Terzo mandato per Xi Jinping: sfida ‘green’ cinese al 2030

E' la prima volta dal dopo-Mao. Le sfide rimangono numerose alla guida della seconda economia mondiale, tra il rallentamento della crescita e la transizione ecologica

Xi Jinping

Dallo scorso ottobre è segretario del Pcc per la terza volta consecutiva. Ora, Xi Jinping, sempre per la terza volta di fila, è anche presidente della Repubblica popolare cinese e capo delle forze armate. Lo ha eletto il Parlamento di Pechino con una votazione unanime: 2.952 voti favorevoli, zero contrari, zero astenuti).  Il leader 69enne aveva già ottenuto a ottobre una proroga di cinque anni ai vertici del Partito Comunista e della commissione militare del Partito, le due posizioni di potere più importanti in Cina. L’unico candidato, Xi Jinping, è stato riconfermato per lo stesso mandato a capo dello Stato.
Le sue sfide rimangono numerose alla testa della seconda economia mondiale, tra il rallentamento della crescita, il calo della natalità e anche l’immagine internazionale della Cina che si è fortemente deteriorata negli ultimi anni. Non da ultima, resta la sfida della transizione green di uno dei Paesi più inquinati e inquinanti del mondo.

I rapporti tra Pechino e Washington sono ai minimi termini, con molte controversie, da Taiwan al trattamento dei musulmani uiguri, alla rivalità tecnologica Anche questa settimana Xi Jinping ha condannato la “politica di contenimento, accerchiamento e repressione contro la Cina” messa in atto da “Paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti”. Una tensione che si riverbera anche sui reciproci impegni a difesa del clima e nella riduzione delle emissioni.
Sulla scena energetica globale, la Cina dipende pesantemente dalle importazioni energetiche di petrolio e gas. A livello nazionale, in poco più di un anno la Cina ha subito due gravi interruzioni di corrente: una volta a causa di stranezze nella progettazione del mercato energetico locale e un’altra la scorsa estate a causa della siccità e delle ondate di calore legate ai cambiamenti climatici. Il carbone è ampiamente visto come una risposta a breve termine a tali problemi.

Per quanto riguarda le energie rinnovabili, la Cina è stata a lungo il più grande produttore di energia idroelettrica, eolica e solare fotovoltaica. Anche di fronte alle preoccupazioni sulla loro variabilità, l’accumulo di energia eolica e solare in Cina è in fase di accelerazione: nel 2021 sono stati aggiunti oltre 100 GW di energia eolica e solare, molto più di quanto ottenuto da qualsiasi altro paese. Di fatto, il 40 percento della nuova energia solare immessa a livello globale nel 2021 proviene dalla Cina. L’obiettivo dichiarato dal paese per il 2030 per quanto riguarda l’eolico e il solare è di un totale di 1.200 GW, cifra che supera di gran lunga la capacità di generazione elettrica totale dell’Europa odierna. Già alla fine del 2020 disponeva di oltre 500 GW di energia prodotta da queste fonti e i piani quinquennali provinciali in materia intendono aggiungere oltre 850 GW entro il 2025.

Per decenni, la Repubblica popolare cinese, scottata dal caos politico e dal culto della personalità durante il regno (1949-1976) del suo leader e fondatore Mao Tse-tung, aveva promosso un governo più collegiale ai vertici del potere. In virtù di questo modello, i predecessori di Xi Jinping, ovvero Jiang Zemin e poi Hu Jintao, avevano rinunciato ciascuno al proprio posto di presidente dopo dieci anni in carica. Xi ha posto fine a questa regola abolendo il limite di due mandati presidenziali nella Costituzione nel 2018, consentendo allo stesso tempo di sviluppare intorno a lui un nuovo culto della personalità. Xi Jinping diventa così il leader supremo a rimanere al potere più a lungo nella recente storia cinese.