Un socio privato sostituirà ArcelorMittal in Acciaierie d’Italia entro la fine dell’anno. “Non è detto che sia italiano, l’importante è che ci sia un partner che abbia davvero interesse a investire“. Dal Forum in Masseria di Bruno Vespa, Adolfo Urso tira quasi un sospiro di sollievo dopo settimane da incubo.
Quasi, perché la situazione è ancora seria, non c’è cassa, ma si sta sbloccando. Il ministro delle Imprese parla più volte di ‘Sistema Italia’ e di coesione tra politica, sindacati, sistema produttivo. E non a caso. Ci sono diverse navi ferme in rada, a Taranto, che hanno un carico prezioso per l’ex Ilva: le materie prime. Senza quelle, gli impianti si fermano e se si fermano vengono compromessi. Sono ferme perché le materie vanno pagate prima dello sbarco: ecco perché Urso ha mobilitato il Gruppo Marcegaglia, con le aziende clienti di AdI, per pagare in anticipo le fatture in scadenza nelle prossime settimane. Contemporaneamente, fa sapere di essersi mosso con le multinazionali che forniscono materie prime, perché le forniscano in tempo utile.
Domani il ministro incontrerà la commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, a Copenaghen. Occorre l’autorizzazione dell’Europa per il prestito ponte da 320 milioni di euro previsto nel decreto di gennaio con cui verrà pagato soprattutto l’indotto. Gli emendamenti al Dl saranno votati la prossima settimana. Martedì, Urso sarà a Taranto per incontrare tutti, dai lavoratori ai rappresentanti delle imprese, ma anche gli enti locali e il sindaco, e dare atto di quello che si sta facendo con l’amministrazione straordinaria. Il commissario ha preso possesso degli impianti e, assicura il ministro, “ha ricevuto un’accoglienza straordinaria e corale“.
Ecco il ‘Sistema Italia‘ di cui parla, quello che, a suo dire, consentirà di arrivare al nuovo socio privato entro la fine del 2024 e “con procedure di pubblica evidenza” in un clima “del tutto diverso”. Cioè, spiega, “con tutte le forze politiche, sindacali e produttive unite“.
Il piano acciaio per l’Italia va avanti e non comprende solo l’Ilva. Prenderà forma “prima dell’estate“, in prossimità di quelle che potrebbero essere le procedure di assegnazione che prevedono quattro poli: Acciaierie del Nord, Terni, Piombino e l’ex Ilva. “Avremo da qui a breve un piano siderurgico nazionale che nel delineare la produzione in qualche misura – rivendica – definirà quello che lo Stato si aspetta dagli investitori, chiunque essi siano, per il più grande polo siderurgico d’Europa“.