Migliaia di politici, esperti e attivisti ambientali si sono riuniti a Lisbona per sostenere l’appello delle Nazioni Unite a lavorare per preservare la fragile salute degli oceani ed evitare “effetti a cascata” che minacciano l’ambiente e l’umanità.
“Purtroppo, abbiamo dato per scontato l’oceano. Attualmente stiamo affrontando quello che definirei uno stato di emergenza oceanica“, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite. “La nostra incapacità di preservare l’oceano avrà effetti a cascata“, ha sottolineato nel suo discorso di apertura della conferenza, che durerà cinque giorni, più volte rinviata a causa della pandemia.
I mari, che coprono più di due terzi della superficie del pianeta, generano metà dell’ossigeno che respiriamo e rappresentano una fonte vitale per la vita quotidiana di miliardi di persone. L’oceano svolge anche un ruolo chiave per la vita sulla Terra mitigando gli impatti dei cambiamenti climatici. Ma pagano un prezzo altissimo.
Assorbendo circa un quarto dell’inquinamento da CO2, con un aumento di emissioni del 50% negli ultimi 60 anni, il mare è diventato più acido, destabilizzando le catene alimentari acquatiche e riducendo la sua capacità di catturare sempre più gas carbonici. E, assorbendo oltre il 90% del calore in eccesso causato dal riscaldamento globale, l’oceano sta subendo potenti ondate di calore che stanno distruggendo preziose barriere coralline e diffondendo zone morte prive di ossigeno.
“Abbiamo ancora poca idea dell’entità della devastazione provocata dai cambiamenti climatici sulla salute degli oceani“, ha spiegato Charlotte de Fontaubert, la principale esperta di economia blu della Banca mondiale. Al ritmo attuale, l’inquinamento da plastica triplicherà entro il 2060, raggiungendo un miliardo di tonnellate all’anno, secondo un recente rapporto dell’Ocse. Le microplastiche causano già la morte di un milione di uccelli e di oltre 100mila mammiferi marini ogni anno. I partecipanti alla riunione di Lisbona discuteranno proposte per affrontare questo problema, che vanno dal riciclaggio al divieto totale dei sacchetti di plastica.
All’ordine del giorno c’è anche il problema della pesca intensiva. “Almeno un terzo degli stock ittici selvatici è sovrasfruttato e meno del 10% dell’oceano è protetto“, ha detto Kathryn Mathews, direttrice scientifica dell’Ong americana Oceana. “I pescherecci illegali devastano impunemente le acque costiere e in alto mare“, ha aggiunto.
I dibattiti verteranno anche su una possibile moratoria volta a proteggere i fondali marini dall’attività mineraria alla ricerca di metalli rari necessari alla fabbricazione delle batterie per il fiorente settore dei veicoli elettrici. Molti ministri e alcuni capi di Stato, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron, atteso giovedì, prenderanno parte alla conferenza che, però, non vuole diventare una sessione formale di negoziazione. Alcuni partecipanti coglieranno comunque l’occasione per difendere un’ambiziosa politica a favore degli oceani in vista dei due vertici cruciali che si terranno a fine anno: la conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP27, che si svolgerà a novembre in Egitto, seguita a dicembre dalla tanto attesa conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità COP15, che si svolgerà in Canada sotto la presidenza cinese.
(Photo credits: CARLOS COSTA / AFP)