Energia, crisi alimentare e tutela dell’ambiente: sono i temi, oltre al Fisco e alla crescita, al centro della riunione del Consiglio ministeriale dell’Ocse che si è conclusa ieri. La Presidenza di turno tocca all’Italia, infatti è il ministro dell’Economia, Daniele Franco, a presentarsi alla conferenza finale assieme al segretario generale, Mathias Cormann. Entrambi sottolineano l’unità di intenti e vedute dei Paesi membri nella condanna all’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, esprimendo massima solidarietà alla popolazione e l’impegno per la ricostruzione una volta che le armi avranno taciuto. Nell’attesa bisogna continuare, anzi migliorare gli sforzi per contrastare il cambiamento climatico, che rischia di avere ricadute rovinose sulla crescita.
Ecco perché l’Ocse ha dato il via libera al nuovo Forum inclusivo sulle politiche per la mitigazione degli effetti dell’uso del carbone. “Nel corso di questa ministeriale è stato fatto un grande passo avanti negli sforzi per garantire azioni più ambiziose sul climate change“, annuncia Cormann. Sottolineando che la discussione è stata animata dalla “necessità di condividere le migliori pratiche per raggiungere le emissioni zero, sperando che siano prese decisioni migliori a livello mondiale“. Del resto “il mondo ha bisogno di azioni più efficaci” per “ridurre le emissioni globali e non fare semplicemente un passaggio delle attività da una parte all’altra del mondo“. In poche parole una delocalizzazione delle produzioni più inquinanti da un emisfero all’altro: tanto il prodotto finale non cambierebbe.
Un monito ribadito anche da Franco: “E’ importante che la liberalizzazione del commercio vada di pari passo con la tutela dell’ambiente“. Sottolineando l’importanza della cooperazione internazionale “per coinvolgere il maggior numero di Paesi possibile, anche al di là dei membri dell’Ocse, che sono numerosi e importanti“, visto che “la maggior parte delle emissioni inquinanti avvengono in altre nazioni“. Dunque, resta centrale la transizione ecologica: “C’è stato uno scambio molto proficuo sulle possibili modalità per nuove prospettive – ammette il ministro italiano -. La guerra in Ucraina ha imposto di utilizzare ancora di più il carbone nel breve termine, invece bisogna accelerare lo sviluppo di fonti rinnovabili, perché dobbiamo compensare le missioni extra che siamo producendo“.
Il responsabile del Mef ha battuto molto anche sul tasto dolente delle tonnellate di grano ferme nei porti ucraini a causa della guerra scatenata da Mosca: “Dobbiamo poterle sbloccare“, perché “le conseguenze provocate dalla guerra hanno ulteriormente esacerbato le difficoltà che già esistevano a causa dell’inflazione” e “questo ha contribuito a produrre un rallentamento della crescita, oltre alle interruzioni nella catena dei rifornimenti“. Ragion per cui nella ministeriale Ocse “si è deciso di offrire un ampio sostegno, soprattutto verso quei cittadini più vulnerabili delle nostre società e i Paesi più vulnerabili: si tratta di un elemento molto importante, visto che riguardava appunto il rifornimento di cibo e di materie prime, che mette a repentaglio la vita delle persone“.
Tra i continenti più a rischio in questo scenario c’è sicuramente l’Africa. Ma non solo con la chiave di lettura della crisi alimentare: “E’ importante sostenere le soluzioni per le priorità africane” come quella di “avere accesso ai servizi dell’energia e infrastrutture energetiche” oltre a “garantire una fornitura energetica affidabile” alle popolazioni. Se non ci sarà un cambio di rotta potrebbero sorgere altre “difficoltà” e “nuove guerre civili“.
All’Ocse c’è spazio anche per parlare di inflazione, con l’auspicio del ministro dell’Economia che si “eviti di introdurre in questo contesto delle tensioni non necessarie“, affidando un messaggio alle banche centrali: “Devono cercare di scegliere una traiettoria che tenga in considerazione i fattori alla base dell’aumento del tasso di inflazione“. Considerando anche il contestuale rialzo dei tassi di interessi della Bce, anche se “pienamente è atteso, un po’ un ritorno alla normalità“, a patto che “la proiezione di questo aumento, e la tempistica, avvenga senza tensioni, senza shock“. Perché “quando l’inflazione dipende molto dagli shock, per quanto concerne l’offerta, l’aumento dei tassi di interesse sono meno importanti“. La guardia, comunque, vista l’incertezza della fase storica deve rimanere alta.