Rinnovabili, svolta di Fai-Legambiente-Wwf. Pichetto: Apriamo tavolo
Le associazioni firmano il documento-manifesto 'Paesaggi rinnovabili'. Per la prima volta, c'è un'apertura all'istallazione di impianti che sfruttano fonti alternative anche in aree che fino a ieri erano considerate 'off limits' per non deturpare l'aspetto paesaggistico
Una svolta storica nel segno della transizione ecologica ed energetica. E’ quella compiuta dalle associazioni Fondo per l’Ambiente Italiano Ets, Legambiente e Wwf Italia con la firma del documento-manifesto in 12 proposte dal titolo emblematico: ‘Paesaggi rinnovabili‘. Per la prima volta, infatti, c’è un’apertura all’istallazione di impianti che sfruttano fonti alternative anche in aree che fino a ieri erano considerate ‘off limits’ per non deturpare l’aspetto paesaggistico.
“L’ambientalismo italiano ha maturato una nuova consapevolezza: il nostro paesaggio è sempre cambiato. Ci si può opporre ai cambiamenti, oppure cercare di governarli, perché avvengano nel migliore dei modi. Con Fai e Wwf abbiamo scelto questa seconda strada“, spiega il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani. Il passaggio cruciale è negli obiettivi 6 e 7. Nel primo si invita a ‘Sostenere la nascita e la diffusione delle comunità energetiche‘, in considerazione del fatto che per gli scenari di climate neutral “sarà il contributo di impianti su scala industriale a risultare assolutamente indispensabile“. La raccomandazione, però, è quella di serguire “il principio di non ‘occupare’ neanche un ettaro di suolo fertile, se non con tecnologie compatibili (agrivoltaico), evitando quindi gli errori del passato“.
Nel punto 7, dunque, il cambio di passo: ‘Predisporre un piano per lo sviluppo dell’agrivoltaico nelle aree rurali‘. Perché – scrivono le associazioni nel documento – “la soluzione più razionale è, innanzitutto, installare i pannelli sui tetti delle nuove costruzioni, sugli edifici pubblici, nelle aree industriali e ovunque l’impatto sul paesaggio sia trascurabile; sapendo che questo non può bastare, è importante orientare l’istallazione su altre tipologie di superfici – senza occupazione di nuovo suolo“. Dunque, “serve anche ribaltare la narrazione dei tetti solari nei centri storici, non escludendo a priori la loro installazione ma favorendola a certe condizioni. Servono, in buona sostanza, piani speciali per il fotovoltaico sui tetti industriali e commerciali, per lo sviluppo dei grandi impianti fotovoltaici nelle aree dismesse e/o da recuperare, o lungo le fasce di rispetto delle grandi arterie di comunicazione“.
Altrettanto importante è anche il capitolo dedicato a ‘Favorire l’efficientamento degli impianti eolici esistenti‘, il cosiddetto repowering. “Bisogna affrontare i nuovi impianti come vere e proprie sfide ‘progettuali’, che superino l’approssimazione dell’analisi di contesto di alcuni progetti già realizzati. Nessun luogo è uguale a un altro e ogni progetto ha l’obbligo d’inserirsi armonicamente nel contesto territoriale di cui si è riscontrata preventivamente la potenzialità anemometrica“, scrivono Fai, Legambiente e Wwf Italia. Spiegando che “il progetto di paesaggio, in altri termini, deve diventare dunque il cuore stesso del progetto di parco eolico” e “le linee forti presenti sui territori (strade vicinali, linee di sub/crinale, curve di livello altimetrico, sviluppi del reticolo idrografico, etc.) possono rappresentare un’opportunità per un inserimento armonico; parimenti per l’off-shore la distanza dalla linea di costa e una disposizione a ventaglio può produrre un disegno complessivo più armonico e meno impattante“.
Il concetto espresso dalle associazioni è quello di voler “coniugare gli obiettivi della transizione energetica con la lungimiranza nella pianificazione paesaggistica e la qualità della progettazione“. Perché “è questa la sfida cruciale del prossimo futuro. Le emergenze climatica ed energetica sono le più grandi che il genere umano deve affrontare ora e nel prossimo futuro“.
La notizia è accolta con soddisfazione dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Per questo intende avviare un tavolo di confronto con le sigle che si occupano della tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Il Mase – sottolinea Pichetto – ha confermato con il presidente Meloni gli obiettivi di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Ma il nostro obiettivo – aggiunge – è fare ancora di più e meglio. A tal fine alla Cop27 che si è tenuta in Egitto – spiega ancora il ministro – l’Italia si è impegnata concretamente per la lotta al cambiamento climatico: 1,4 miliardi di dollari all’anno per i prossimi 5 anni, incluso un contributo di 840 milioni di euro attraverso il Fondo Italiano per il clima, la prima piattaforma di investimento italiana specificamente dedicata all’impiego di tecnologie pulite e all’adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. “Sviluppo delle energie Rinnovabili nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio, senza mai perdere di vista le esigenze delle imprese italiane, che devono continuare a rappresentare un esempio di eccellenza nel mondo. Questo – conclude Pichetto – resta l’obiettivo del ministero e del governo“.