Carne su chicchi di riso? Prof. Gandolfi: “Ecco gli ostacoli”

Si tratta di un approccio originale per combattere l'insicurezza alimentare: "Ma si tratta ancora dei primi risultati"

Carne coltivata, ma su chicchi di riso. Non è un’idea per sostituire una fiorentina o un hamburger. Ma un approccio originale per combattere l’insicurezza alimentare (il 9,8% della popolazione mondiale non ha accesso al cibo necessario per il proprio sostentamento) e per ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti.

Lo spunto nasce da uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Matter: i ricercatori hanno sostanzialmente replicato il procedimento per produrre carne in laboratorio, usando però la superficie di chicchi di riso come supporto per far crescere e differenziare le cellule animali. Un ibrido riso-manzo per farla semplice.

“L’idea dello studio è originale, anche se si tratta ancora di primi risultati” commenta Fulvio Gandolfi, professore al dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’università di Milano, “aumentare il valore nutritivo degli alimenti di origine vegetale è un approccio da tenere in considerazione pensando a una popolazione mondiale che arriverà presto a 9 miliardi di persone”. In altre parole: utilizzare il riso come “supporto” non serve a rendere più efficiente o più semplice un’eventuale produzione a regime di carne coltivata, punta invece a ottenere un alimento base più ricco di nutrienti.

Gli scienziati coinvolti nella ricerca hanno prima provato a far crescere cellule di manzo direttamente nelle porosità del riso. Con scarsi risultati. La svolta è arrivata rivestendo i singoli chicchi con una gelatina derivata dal pesce e alcuni additivi: a quel punto le cellule animali si sono adattate bene alla nuova impalcatura e sono state lasciate crescere per una settimana.

Non è il primo studio a esplorare questa possibilità. Già in passato si è studiata la possibilità di abbinare carne coltivata a soia o noci, con problemi però legati all’efficienza e alla presenza di allergeni.

“Vedo due problemi da superare” spiega Fulvio Gandolfi, “Il primo riguarda la conservazione: semplice per quanto riguarda il riso, ma le cellule animali richiedono almeno una certa refrigerazione”. Un potenziale limite pensando alle applicazioni proposte dagli autori.

“Il secondo ostacolo” continua il professore, “riguarda la quantità di proteine animali da poter abbinare al riso”. Oggi, una porzione da 100 grammi di riso ibrido può contenere 0,01 grammi in più di grassi e 0,31 grammi in più di proteine. Un po’ come mangiare – commenta lo studio – 100 grammi di riso con meno di mezzo cucchiaino di carne.

Il lavoro di ricerca andrà quindi in questa direzione: provare a raggiungere un alimento ad alto contenuto nutrizionale a basso costo. In un contesto globale in cui, nel 2020, quasi 3,1 miliardi di persone non hanno potuto permettersi una dieta sana e sicura a causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari al consumo.