Pichetto: “Cambiamento climatico colpa dell’uomo? Non lo so”

Per il ministro dell'Ambiente è compito degli esperti capirne le cause, ma "so che c'è e se ne rendono conto tutti"

Il cambiamento climatico? “Non so quanto sia dovuto all’uomo” o quanto, invece, “sia ciclico, dovuto alla Terra. Il secolo scorso è stato quello che ha scaricato di più come emissioni. E’ quello, non è quello? Non lo so, ma so che c’è”. A dirlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ospite di SkyTg24 traccia la roadmap del governo per affrontare la “tropicalizzazione” del clima. Capire i motivi per cui il nostro pianeta si trova in questa situazione è, però, spiega, “compito degli esperti”. La politica, dice rispondendo all’invito della giornalista a lanciare un messaggio ai negazionisti climatici, “deve occuparsi del fatto che abbiamo una situazione in cui piove la stessa quantità d’acqua in meno giorni, in cui le temperature sono molto più alte e ci sono conseguenze sulla vita quotidiana. Concentriamoci sulle cose da fare”.

“Che ci sia un cambiamento climatico – ricorda – se ne rendono conto tutti, italiani ed europei, poi il dibattito se sia dovuto a un fattore ciclico o antropico lo lasciamo agli studiosi. Possiamo, però, fare una valutazione personale”. Valutazione che per Pichetto è proprio quella di lasciare “ai meteorologi e agli scienziati”, il compito di indagare sulle cause del climate change. “Ministro Pichetto – gli risponde via Twitter la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga – non fare come Ponzio Pilato. Gli scienziati sono tutti d’accordo: sono i combustibili fossili la causa del cambiamento climatico. E’ la politica che deve decidere. E non lo fa. Lo scotto lo pagano tutti, a partire dai più fragili”.

Il provvedimento approvato mercoledì sera dal Consiglio dei ministri, spiega il titolare dell’Ambiente, serve “a dare una mano agli enti locali per ripristinare le condizioni normalità, poi il passaggio successivo è la programmazione di tutta serie di opere, grandi e piccole, per far fronte al cambiamento che stiamo vivendo e che determina eventi meteo sempre più violenti”. A partire dal Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che prevede 361 azioni che “spaziano su tutto ciò che è necessario per adattarci” alla “tropicalizzazione” e ritrovare “un nuovo equilibrio tra uomo e natura”. Pichetto cita, ad esempio, le infrastrutture idriche. “Le ultime dighe – dice – sono state fatte anche 40 anni fa e noi raccogliamo una percentuale di acqua troppo bassa, cioè l’11%, a fronte del 37% della Spagna. Ma non solo, perché “noi perdiamo il 40% di quello che passa per i nostri acquedotti”.

Quanto accadendo in Italia, cioè il passaggio da “temporali” a “uragani” sta facendo “emergere le debolezze decennali del sistema”, dice il ministro, spiegando che “la lentezza del nostro sistema determina di avere opere” contro il dissesto idrogeologico “finanziate da dieci anni e mai partite, forse anche per negligenza. Bisogna accelerare, non possiamo più aspettare secoli”.