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Nutriscore
De Castro: Nutriscore? Proposta Ue non prima del 2025, buona notizia per l’Italia
In un'intervista rilasciata a GEA l’eurodeputato del Pd, membro della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, spiega che difficilmente si parlerà dell'etichettatura entro questa legislatura. Il tema sarà affrontato all'interno del panel 'Nutriscore e packaging: rischi e opportunità per il sistema agroalimentare italiano' all'interno dell'evento 'L'evoluzione dell'agroalimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere', organizzato da GEA e Eunews, del gruppo Withub, che si svolgerà il prossimo 9 marzo a Roma
Etichette nutrizionali, d’origine, indicazione della data ed etichette per le bevande alcoliche. Nel quadro della strategia agroalimentare ‘Farm to Fork’ (Dal campo alla tavola) pubblicata a maggio 2020, la Commissione europea ha promesso di rivedere tutta la legislazione europea relativa alla cosiddetta ‘Informazione alimentare ai consumatori’, con una proposta legislativa che era attesa per la fine del 2022, ma che per ora è rimandata a data da destinarsi. E’ in questo quadro che si impone la battaglia dell’Italia contro il Nutriscore, il sistema francese di etichettatura a colori che divide l’Europa. Il tema sarà affrontato all’interno del panel ‘Nutriscore e packaging: rischi e opportunità per il sistema agroalimentare italiano’ all’interno dell’evento ‘L’evoluzione dell’agroalimentare italiano ed europeo tra sostenibilità e benessere’, organizzato da GEA e Eunews, del gruppo Withub, che si svolgerà il prossimo 9 marzo a Roma. Il fatto che la proposta di etichettatura sia sparita dall’agenda dell’attuale Commissione a guida Ursula von der Leyen è “una buona notizia per l’Italia” e non solo, afferma l’eurodeputato del Pd Paolo De Castro, membro della commissione Agricoltura e sviluppo rurale (Agri) del Parlamento europeo, in un’intervista rilasciata a GEA.
La proposta della Commissione europea sul sistema di etichettatura nutrizionale armonizzato a livello europeo doveva arrivare a fine 2022, ma per ora sembra scomparsa dall’agenda del collegio. E’ in corso una valutazione d’impatto, secondo Lei è una buona notizia per chi si oppone al sistema a colori francese?
“Il pacchetto di revisione sull’informazione ai consumatori al momento è stato tolto dall’agenda della Commissione europea, quindi per il momento non si sa quando verrà presentato e messo sul tavolo di Consiglio e Parlamento (i due co-legislatori dell’Ue, ndr). Non credo a questo punto che si possa più parlare di etichettatura nutrizionale entro questa legislatura, perché ammesso e non concesso che dovessero decidere di avanzare la proposta dopo l’estate, la legislatura attuale sarà praticamente finita, quindi non c’è alcuna possibilità. La buona notizia per la battaglia che è stata fatta dall’Italia, ma non solo, contro questa etichettatura francese (il sistema Nutriscore, ndr) è che il fatto di aver tolto il dossier dall’agenda della Commissione ci rassicura perché significa che ormai per questa legislatura il problema della Nutriscore è andato”.
Almeno per la legislatura attuale…
“Questo non significa, ovviamente, che il problema è finito, perché tornerà con la prossima Commissione europea. Ma se ne riparlerà poi nel 2025”.
Come si sta muovendo l’Italia per fare opposizione al Nutriscore, sta facendo campagna per promuovere il sistema presentato a Bruxelles ormai tre anni fa, il ‘NutrInform Battery’?
“Non sono convinto che il modello italiano sarà quello prescelto dalla Commissione Ue. Sono poche anche le aziende italiane che hanno introdotto il ‘NutrInform Battery’ come strumento di etichettatura nutrizionale. Un risultato positivo potrebbe essere abbandonare l’idea del Nutriscore francese e il Nutrinform italiano per andare verso il keyhole scandinavo, un sistema applicato in molti Paesi del Nord Europa (Svezia, Norvegia e Danimarca, ndr) e non discriminatorio, perché è un sistema solo positivo che appone l’etichetta verde solo dove c’è una valenza salutistica del prodotto, senza mettere una pagella negativa per gli altri. Le alternative sono diverse, vedremo quale sarà la posizione della Commissione”.
Passando alle etichettature cosiddette salutiste (‘health warning’), la decisione della Commissione europea di dare via libera in Irlanda all’etichetta con avvisi sui rischi per la salute per le bevande alcoliche rischia di influenzare il dibattito in Ue sul tema della salute?
“Con una grande maggioranza il Parlamento europeo ha detto ‘no’ alle etichette salutiste a febbraio dell’anno scorso, quando in discussione in plenaria del Parlamento europeo c’era il rapporto della commissione speciale sulla lotta contro il cancro (Beca). All’interno del testo, l’emendamento conosciuto come De Castro-Dorfmann è passato con una maggioranza molto consistente, con più di 500 voti. Quindi, ci stupisce moltissimo che nonostante una volontà così netta, così chiara dell’Aula del Parlamento europeo, la Commissione non abbia fatto opposizione all’Irlanda ma si sia dichiarata a favore di questa normativa nazionale, non facendo opposizione. Il ministro (dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco) Lollobrigida sta portando avanti con la Francia e con la Spagna un’iniziativa che verrà posta in Consiglio lunedì (al Consiglio agricoltura e pesca, ndr) per fare un documento comune e ci auguriamo che non ci siano altri paesi europei che seguano l’esempio irlandese”.
In Italia è rimontata nelle scorse settimane la polemica anche sui cosiddetti ‘nuovi alimenti’, ovvero la commercializzazione in Ue di proteine provenienti da insetti. Perché c’è così tanta contrarietà in Italia, visto che non c’è alcuna imposizione da parte Ue?
“Dopo il parere dell’Autorità europea sulla sicurezza alimentare (l’EFSA, con sede a Parma) la Commissione europea può uniformare le regole sull’utilizzo di proteine provenienti da insetti, grilli, larve etc. Prima si utilizzavano comunque, ma con norme nazionali quindi non c’è stato alcun cambiamento epocale o una spinta dalla Commissione a usare queste proteine. Semplicemente, dopo il parere dell’autorità europea è stata fatta la norma sui ‘novel food’ per armonizzare a livello europeo le regole che disciplinano l’uso di questi prodotti”.
Quest’anno è attesa la proposta normativa della Commissione anche su un quadro normativo per le cosiddette nuove tecniche genomiche. Il Parlamento europeo cosa si aspetta?
“La Commissione sta perdendo tempo delle regole di cui abbiamo bisogno per dare la possibilità agli agricoltori di utilizzare nuove varietà ottenute attraverso tecniche di genetica sostenibile, che nulla hanno a che fare con gli Ogm (organismi geneticamente modificati, ndr) ovvero modifiche genetiche lavorate all’interno della stessa pianta. Sono le speranze con maggiore concretezza per mettere a punto varietà di piante resistenti alle malattie, senza utilizzo di prodotti chimici. In Italia siamo all’avanguardia in campo vitivinicolo e abbiamo bisogno di liberalizzare questo percorso autorizzativo perché ancora c’è confusione con gli Ogm: le nuove tecniche genomiche non sono transgeniche, ma riguardano la mutagenesi e dunque lavorano sul patrimonio genetico della stessa pianta”.
Un’ultima domanda su un dossier che la vede in prima linea come relatore in Parlamento: la revisione delle indicazioni geografiche, il regolamento IG. A che punto è il lavoro?
“Stiamo costruendo gli emendamenti di compromesso per un sostegno da parte di tutti e contiamo di portare il dossier al voto entro marzo. Seguirà il voto in plenaria in aprile per avviare i negoziati con il Consiglio entro l’estate”.
E’ ottimista su un accordo politico con gli Stati entro il 2023?
“Assolutamente sì. E’ un dossier importante e c’è interesse da parte di tutti i Paesi, in particolare di quelli mediterranei che detengono la maggior parte delle indicazioni geografiche europee, Spagna, Francia, Italia in testa”.