Semplificare le procedure di autorizzazione, per ridurre i tempi di installazione delle rinnovabili. E’ la strategia del governo, nel testo unico approvato in consiglio dei ministri.
Una “mediazione“, la definisce il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, tra chi, soprattutto in regime di attività libera, vorrebbe la massima flessibilità nell’installazione degli impianti e chi vorrebbe più rispetto per i vincoli paesaggistici.
Quello approvato in via preliminare è lo schema di decreto legislativo in materia di regimi amministrativi: raccoglie, unifica e consolida le norme che disciplinano la realizzazione delle Fer. Un provvedimento che porta, oltre a quella di Pichetto, anche le firme dei ministri per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, e per le Riforme Istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Lo schema individua i regimi amministrativi per la costruzione e l’esercizio di impianti di produzione, dei sistemi di accumulo, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili alla realizzazione degli impianti. Si passa da cinque a tre tipologie di autorizzazioni, a seconda della dimensione e della localizzazione degli impianti: l’attività libera, la procedura abilitativa semplificata e l’Autorizzazione unica per i grandi impianti.
Una “cornice unitaria e armonica“, per Pichetto, che “pone le basi per una riforma di sistema, orientata agli obiettivi del Pniec con pragmatismo e senza far venire meno le tutele ambientali”, rivendica, puntando su “regole certe e trasparenza nei tempi”. Un primo “significativo” passo, a cui dovranno seguirne altri, sottolinea Zangrillo, per “ridurre il peso burocratico nei confronti delle imprese che operano nel settore delle energie Rinnovabili, semplificando e standardizzando le procedure, con un risparmio di tempo e di costi anche per le amministrazioni coinvolte“. Un tassello del complesso panorama delle semplificazioni amministrative, che, ricorda, “ci avvicina al traguardo delle 200 procedure semplificate, step previsto per quest’anno dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Un traguardo “perfettamente in linea con la grande operazione di pulizia normativa, semplificazione delle procedure e sburocratizzazione che questo governo ha avviato per rendere la vita più facile a imprese e cittadini“, fa eco Casellati, che ribadisce come l’economia verde non debba essere “un peso” ma “un’opportunità” per le aziende.
Il nuovo provvedimento dispone che l’attività libera non richieda atti di assenso o dichiarazioni, tranne in caso di vincoli paesaggistici, nel quale l’autorità dovrà esprimersi entro trenta giorni (oggi il termine è di almeno 45 giorni).
La ‘PAS’, procedura abilitativa semplificata, riguarda invece progetti che non richiedono procedimento di ‘permitting’ e non sono assoggettati a valutazioni ambientali: a seconda delle casistiche, con l’eventuale coinvolgimento di più amministrazioni, si va da un minimo di 30 giorni ad un massimo di 75 per terminare la procedura. Oggi quest’ultimo termine può essere sospeso senza fissare alcun limite massimo per tale sospensione potendo, dunque, la procedura, durare anche due anni.
L’istanza di Autorizzazione Unica va invece presentata alla Regione per impianti sotto i 300 megawatt e oltre quella soglia al Mase: rientrano in quest’ultima casistica gli impianti off-shore. Il procedimento, a seconda della complessità può durare 175 giorni, nel caso di progetti non sottoposti a valutazioni ambientali, fino a 420 giorni, nella più complessa delle ipotesi, dovendo prevedere in quest’ultima anche la Verifica di assoggettabilità a VIA e la Valutazione d’Impatto Ambientale. Finora la legge ha previsto un termine di 60 o 90 giorni per la durata del procedimento di autorizzazione, senza, tuttavia, chiarire il tempo occorrente per la verifica di completezza della documentazione e comunque al netto dei tempi per le valutazioni ambientali.