Visco spinge sul Pnrr: “E’ possibile migliorarlo, ma non c’è tempo da perdere”

Il governatore della Banca d'Italia ha ricordato la necessità di un confronto "continuo e costruttivo" con la Commissione europea

IGNAZIO VISCO BANCA D'ITALIA

Miglioramenti del Pnrr “sono possibili”, ma bisogna “tenere conto del serrato programma concordato con le autorità europee”, quindi “un confronto continuo con la Commissione è assolutamente necessario, nonché utile e costruttivo. Non c’è tempo da perdere”. Lo ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, durante le considerazioni finali in occasione della pubblicazione della Relazione annuale sul 2022. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha ricordato, “rappresenta un raro, e nel complesso valido, tentativo di definire una visione strategica per il Paese”. Elemento da non dimenticare, anche quando “si discute di presunte insufficienze nel dibattito collettivo riguardo al suo disegno, dell’orizzonte temporale limitato per il raggiungimento degli obiettivi, delle possibili carenze nella capacità di attuarne le misure”. Ecco allora, ribadisce Visco, che “oltre agli investimenti e agli altri interventi di spesa, è cruciale dare attuazione all’ambizioso programma di riforme, da troppo tempo attese, in esso contenuto”.

C’è un punto, per il governatore di Bankitalia, sul quale bisogna accelerare il più possibile per alzare “la qualità della pubblica amministrazione” perché “in tutti i comparti – istruzione, sanità, giustizia – si riscontrano, oltre ai divari rispetto alla media europea, ampie differenze territoriali”. Per ridurle e conseguire i necessari miglioramenti, ha spiegato Visco, “occorrono sistemi di monitoraggio e strumenti efficaci per intervenire laddove non si raggiungono standard minimi di qualità”.

Sui risultati, però, ha ricordato, “incidono i ritardi nell’uso delle tecnologie digitali, l’elevata età media del personale, l’insufficiente dotazione di competenze specialistiche”. Ed è per questo motivo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza “può stimolare progressi significativi nella digitalizzazione delle amministrazioni; l’accentuazione del turnover già in atto nel pubblico impiego offre l’occasione di acquisire risorse umane con un livello professionale adeguato rispetto ai servizi che lo Stato si impegna a fornire”.