Draghi bacchetta l’Europa: “La crescita perde slancio. L’inazione minaccia competitività e sovranità”

A 12 mesi dalla presentazione del suo rapporto, l'ex premier traccia un bilancio di ciò che stato fatto e di ciò che resta da fare insieme a Ursula von der Leyen

“A distanza di un anno, l’Europa si trova quindi in una situazione più difficile. Il nostro modello di crescita sta perdendo slancio. Le vulnerabilità aumentano. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno. Ci è stato dolorosamente ricordato che l’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma anche la nostra stessa sovranità”. A dodici mesi dalla presentazione del rapporto che metteva in guardia dal “ritardo” economico del Vecchio Continente rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea ed ex presidente del Consiglio, ha esortato martedì l’Europa a uscire dalla sua “lentezza” e a condurre riforme per ripristinare la sua competitività. Invitato dalla Commissione europea a tracciare un primo bilancio – alla presenza di Ursula von der Leyen – dodici mesi dopo la presentazione delle sue raccomandazioni, l’economista è stato, come sempre, molto schietto.

Pur lodando la determinazione ad agire della Commissione, che aveva fatto propria la sua diagnosi e da allora ha lanciato molteplici iniziative ispirate alle sue raccomandazioni, Draghi ha ritenuto che “le imprese e i cittadini” sono delusi “dalla lentezza dell’Europa e dalla sua incapacità di muoversi con la stessa rapidità” degli Stati Uniti o della Cina. “L’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma anche la nostra sovranità”, ha avvertito, rammaricandosi che “i governi non siano consapevoli della gravità della situazione”.

Secondo i calcoli del centro di riflessione EPIC di Bruxelles, solo l’11% delle 383 raccomandazioni formulate da Draghi nella sua relazione sul “futuro della competitività europea” sono state attuate completamente e circa il 20% in modo parziale. Anche gli economisti della Deutsche Bank Marion Muehlberger e Ursula Walther ritengono in una nota che “i progressi nel complesso siano contrastanti”, con “riforme sostanziali” attuate o avviate, ma senza che vi sia nulla che possa cambiare radicalmente la situazione in questa fase.

Tra i principali progressi, c’è la ripresa dell’industria della difesa. L’urgenza di riarmare l’Europa di fronte alla minaccia russa ha spinto i 27 Stati membri a lanciarsi in uno sforzo collettivo di reindustrializzazione, con notevole agilità. La settimana scorsa, la Commissione ha annunciato di aver stanziato 150 miliardi di euro di prestiti a 19 paesi, nell’ambito di una serie di misure volte a mobilitare fino a 800 miliardi di euro. L’Europa si è anche dotata di una piattaforma comune per garantire l’approvvigionamento di materie prime “critiche” e ha moltiplicato le iniziative nel campo dell’intelligenza artificiale. Tutti risultati sottolineati von der Leyen, che, ricevendo Mario Draghi, ha riconosciuto la necessità di accelerare i tempi per raddrizzare la barra.

La Commissione, ha detto, “manterrà senza sosta la rotta fino a quando tutto sarà completato” e ha esortato le altre istituzioni europee a unirsi al movimento, in particolare il Parlamento, che non ha ancora adottato una serie di leggi di semplificazione normativa denominate Omnibus. “Abbiamo bisogno di un’azione urgente per far fronte a esigenze urgenti, perché le nostre imprese e i nostri lavoratori non possono più aspettare”, ha detto von der Leyen.

Secondo la Deutsche Bank, queste misure di semplificazione potrebbero far risparmiare alle imprese europee circa 9 miliardi di euro all’anno. La presidente dell’esecutivo europeo ha invitato inoltre ad attuare “con senso di urgenza”  il completamento del mercato unico, un vasto progetto che consiste nell’eliminare entro il 2028 molteplici barriere interne che continuano a frenare l’attività economica in numerosi settori. Secondo il Fondo monetario internazionale, tali ostacoli rappresentano l’equivalente del 45% dei dazi doganali sui beni e del 110% sui servizi. Per Simone Tagliapietra, esperto dell’istituto Bruegel, “il messaggio di Draghi è molto chiaro: o l’Europa cambia modello economico, o è destinata a scomparire”. E questo messaggio è rivolto in primo luogo agli Stati membri, dove secondo lui risiede il principale ostacolo alle riforme.