Attivare e al tempo stesso accelerare l’impegno di federazioni, leghe, club e tutti gli stakeholder per il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente: sono questi gli obiettivi della nuova strategia ‘Strength through Unity 2030‘, lanciata dalla Uefa lo scorso dicembre. Il piano è composto da undici policy, sette riguardanti i diritti umani e quattro che promuovono il rispetto dell’ambiente. Entro il 2030 l’organizzazione conta di sviluppare “una strategia concreta, che possa essere applicata attraverso le 55 federazioni continentali”, spiega Michele Uva, direttore Football & Social Responsability della Uefa. Una rivoluzione che passa attraverso il cambio dei regolamenti e che “obbliga ciascuna federazione e ciascun club a nominare un manager dedicato alla sostenibilità già tra un anno”. Nel 2023, “avremo circa 600 persone che si occuperanno concretamente di sostenibilità all’interno del calcio europeo”, aggiunge Uva.
Sono previsti quattro focus in ‘Strength through Unity’ dedicati all’ambiente: economia circolare, difesa del clima, sostenibilità degli eventi, sostenibilità delle infrastrutture.
L’ottavo punto è il primo che riguarda la tutela del pianeta e si concentra sull’economia circolare. Stabilisce che le famose 4R – riduzione, riutilizzo, riciclo, recupero – dovranno diventare i pilastri dell’attività di federazioni e club, con lo scopo di efficientare le risorse e limitare i costi. Per fare un esempio, non solo il cibo presente allo stadio non dovrà essere gettato, dunque, ma dovrà anche essere consumato in packaging realizzati con materiali sostenibili. “Stiamo lavorando con gli sponsor Uefa su questo punto” sottolinea Uva.
La difesa del clima è un’altra priorità assoluta per la Uefa, come evidenziato dal nono punto di ‘Strength through Unity’. “È già attivo un team composto da 12 persone interne che si occupa della sostenibilità dell’organizzazione”, conferma Michele Uva. “Si punta a ridurre le emissioni di anidride carbonica con una serie di iniziative mirate, che vanno dal lancio della campagna a favore del Green Deal europeo ‘Every tricks count’ fino alla sensibilizzazione sugli effetti dell’inquinamento per giovani calciatori con l’iniziativa ‘Cleaner Air, Better Game’, mettendo in campo anche piani operativi concreti per pianificare la riduzione delle emissioni nei nostri eventi”.
Poche manifestazioni possono vantare il fascino e l’atmosfera che contraddistinguono tornei come la Champions League o un campionato europeo, ma nei piani della Uefa lo spettacolo deve viaggiare di pari passo con la sostenibilità ambientale. Come stabilito dal decimo punto, entro il 2030 l’organizzazione calcistica mira a dare vita a manifestazioni a impatto zero. “Tramite la creazione del Sems, verrà stilato un protocollo inedito che aiuterà federazioni e club a monitorare e rispettare 15 parametri ben precisi, otto dei quali legati all’ambiente” spiega Michele Uva. Si tratta di sostenibilità delle infrastrutture, mobilità, economia circolare, catering, utilizzo di energia e acqua e dell’impatto climatico complessivo. Ciascuno di questi punti verrà poi valutato e permetterà di ottenere la certificazione Uefa confermata da un’audit esterna.
Il punto di partenza per lo standard Uefa sarà l’europeo maschile del 2024, che si svolgerà in Germania. Ma, sottolinea il direttore Football & Social Responsability, “il campionato europeo femminile di quest’estate in Inghilterra sarà l’evento pilota per testare e migliorare il Sems. La collaborazione con la European Club Association (Eca) – l’ organismo che rappresenta le società calcistiche a livello continentale – in questo senso sarà fondamentale e proprio in questi giorni si terrà un importante incontro tra l’associazione con i suoi club e la Uefa”, aggiunge Uva.
Infine, poiché non esistono eventi sostenibili se non lo sono prima di tutto le infrastrutture utilizzate, è necessaria un’azione concreta anche per quanto riguarda gli stadi e i centri sportivi, come ricorda l’undicesimo punto di ‘Strength through Unity’. Tra le idee più rivoluzionarie spicca una guida alla costruzione e alla gestione di nuovi impianti sostenibili e quella di inserire impianti di riciclaggio e compostaggio direttamente all’interno delle strutture. Un piano tutt’altro che fantascientifico: “Stiamo lavorando con l’obiettivo di applicarlo agli stadi ma anche ai centri sportivi dei club, per il trattamento dei rifiuti organici a 360 gradi”, conclude Michele Uva.