
Il dodicesimo pacchetto di aiuti dell’Italia a Kiev è in arrivo. Mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto, annuncia la notizia parlando con i cronisti al ministero, nel centro di Roma si consuma una tragedia: una porzione della torre medievale dei Conti, nei Fori Imperiali, crolla, coinvolgendo quattro operai.
La notizia dovrebbe essere totalmente slegata all’impegno del Paese per l’Ucraina. Ma Maria Zakharova, portavoce di Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, la utilizza per attaccare i piani di Roma: “Finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente il denaro dei contribuenti, l’Italia crollerà completamente: dall’economia alle torri”, scrive su Telegram.
Parole che sollevano l’indignazione trasversale del Paese. A partire dalla Farnesina, che convoca subito l’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov, per un richiamo formale e che tramite fonti interne fa filtrare un commento durissimo: Mosca è piombata in un “abisso di volgarità”, sostiene il dicastero, definendo le frasi di Zakharova “squallide” e “preoccupanti”. Dal ministero degli Esteri viene ricordato che “a nessuno in Italia, proprio a nessuno, sarebbe mai venuto in mente di gioire, di speculare su un incidente, una tragedia in cui siamo ancora tutti coinvolti come popolo italiano”. L’Italia, viene garantito, manterrà “modi civili” ed “educazione”. Come è stato fatto anche in questi mesi, quando in Russia è stato attaccato un centro commerciale. “Esprimeremo sempre e comunque solidarietà e amicizia per i più deboli, per chi è in difficoltà, per chi è sotto attacco. Per questo appoggiamo il popolo ucraino. Perché siamo italiani“, scandiscono le fonti.
In mattinata, Crosetto aveva spiegato che gli aiuti italiani, in termini di mezzi, restano secretati, ma che verrà inviato a Kiev tutto quello che sarà possibile “senza indebolire la nostra difesa“. Che comunque, ha insistito, va rafforzata urgentemente. Non perché lo chiede la Nato, ma perché “siamo preoccupati”, ha confessato il ministro. “Dobbiamo prepararci in modo serio a dover difendere il paese, è finito il tempo di dover edulcorare le parole. I tempi sono molto cambiati, la difesa ha il compito di programmarli per affrontare tutti gli scenari. Non siamo ancora all’altezza di farlo, i tempi però non li decidiamo noi”, ha detto, domandando che si eviti una spaccatura tra maggioranza e opposizione sul tema. “In momenti come questo l’investimento in difesa non dovrebbe essere un elemento di differenziazione, è la garanzia che esistano una maggioranza, un’opposizione e un Parlamento anche in futuro, è il prerequisito che gli ospedali ci siano e non siano abbattuti, che le scuole siano aperte perché tutto funziona bene e perché c’è la pace”.
Quanto all’Ucraina e alla possibilità che accetti o meno la tregua proposta dalla Russia in cambio dei territori occupati, “il limite di ciò che Kiev può accettare o meno lo decide l’Ucraina e non noi”, ha messo in chiaro Crosetto, ammettendo che sarà “difficile” che l’Ucraina possa riconquistare una parte dei territori persi. Crimea in primis, che non è più sua dal 2014. Sul tema la palla passa a Kiev, anche se il problema più grosso, ha osservato, è che “la Russia per ora non ha mai dimostrato la volontà di affrontare la pace, neanche parlando di cessione dei territori”.