
Ucraina, Medio Oriente, Nato, competitività, clima. I temi sul tavolo del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre sono tanti e su tutti Giorgia Meloni promette una posizione chiara dell’Italia.
A partire dalla proposta di revisione della Legge sul Clima europea, che vorrebbe inserire un taglio del 90% delle emissioni per il 2040. Senza un “cambio di approccio”, Roma non la sosterrà: la premier lo dice apertamente nelle comunicazioni in Parlamento.
Il cambio di rotta chiesto dall’Italia passa da tre ambiti principali, in cui le rinnovabili “hanno un ruolo nello sviluppo ma devono essere integrate in un sistema equilibrato, tecnologicamente attrezzato per contenere al massimo le emissioni”, precisa la presidente del Consiglio. Il primo è una modifica che preveda un nuovo obiettivo intermedio al 2040, accompagnato da “condizioni abilitanti”, ovvero strumenti che consentano di raggiungere gli obiettivi senza “compromettere l’economia europea”. La seconda condizione è che questo cambio di approccio preveda una piena applicazione del principio della neutralità tecnologica a tutta la legislazione climatica Ue, a partire da quella relativa al settore automobilistico e a quello dell’industria pesante. Terzo punto è quello delle risorse. “Perché nessuna transizione è davvero possibile senza stanziare le risorse adeguate”, ricorda la premier. Il nuovo Quadro finanziario pluriennale sarà un “fondamentale banco di prova” insieme all’avanzamento verso l’Unione dei mercati dei capitali Ue, fondamentale per favorire “gli indispensabili investimenti privati necessari a complemento di quelli pubblici”.
Per sostenere la competitività, insieme ad altri 18 Paesi europei l’Italia ha indirizzato una lettera alla Presidente del Consiglio Ursula von der Leyen per accelerare ulteriormente la semplificazione normativa.
Sulla Difesa, Roma ha già iniziato un percorso di rafforzamento, ricorda Meloni facendo riferimento ai finanziamenti agevolati previsti da Safe (Security Action for Europe), con l’assegnazione di 14,9 miliardi di euro. Il che consente, ribadisce, di “rafforzarla senza distogliere un solo euro dalle altre priorità che il Governo si è dato”. Rispetto all’Unione la premier chiede di rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita per il settore e mette in chiaro: tutti i confini sono rilevanti. Non soltanto il fianco Est, quindi la ‘prontezza europea’ nella difesa deve essere sviluppata a 360°: “Non possiamo consentire che si perda di vista il fianco meridionale, la sicurezza dei confini esterni dell’Alleanza è indivisibile. Dobbiamo essere pronti anche di fronte alle minacce alla nostra sicurezza portate dai conflitti e dall’instabilità nel Medio Oriente, in Libia, nel Sahel, nel Corno d’Africa“, scandisce.
Non cambia la posizione di Roma sull’Ucraina: “Non può cambiare – spiega Meloni – , davanti alle vittime civili, alle immagini delle città, delle case, delle stazioni elettriche e di stoccaggio del gas sistematicamente bombardate dai russi, con il solo e preciso intento di rendere impossibile la vita alla popolazione civile, che resiste eroicamente da quasi quattro anni a un conflitto su larga scala“. Nessun disimpegno quindi, risponde alle polemiche dopo la ricondivisione di un video Maga da parte di Donald Trump, ma un sostegno al popolo ucraino “fermo, determinato, nell’unico intento di arrivare alla pace“, precisa. Si continuerà a lavorare con Stati Uniti per, aggiunge, “definire garanzie di sicurezza robuste, credibili, efficaci nella loro capacità di deterrenza, per Kiev e per tutti noi”. Deterrenza che per la premier deve basarsi sulla forza dell’esercito ucraino, su una componente politica (con un meccanismo di assistenza modellato sull’articolo 5 del Patto Atlantico) e una di rassicurazione prevista dalla coalizione dei volenterosi.
Ma gli Usa non si possono escludere dal processo e Mosca va contenuta, ripete la prima ministra, anche perché “quando Putin provoca con i droni sui cieli europei non è l’Europa sotto attacco, è l’Alleanza Atlantica sotto attacco, è l’Occidente che è sotto attacco“. La premier parla di una “saldatura” tra Russia, Cina, Corea del Nord che cercherebbero di rafforzare l’influenza nel Sud Globale. Quindi, “non è l’Europa che si cerca di isolare, è l’Occidente che si cerca di isolare”. Il legame Bruxelles-Washington va “rafforzato” e insiste: “Tutti coloro che provano dicono ‘decidi se stare con l’Europa o gli Stati Uniti’ stanno facendo un errore, perché io voglio stare con l’Occidente rafforzando il ruolo dell’Europa e dell’Italia all’interno dell’Occidente“.