Se è vero che il cibo commuove e crea ricordi, i leader e le delegazioni del G7 non dimenticheranno in fretta l’Italia, una volta che il vertice a Borgo Egnazia sarà chiuso. Due pranzi sono curati dallo chef Massimo Bottura, a lungo primo nelle classifiche mondiali e proprietario dell’Osteria Francescana a Modena. Sette stelle Michelin, inclusa quella verde, e tre chiavi d’oro nel palmares di uno degli chef più impegnati in assoluto nella lotta allo spreco alimentare.
Come fonte d’ispirazione, nel menu pensato per il G7 c’è un vero e proprio Grand Tour d’Italia: tutti i territori regionali sono rappresentati in ricette e ingredienti rivisitati. Senza stravolgere le materie prime, però: “Devono essere le protagoniste assolute – racconta –: la nostra cucina è fatta per valorizzare l’eroico lavoro della produzione e della trasformazione agro-alimentare e non per soddisfare l’ego dei cuochi”.
E come spiegare l’Italia al mondo, se non con la convivialità e il piacere di sedersi a tavola? Vengono riproposti alcuni momenti fondamentali della tradizionale, come il pranzo della domenica in famiglia. Le portate sono accompagnate da una selezione di alcune delle migliori etichette che rendono l’Italia il maggior produttore di vino al mondo, scelte da Riccardo Cotarella, presidente della federazione mondiale dei tecnici del settore vitivinicolo.
Se i leader, a Fasano, pasteggiano con le stelle di Bottura, non va peggio ai giornalisti del Media Center, nella Fiera del Lavante di Bari. Burrate di Andria, mozzarelle, stracciatella, pane di Altamura. E ancora riso patate e cozze, braciole, taralli, verdure tipiche, dai caroselli alle nuove carote di Polignano a Mare. Gli oltre mille accreditati da tutto il mondo sono nutriti con piatti della tradizione pugliese e prodotti tipici di alta qualità e a filiera corta, esposti su ceramiche di Grottaglie.
Tutto è pensato per essere sostenibile quasi al 100%. Nell’azienda di famiglia a Conversano, Francesco Ferrara, ad di Ferrara Ristorazione, responsabile del catering, ha creato una realtà agricola biologica, con il sostegno professionale dell’Università di Bari. “I nostri dieci contadini sono formati periodicamente”, spiega a GEA. Dal produttore al consumatore il prodotto percorre al massimo 10 chilometri. “Abbiamo un olio extravergine d’oliva Dop e un vino biologico, ‘Donna Serafina’. Abbiamo avviato un progetto della prima carota biologica di Polignano a Mare”, racconta. Gli impianti di cucina del catering sono dislocati in tutta la provincia di Bari e tutti dotati di pannelli fotovoltaici. Su un parco auto di 50 mezzi commerciali 28 sono elettrici e alimentati con l’energia sostenibile degli impianti. Per l’impianto di irrigazione, “abbiamo trovato acqua a 600 metri di profondità. Stiamo dotando di un sistema software per gestire l’irrigazione sul campo e a breve realizzeremo una struttura fotovoltaica anche per l’impianto di irrigazione”.
E se non c’è differenziata in sala, è solo perché non serve: le stoviglie sono tutte compostabili e biodegradabili.