Una conferma e diverse sorprese, sia in senso positivo che negativo. Prima di tutto, però, va sottolineato il dato dell’affluenza, che si ferma al 49,69 percento, un brusco passo indietro rispetto al 56,09 di cinque anni fa, ma anche nel confronto con il 63,91 del 2022. Le urne delle elezioni europee consegnano una fotografia del Paese che, tutto sommato, rispecchia l’attuale composizione di Parlamento e governo, con Fratelli d’Italia che si attesta al 28,8% aumentando di quasi tre punti percentuali la sua performance rispetto alle Politiche, ma diminuendo il numero di voti assoluti di oltre 700mila (nel 2022 furono 7,3 milioni, quasi due anni dopo sono 6,7 milioni). Alle sue spalle si piazza il Partito democratico, tra le rivelazioni di questa tornata, che balza al 24,08% con un buon recupero di preferenze: 5,6 milioni contro i 5,3 milioni di due anni fa. Un’altra, inaspettata sorpresa è sempre nel campo progressista, con l’Alleanza verdi sinistra che per la prima volta nella sua storia sfonda il muro del 6% e per lunghi tratti dello spoglio si è avvicinata al 7.
Chi trae nuova linfa vitale da queste europee è sicuramente Forza Italia, che proprio alla vigilia delle commemorazioni del primo anno dalla scomparsa del suo fondatore e leader, Silvio Berlusconi, sorpassa la Lega nella partita interna al centrodestra. Gli azzurri di Antonio Tajani, infatti, si attestano al 9.61% (2,2 milioni di voti) e staccano gli alleati del Carroccio, fermi al 9 percento, che resta un risultato accettabile per i vertici, considerando che alle Politiche presero l’8,77. Se si contano le preferenze, invece, il discorso cambia, perché il gruppo guidato da Matteo Salvini nel 2022 fu scelto da oltre 2,4 milioni di italiani mentre adesso solo da quasi 2,1 milioni. Nel complesso, la tenuta della Lega è soprattutto merito del generale, Roberto Vannacci, che prende in totale oltre 541mila voti sommando i risultati delle cinque circoscrizioni in cui era candidato. In questo senso, tra le sorprese c’è sicuramente il sindaco uscente di Bari, Antonio Decaro, presidente dell’Anci, che in una sola circoscrizione, quella meridionale, taglia il traguardo delle 496mila preferenze.
Capitolo a parte merita il Movimento 5 Stelle, vero sconfitto di queste consultazioni assieme alla lista Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi ed Emma Bonino (3,76% e 875mila preferenze) e Azione-Siamo europei di Carlo Calenda (3,35 percento e 778mila voti). Ma è clamoroso il crollo dei pentastellati di Giuseppe Conte, finiti un filo sotto il 10% (9,99 per la precisione), con 2,3 milioni di voti: il peggior risultato della sua storia, ma soprattutto una debacle in confronto al 15,4 percento delle politiche, quando ottenne la fiducia di 4,3 milioni di italiani. Se la macchina del tempo resta al 2022 fa parecchio rumore anche il doppio tonfo di Calenda e Renzi, che all’epoca, uniti nel progetto di Terzo Polo, portarono a casa il 7,79% e oltre 2,1 milioni di voti, mentre oggi, divisi, non superano la soglia di sbarramento e rimangono fuori dal prossimo Parlamento Ue.
Fuori dai giochi anche tutto il resto delle liste che si erano presentate: da Libertà di Cateno De Luca e dell’ex vice ministra dell’Economia, Laura Castelli, a Pace terra e dignità di Michele Santoro, ad Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi, Partito animalista-Italexit per l’Italia e Democrazia sovrana popolare.