Confindustria: Moda sotto attacco, serve visione strategica

Il fashion made in Italy è “sotto attacco”. La denuncia arriva da Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda che di fronte a un contesto globale sempre più complesso chiede risposte lungimiranti: “Serve una visione strategica di lungo periodo, anche fondata su pilastri Esg solidi e soprattutto condivisi”, commenta dalla presentazione della quarta edizione del Venice Sustainable Fashion Forum, che si terrà il 23 e 24 ottobre nel capoluogo veneto. La kermesse, per l’industriale, deve diventare il luogo in cui le imprese mettono a fattor comune idee e istanze, per arrivare a “regole e pratiche condivise su tre fronti decisivi”: la Responsabilità Estesa del Produttore, un quadro normativo nazionale che garantisca trasparenza e legalità nei contratti di filiera e un sistema di auditing armonizzato, capace di creare un linguaggio condiviso lungo tutte le supply chain. Insomma, la richiesta è quella di avere un luogo in cui si definiscano le politiche per l’evoluzione sostenibile del settore moda, con impegni concreti a favore delle imprese in una prospettiva europea e internazionale.

“È nostro dovere preservare e rafforzare quel ‘bello e ben fatto’ che rappresenta l’essenza e l’unicità del nostro Paese anche di fronte ad attacchi strumentali e non accettabili mentre ogni giorno mezzo milione di persone in Italia lavorano a creare prodotti unici”, denuncia Sburlati. L’obiettivo del forum è appunto quello di raccogliere le idee e le istanze di brand e imprese, per tradurle in norme e processi condivisi: il titolo – esplicativo – dell’edizione 2025 è appunto ‘Harmonizing Values’. Perché le complessità di scenario hanno trasformato la percezione del comparto moda sempre più intrecciato al concetto di responsabilità e attento alla dimensione sociale del lavoro. Si punta quindi a individuare strumenti per affrontare la fase di cambiamento senza compromettere la competitività delle imprese. Durante il Forum si discuteranno le norme condivise a livello europeo e si approfondirà il valore strategico della “nuova” sostenibilità, oggi più che mai fattore distintivo capace di differenziare la produzione di qualità da quella di massa. La sfida principale è realizzare un percorso armonico di trasparenza e tracciabilità lungo tutti i passaggi della filiera.

Quest’anno verrà presentata la quarta edizione dello studio ‘Just Fashion Transition 2025’, l’Osservatorio permanente sulla transizione sostenibile delle filiere chiave della moda, abbigliamento, calzature e pelletteria di TEHA. Tra le evidenze dello studio emerge che, pur essendo percepita come ostacolo alla competitività del settore, la ricetta europea per la transizione sostenibile della moda dimostra di rappresentare una leva efficace per favorire contemporaneamente sia la crescita economica che la decarbonizzazione: rispetto al periodo pre-Covid, i ricavi complessivi sono aumentati dell’11,4% mentre le emissioni si sono ridotte del 17%. La decarbonizzazione rappresenta una sfida decisiva per le filiere, specialmente in Italia, dove la pressione economica e le ridotte dimensioni delle imprese rendono gli investimenti addizionali richiesti non sostenibili in autonomia per circa il 58% delle aziende. Sul palco della Fondazione Giorgio Cini si alterneranno istituzioni, esperti, case history del mondo moda, start-up, ricercatori e protagonisti del nuovo Made in Italy, unico al mondo per qualità, creatività e know-how. E anche quest’anno il Forum si svolgerà a Venezia, città simbolo di eccellenza e al tempo stesso di un ecosistema fragile da proteggere, in un parallelismo con l’industry della moda italiana.

“Siamo partiti nel 2022, dopo un anno di studio e preparazione, con la prima edizione del Venice Sustainable Fashion Forum. Avevamo il vento in poppa: la sostenibilità e gli obiettivi ESG erano al centro dell’attenzione, mentre l’industria della Moda e del Lusso usciva con slancio ed entusiasmo dalla fase pandemica e da un biennio segnato da paura e incertezza”, ricorda Flavio Sciuccati, Partner & Director Global Fashion Unit TEHA. Oggi, quattro anni dopo, ammette, “ci ritroviamo in un contesto profondamente diverso, se non addirittura opposto”. Sciuccati parla di un contesto europeo in cui le politiche ESG sono “circondate da un clima di incertezza”. Nel settore Moda e Lusso, si registra una forte contrazione dei volumi nella fascia alta dei consumi, che colpisce direttamente il Made in Italy. A tutto questo si è aggiunto, quest’anno, un tema delicato: l’intervento della Procura di Milano nelle indagini sul caporalato nel settore Moda, con misure cautelari nei confronti di alcuni grandi marchi. “In questo contesto, il nostro Forum di Venezia – rivendica – rappresenta un’occasione fondamentale per discutere, approfondire e ribadire da un lato, la centralità dell’impegno condiviso tra brand e produttori verso una moda più etica e sostenibile; dall’altro, l’importanza strategica del sistema ‘Made in Italy’ e della sua manifattura come leva economica e culturale essenziale per il Paese”. In questa fase complessa, tra tensioni geopolitiche, cambiamenti normativi e dei consumi, Paola Carron, presidente Confindustria Veneto Est, sottolinea l’urgenza di “armonizzare gli standard di sostenibilità sociale ed economica oltre che ambientale, di trasparenza e valore, e la determinazione a evolvere verso una nuova competitività”. Il messaggio alle istituzioni nazionali ed europee è chiaro: “Solo insieme possiamo fare la differenza, attraverso la condivisione di responsabilità, visione industriale, competenze e investimenti lungo tutta la catena del valore, e mantenere la leadership mondiale in questo settore strategico del Made in Italy”.

Torna a Venezia il Sustainable Fashion Forum: sfida transizione

Il 26 e 27 ottobre torna tra le calli, per il secondo anno, il ‘Venice Sustainable Fashion Forum‘, il summit dedicato alla moda sostenibile.

Boosting Transition‘ è il titolo scelto per l’edizione 2023: l’obiettivo è sottolineare l’urgenza di interventi efficaci per la riduzione dell’impatto ambientale e sociale dell’industria del fashion. L’invito è rivolto a tutti gli attori della filiera, in particolare alle istituzioni, al mondo politico e al legislatore, perché promuovano un approccio coeso, anche attraverso un sistema normativo omogeneo.

La transizione sostenibile è una “questione strategica urgente” per il settore, conferma il presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini. Nei primi sei mesi del 2023, il comparto ha registrato un fatturato di circa 58 miliardi di euro, con una proiezione di crescita del 7,3% per il primo semestre e una previsione a fine 2023 di circa 112 miliardi di fatturato.

La due giorni sarà anche un’occasione per lanciare un appello alla finanza, che può avere un ruolo chiave per aiutare il comparto ad allinearsi a nuovi standard condivisi a livello internazionale. Il settore non resta fermo: in un solo anno, le top 100 aziende fashion europee hanno tutte incrementato i propri presidi di sostenibilità del 17% negli ambiti ESG. Tuttavia, delle 100 aziende analizzate, la best-in-class soddisfa solo il 70% dei requisiti di maturità dei presidi ESG, il percorso verso la sostenibilità è, anche per i migliori, in salita.

Nella prima giornata, saranno analizzati gli scenari geopolitici che influenzano il tema della sostenibilità e del cambiamento climatico a livello globale. Verranno indagate le implicazioni del fast fashion, il tema dei diritti umani dei lavoratori, il ruolo dell’attivismo e della sensibilizzazione dei consumatori alla luce delle crescenti disuguaglianze economiche e sociali. Climate change al centro, con l’analisi di alcuni dei principali fattori d’impatto, dalle emissioni di sostanze inquinanti al consumo e alla contaminazione delle acque, fino agli effetti sulla biodiversità. La discussione si concentrerà sul ruolo chiave dell’innovazione come acceleratore di transizione. Gli imprenditori condivideranno buone pratiche e soluzioni efficaci per coniugare competitività e resilienza con un approccio responsabile.

La seconda giornata verrà dedicata alle regolamentazioni e alla finanza sostenibile e alle possibili nuove soluzioni alle sfide globali, dal riuso all’ecodesign, fino ai nuovi modelli di business per aderire alle aspettative dei consumatori. Verranno formulate proposte, raccomandazioni, richieste degli stakeholder. “Per una transizione giusta del settore Fashion & Luxury non si può che partire dalla manifattura“, è convinto Flavio Sciuccati, Partner The European House-Ambrosetti e Director Global Fashion Unit. In questa transizione, l’Italia delle filiere e dei distretti della moda, ribadisce, “ha un ruolo centrale“. Sciuccati parla di una sfida che potrà essere affrontata con successo solo attraverso “la ricerca scientifica di nuove soluzioni e prodotti sempre più durevoli, riusabili e differenziabili“. Questo richiederà investimenti difficili da sostenere per le aziende del settore, spesso PMI che operano con marginalità inferiori rispetto a quelle di imprese più vicine alla distribuzione e al consumatore.