Ue si spacca sui dazi alle auto elettriche cinesi. Urso: “Lavoriamo per evitare guerra commerciale”

A Bruxelles passa il 'sì' per aumentare le tasse sui veicoli importati da Pechino, ma con una maggioranza risicata: 10 a favore, 12 astenuti e 5 contro

Nessun accordo di peso – ma passa comunque il sì – tra i 27 Stati membri sull’introduzione dei dazi dell’Ue sulle auto elettriche importate dalla Cina. La votazione, infatti, non ha fatto emergere alcuna maggioranza qualificata né a favore né contro la proposta della Commissione. Fonti riferiscono che 10 Stati membri si sono espressi a favore – tra i quali ci sarebbe anche l’Italia – 5 contro (Germania, Ungheria, Slovacchia, Slovenia e Malta),e 12 si sono astenuti. Esplicitamente contraria la Germania, secondo la quale “le tariffe sarebbero sbagliate. Lo dice la nostra industria automobilistica, che dovrebbe essere protetta. Alcuni politici pensano di sapere tutto meglio degli stessi interessati. Bisogna parlare chiaramente e negoziare con la Cina, ma solo i perdenti sperimentano le guerre commerciali”, dice il ministro delle Finanze, Christian Lindner.

Nel dettaglio, le tasse aggiuntive ammonteranno al 7,8% per Tesla, al 17% per BYD, al 18,8% per Geely e al 35,3% per SAIC, secondo un documento finale inviato ai Paesi membri il 27 settembre.

Ora la palla passa alla stessa Commissione europea, che potrà procedere come riterrà più opportuno e dovrà arrivare a una decisione entro il 30 ottobre, quando si chiuderà l’indagine anti-sovvenzioni avviata un anno fa. La proposta, spiega la Commissione, “ha ottenuto il sostegno necessario dagli Stati membri dell’Ue per l’adozione delle tariffe. Questo rappresenta un ulteriore passo avanti verso la conclusione dell’indagine antisovvenzioni”. Parallelamente, però, assicura, “l’Ue e la Cina continuano a lavorare sodo per esplorare una soluzione alternativa che dovrebbe essere pienamente compatibile con l’Omc, adeguata per affrontare le sovvenzioni pregiudizievoli accertate dall’indagine della Commissione, monitorabile e applicabile”.

Insomma, si cerca ancora di arrivare a una soluzione condivisa. “Non vogliamo e non abbiamo mai voluto imporre tariffe giusto per farlo”, assicura il portavoce della Commissione europea, Olof Gill, responsabile per il Commercio e l’Agricoltura, che rimarca però “gli effetti dannosi” delle sovvenzioni sul mercato europeo, pur ribadendo che “restiamo aperti a trovare una soluzione”.

Immediata la replica di Pechino, che ha annunciato che si opporrà “fermamente” al piano dell’Unione Europea di aggiungere ulteriori tasse sulle auto elettriche cinesi. “La Cina si oppone fermamente alle pratiche protezionistiche ingiuste, non conformi e irragionevoli dell’Ue in questo caso e si oppone con forza all’imposizione di dazi antisovvenzioni sui veicoli elettrici cinesi”, ha dichiarato il ministero del Commercio che ha esortato i Paesi dell’Ue a “tornare in carreggiata” risolvendo le tensioni commerciali attraverso il dialogo e ha avvertito che “salvaguarderà gli interessi delle aziende cinesi”.

Sul fronte italiano il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ricorda che il nostro Paese si è espresso “in linea con le analisi tecniche della Commissione tese a ripristinare condizioni di equità commerciale. Auspichiamo che il negoziato riprenda sia in bilaterale sia in sede di Wto per giungere, come sempre sostenuto, ad una soluzione condivisa nel pieno rispetto delle regole internazionali”. In ogni caso, ribadisce Urso, “siamo contrari ad ogni ipotesi di ‘guerra commerciale’ e lavoreremo insieme per evitarla”.

 

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