Tra i partner del G7 un progetto di moda sostenibile

Tra gli stand del Media Center a Bari spicca la pala di fico d'india di HavanaEco, capsule collection del Gruppo Toma

Giacche in pelle d’uva, ricavate dagli scarti della produzione del vino, denim in cotone e gomma naturale, abiti tinti con polveri naturali da piante e arbusti del territorio, in collaborazione con laboratori artigianali specializzati.
Tra gli stand del Media Center del G7, nella fiera del Levante a Bari, spicca la pala di fico d’india di HavanaEco, capsule collection del Gruppo Toma, partner del vertice.

La collezione celebra la sostenibilità e l’artigianalità in un’edizione limitata di pezzi unici spiccatamente contemporanei e dettagliatissimi.
Siamo onorati di essere stati selezionati tra i partner di un evento così rilevante che mette la Puglia sotto i riflettori del mondo”, spiega il co-founder Sergio Toma.

Il progetto nasce nel 2022 come ricerca e valorizzazione del Made in Italy, del Made in Puglia e della sua tradizione manifatturiera. Il gruppo però è più che adulto e ha già compiuto 30 anni: “Un trentesimo compleanno ricco di soddisfazioni“, confessa Salvatore Toma altro co-founder e presidente di Confindustria Taranto.

Il lavoro è sulla sostenibilità “applicata e reale“, assicura, che “non può non tenere conto dell’imprescindibile apporto valoriale delle maestranze presenti sul nostro territorio. Dalla loro valorizzazione e da quella degli antichi processi artigiani siamo partiti per questo meraviglioso viaggio“.

Oltre a essere sostenibile e artigianale, la capsule è anche genderless, specchio di un mondo in piena trasformazione. I capi sono disegnati secondo le logiche dell’ecodesign, scegliendo materie prime certificate e innovative che vengono prodotte a partire da fibre derivanti dagli scarti di altre industrie.

A supporto della trasparenza e del consumo consapevole, “i capi HavanaECO sono corredati di passaporto digitale“, spiega Verdiana Toma, quarta generazione in azienda e sustainability manager. “Teniamo molto alla trasparenza anche nella comunicazione e attraverso il passaporto digitale divulghiamo i processi e le materie prime sottostanti al singolo articolo“, scandisce. Il DPP si arricchisce così di un “racconto emozionale dei prodotti e di una sezione ricca di consigli sul buon utilizzo degli stessi per educare il consumatore ad un consumo consapevole e sostenibile“.