Sembrerà un paradosso: molte più donne rispetto agli uomini chiedono alle istituzioni politiche di investire in rinnovabili, ma – allo stesso tempo – rispetto agli uomini sono anche le più scettiche che tale cambiamento si possa concretizzare nel nostro paese. Ed eccone un altro: i giovani sono molto attenti ai temi della sostenibilità, ma a chiedere investimenti in questo settore sono soprattutto gli over60.
Queste sono due particolarità che emergono dai dati elaborati dall’EngageMinds Hub, Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona, per monitorare la percezione sulle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina su un campione di oltre 9000 italiani. Un report che peraltro certifica nel complesso un trend importante: 8 italiani su 10 auspicano più investimenti pubblici per la transizione ecologica.
Sembreranno anche, come abbiamo anticipato all’inizio, due paradossi, “ma non mi stupiscono”, afferma Guendalina Graffigna, professoressa di Psicologia della Salute e dei Consumi all’Università Cattolica e direttrice dell’EngageMinds Hub. “La maggiore sensibilità e il maggiore altruismo delle donne non sono nuovi” spiega, “e abbiamo osservato la stessa tendenza anche all’inizio della pandemia, in cui risultavano più allarmate ma anche più desiderose di mettere in pratica cambiamenti comportamentali”. Un aspetto, quindi, che spiega una maggiore attenzione femminile all’ambiente, unita a una preoccupazione per le conseguenze – anche energetiche – del conflitto in corso.
E se l’82% del campione femminile chiede cambiamenti, perché solo una percentuale più bassa (10 punti percentuali in meno rispetto agli uomini) sembra crederci davvero? Anche in questo caso, lo studio dei pensieri, delle motivazioni e dei comportamenti alla base delle nostre scelte cerca di dare una spiegazione. “Le preoccupazioni che abbiamo preso in esame si sommano a oltre due anni di fatica e frustrazione dovute alla pandemia” spiega ancora Graffigna, “un lungo periodo dal quale le donne sono uscite molto toccate”. E dal quale sono state colpite anche a livello sociale ed economico, con un 2020 in cui tre posti su quattro persi proprio da lavoratrici. “Sono più realiste” conclude la professoressa, “si sono sentite più abbandonate in passato e questo può renderle oggi più fataliste nella relazione con le istituzioni”.
Ma i giovani? Sono sicuramente più attenti alla dimensione ambientale, ma solo il 67%, rispetto all’86% degli over60, avverte l’esigenza di un cambio di passo. “Penso che, in questo caso, pesi di più l’incertezza economica, e che quindi l’attenzione per la sostenibilità che abbiamo rilevato sia in parte frutto di una spinta egoistica” afferma Graffigna.
Eppure, questa reazione ai temi ambientali così sentita si può comunque considerare un passo incoraggiante. “In questi momenti critici siamo più reattivi ai cambiamenti” conclude, “e adesso stiamo sperimentando azioni reali”. In altre parole: sarà pure per una semplice paura di una bolletta troppo alta, ma ci stiamo comunque abituando a risparmiare sulla luce o sul gas. “Se questi comportamenti verranno valorizzati, si creerà prima una consapevolezza e poi un’abitudine. Dovremmo fare tanta comunicazione ed educazione sociale, per coltivare alla base questi comportamenti”.