e le scorte rinnovabili disponibili. Entro il 2050, si prevede che 35 milioni di bambini in più saranno esposti a livelli elevati o molto elevati di stress idrico, con il Medio Oriente e il Nord Africa e l’Asia Meridionale che attualmente affrontano i maggiori cambiamenti. In Italia il rapporto stima che nel 2022 fossero circa 298 mila i bambini esposti a livelli elevati o molto elevati di stress idrico e anche il nostro Paese, all’interno del cosiddetto hotspot mediterraneo, rischia un peggioramento della situazione in assenza di misure efficaci per combattere il cambiamento climatico. Nonostante la loro particolare vulnerabilità, i bambini sono stati ignorati o ampiamente trascurati nelle decisioni sui cambiamenti climatici. Ad esempio, solo il 2,4% dei finanziamenti per il clima provenienti dai principali fondi multilaterali per il clima sostiene progetti che includono attività che rispondono alle esigenze dei bambini.

In occasione della COP28, l’Unicef chiede ai leader mondiali e alla comunità internazionale di compiere passi fondamentali con e per i bambini per garantire un pianeta vivibile, tra cui: prendere in considerazione i diritti dei bambini all’interno della decisione finale della COP28 e convocare un dialogo tra esperti su bambini e cambiamenti climatici; inserire riferimenti ai bambini e l’equità intergenerazionale nel Global Stocktake (GST); includere misure per rendere i servizi essenziali per i bambini resilienti al clima nella decisione finale sull’Obiettivo globale per l’adattamento (GGA); garantire che il Fondo per le perdite e i danni e gli accordi di finanziamento rispondano alle esigenze dei bambini e che i diritti dei bambini siano integrati nella governance e nel processo decisionale del Fondo. Al di là della COP28, l’Unicef chiede alle parti di agire per proteggere la vita, la salute e il benessere dei bambini, anche adattando i servizi sociali essenziali, di mettere ogni bambino in condizione di essere un difensore dell’ambiente e di rispettare gli accordi internazionali sulla sostenibilità e sul cambiamento climatico, compresi quelli per la rapida riduzione delle emissioni.

I bambini e i giovani hanno sempre chiesto con insistenza di far sentire la loro voce sulla crisi climatica, ma non hanno quasi nessun ruolo sostanziale nelle politiche climatiche e nel processo decisionale. Raramente vengono presi in considerazione nei piani e nelle azioni di adattamento, mitigazione e finanziamento del clima“, ha dichiarato Russell. “È nostra responsabilità collettiva mettere ogni bambino al centro di un’azione globale urgente per il clima“.

 

Alluvione

Decine di milioni di bambini sfollati e traumatizzati dai disastri climatici

Inondazioni, tempeste, siccità… i disastri alimentati dai cambiamenti climatici hanno causato 43,1 milioni di sfollati tra il 2016 e il 2021. E questa è solo “la punta dell’iceberg”, avverte l’Unicef, criticando la mancanza di attenzione nei confronti di queste vittime “invisibili”.
Nell’ultimo rapporto l’agenzia Onu racconta il trauma di Juana, che nel 2020 aveva 9 anni quando la città in cui viveva in Guatemala fu sommersa dalle acque in seguito agli uragani Eta e Iota. E la storia delle giovani sorelle Mia e Maia che hanno visto la loro casa mobile distrutta dalle fiamme in California.

Abbiamo portato le nostre cose in autostrada, dove abbiamo vissuto per settimane”, racconta Abdul Azim, un bambino sudanese il cui villaggio è stato inondato nell’agosto 2022 e poteva essere raggiunto solo in barca.

Le statistiche sugli sfollamenti interni legati ai disastri climatici non tengono generalmente conto dell’età, ma l’Unicef sta lavorando con il Centro per disaggregare i dati e garantire che i bambini non siano più “invisibili”.

Tra il 2016 e il 2021, quattro tipi di disastri climatici (inondazioni, tempeste, siccità e incendi), la cui frequenza e intensità stanno aumentando con il riscaldamento globale, hanno causato lo sfollamento di 43,1 milioni di bambini in 44 Paesi; nel 95% dei casi, la ‘colpa’ è stata di inondazioni e tempeste. “Si tratta dell’equivalente di circa 20.000 spostamenti di bambini al giorno”, spiega Laura Healy, una delle autrici, sottolineando che questi minori sono esposti a molteplici rischi, dalla possibile separazione dalle loro famiglie alle reti di traffico di bambini.

I dati, però, sottovalutano “radicalmente” gli spostamenti legati alla siccità, che avvengono più lentamente e sono quindi più difficili da monitorare. “Questa è solo la punta dell’iceberg, sulla base dei dati disponibili. La realtà è che con l’impatto dei cambiamenti climatici e un migliore monitoraggio degli spostamenti per gli eventi meteorologici di più lenta insorgenza, il numero di bambini sradicati sarà molto maggiore”, insiste Laura Healy.

Le inondazioni legate esclusivamente allo straripamento dei fiumi potrebbero causare lo sradicamento di 96 milioni di bambini nei prossimi 30 anni, i venti ciclonici 10,3 milioni e la sommersione marina legata alle tempeste 7,2 milioni. Queste cifre non includono le evacuazioni preventive.

“Per coloro che sono costretti a fuggire, la paura e le ripercussioni di tali disastri possono essere particolarmente devastanti, con la preoccupazione di sapere se saranno mai in grado di tornare a casa o a scuola, o se saranno costretti a ripartire”, dice Catherine Russell, responsabile dell’Unicef.

L’organizzazione chiede ai leader mondiali di affrontare questo problema alla conferenza sul clima COP28 che si terrà a Dubai tra poche settimane. Sebbene il crescente impatto del cambiamento climatico sia avvertito ovunque, il rapporto punta il dito su alcune aree particolarmente vulnerabili. Filippine, India e Cina sono i Paesi più colpiti in termini assoluti (quasi 23 milioni di bambini sfollati in 6 anni), a causa delle loro popolazioni molto numerose, della loro posizione geografica e dei loro piani di evacuazione preventiva.
Ma se guardiamo alla percentuale di bambini sfollati, l’immagine evidenzia la vulnerabilità dell’Africa e delle isole minori. La Dominica ha visto sfollare il 76% dei suoi bambini in 6 anni, Cuba e Saint-Martin più del 30%, Vanuatu il 25%, le Filippine il 23%.

Tags:
,
Unicef

I Paesi ricchi distruggono l’ambiente dei bambini

Secondo l’ultima Report Card pubblicata dal Centro di Ricerca Unicef Innocenti, la maggior parte dei Paesi ricchi sta creando condizioni malsane, pericolose e nocive per i bambini di tutto il mondo. La Innocenti Report Card 17 ‘Luoghi e Spazi – Ambiente e benessere dei bambini’ mette a confronto i risultati ottenuti da 39 Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) e dell’Unione Europea nel fornire ambienti sani ai bambini. Il rapporto presenta indicatori come l’esposizione a inquinanti nocivi, tra cui aria tossica, pesticidi, umidità e piombo; l’accesso alla luce, agli spazi verdi e a strade sicure; il contributo dei Paesi alla crisi climatica, al consumo di risorse e allo smaltimento dei rifiuti elettronici. Il rapporto afferma che se tutti i cittadini del mondo consumassero le risorse al ritmo dei paesi dell’Ocse e dell’Ue, sarebbe necessario l’equivalente di 3,3 pianeti Terra per mantenere i livelli di consumo. Se tutti consumassero le risorse al ritmo di Canada, Lussemburgo e Stati Uniti, sarebbero necessari almeno 5 pianeti Terra.

Sebbene Spagna, Irlanda e Portogallo occupino i primi posti della classifica generale, tutti i Paesi dell’Ocse e dell’Ue non riescono a garantire ambienti sani a tutti i bambini in tutti gli indicatori. Alcuni dei Paesi più ricchi, tra cui l’Australia, il Belgio, il Canada e gli Stati Uniti, hanno un impatto grave e diffuso sull’ambiente globale – sulla base delle emissioni di CO2, dei rifiuti elettronici e del consumo complessivo di risorse pro capite – e si collocano agli ultimi posti anche per la creazione di un ambiente sano per i bambini all’interno dei loro confini. Al contrario, i Paesi meno ricchi dell’Ocse e dell’Ue in America Latina e in Europa hanno un impatto molto più basso a livello mondiale.

Unicef

L’ITALIA

Il nostro paese si colloca sesto posto su 39 Paesi nella classifica generale delle condizioni ambientali che influenzano il benessere dei bambini nei paesi industrializzati. In particolare, l’Italia risulta in una posizione buona (7° posto) per quanto riguarda “inquinamento dell’aria e dell’acqua e avvelenamento da piombo” e in posizioni medie (16° e 14°) per “sovraffollamento, spazi verdi urbani e sicurezza stradale” e “‘numero di pianeti Terra consumati’, produzione di rifiuti elettronici ed emissioni di CO2 basate sui consumi”. Le maggiori criticità sono legate alla situazione abitativa: in particolare, la percentuale di famiglie con bambini che hanno difficoltà a riscaldare la propria abitazione (10%), le famiglie che vivono in un’abitazione sovraffollata (18,9%), la percentuale di bambini sotto i 6 anni che vivono in condizioni di disagio abitativo grave (5,9%) e le condizioni di sovraffollamento nel 20% delle famiglie con il più basso reddito (24,3%).

I RISULTATI

Secondo il report, oltre 20 milioni di bambini in questo gruppo di Paesi hanno livelli elevati di piombo nel loro sangue. Il piombo è una delle sostanze tossiche ambientali più pericolose. La Finlandia, l’Islanda e la Norvegia si posizionano nel primo terzo della classifica nel fornire un ambiente sano per i loro bambini ma finiscono nell’ultimo terzo nella classifica per quanto riguarda ‘Il mondo in generale’, con alti tassi di emissione, rifiuti elettronici e consumi. In Islanda, Lettonia, Portogallo e Regno Unito, 1 bambino su 5 è esposto a umidità o muffa a casa, mentre a Cipro, in Ungheria e Turchia più di 1 bambino su 4 ne è esposto. Molti bambini respirano aria tossica sia fuori che dentro le loro case. Il Messico è uno dei paesi con il maggior numero di anni di vita in buona salute persi a causa dell’inquinamento dell’aria, equivalente a 3,7 anni per 1.000 bambini, mentre la Finlandia e il Giappone hanno il più basso, a 0,2 anni. In Belgio, Repubblica Ceca, Israele, Paesi Bassi, Polonia e Svizzera oltre 1 bambino su 12 è esposto a elevato inquinamento da pesticidi. L’inquinamento da pesticidi è stato collegato al cancro, compresa la leucemia infantile, e può danneggiarne i sistemi nervoso, cardiovascolare, digestivo, riproduttivo, endocrino, sanguigno e immunitario.

LE RICHIESTE DELL’UNICEF

L’Unicef chiede di adottare le seguenti misure per proteggere e migliorare l’ambiente in cui vivono i bambini: i governi a livello nazionale, regionale e locale devono essere all’avanguardia nel migliorare l’ambiente in cui vivono oggi i bambini, riducendo i rifiuti, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua e garantendo abitazioni e quartieri di alta qualità. Migliorare le condizioni ambientali dei bambini più vulnerabili. I bambini delle famiglie povere tendono ad essere maggiormente esposti ai danni ambientali rispetto ai bambini delle famiglie più ricche. Ciò rafforza e amplifica gli svantaggi e le disuguaglianze esistenti. Garantire che le politiche ambientali siano a misura di bambino. I governi e i responsabili politici dovrebbero assicurarsi che le esigenze dei bambini siano integrate nel processo decisionale. I decisori adulti a tutti i livelli, dai genitori ai politici, devono ascoltare le loro prospettive e tenerle in considerazione quando definiscono politiche che avranno un impatto sproporzionato sulle generazioni future. Coinvolgere i bambini, i principali soggetti interessati del futuro: i bambini si troveranno ad affrontare i problemi ambientali di oggi per molto tempo, ma sono anche quelli meno in grado di influenzare il corso degli eventi. I governi e le imprese devono intraprendere subito azioni efficaci per onorare gli impegni presi per ridurre le emissioni di gas serra entro il 2050. L’adattamento ai cambiamenti climatici dovrebbe essere in primo piano sia per i governi che per la comunità globale, e in vari settori, dall’istruzione alle infrastrutture.

“I PAESI RICCHI DISTRUGGONO GLI AMBIENTI DEI BAMBINI”

La maggior parte dei Paesi ricchi non solo non riesce a fornire ambienti sani ai bambini all’interno dei propri confini, ma contribuisce anche alla distruzione degli ambienti in cui vivono i bambini in altre parti del mondo“, ha dichiarato Gunilla Olsson, direttore del Centro di Ricerca Unicef Innocenti. “In alcuni casi – ha spiegato -, vediamo che i Paesi che forniscono ambienti relativamente sani per i bambini nel proprio paese sono tra i maggiori responsabili dell’inquinamento che distrugge gli ambienti dei bambini all’estero“. “Dobbiamo a noi stessi e alle generazioni future la creazione di luoghi e spazi migliori per la crescita dei bambini“, ha aggiunto Olsson. “L’accumulo di rifiuti, le sostanze inquinanti nocive e l’esaurimento delle risorse naturali stanno compromettendo la salute fisica e mentale dei nostri bambini e minacciano la sostenibilità del nostro pianeta. Dobbiamo perseguire politiche e pratiche che salvaguardino l’ambiente naturale da cui i bambini e i giovani dipendono maggiormente“, ha concluso.

Unicef

Bambini vittime dell’inquinamento. Torna la campagna ‘Cambiamo l’aria’ di Unicef

Il cambiamento climatico mette a rischio anche la salute dei più piccoli. “Le bambine e i bambini non sono al sicuro, se non invertiamo subito la rotta, a cominciare da piccoli gesti e scelte quotidiane”. Lo denuncia l’Unicef annunciando di voler rilanciare la campagna ‘Cambiamo l’aria’ con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sulle conseguenze che il riscaldamento globale avrà sui bambini.

Due sono le date significative per l’evento: il 22 aprile, giornata mondiale della Terra e il 27 maggio, anniversario della ratifica da parte dell’Italia della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. In questo arco di tempo i volontari organizzeranno una serie di attività, sul proprio territorio, con la collaborazione di varie realtà attive in questo ambito. Bambini e famiglie potranno partecipare alle ‘Passeggiate del Benessere’ e ad altre attività, legate sempre alle tematiche ambientali. La mobilitazione avrà anche l’obiettivo di raccogliere fondi grazie a regali sostenibili dell’Unicef come la borraccia, la shopper e la penna biodegradabile.

Unicef, attraverso la mobilitazione, avrà anche l’obiettivo di raccogliere fondi per sostenere il progetto ‘Scuole di Plastica’ che l’associazione sta portando avanti in Costa D’Avorio per riciclare tonnellate di rifiuti di plastica – dagli incarti delle caramelle ai pneumatici – trasformandole in mattoni utili per costruire delle scuole moderne e sicure. Fino ad ora, grazie al riciclo della plastica abbandonata nelle discariche a cielo aperto della capitale della Costa d’Avorio, Abidjan, sono state costruite più di 200 classi capaci di contenere 8.400 bambini ma l’obiettivo è quello di arrivare a realizzarne più di 500.