Fumata bianca. Dopo oltre tre settimane di impasse, i capi di stato e governo hanno trovato nella tarda serata tra lunedì e martedì un accordo politico per tagliare il 90% delle importazioni di petrolio da Mosca entro la fine dell’anno, sbloccando il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia proposto dalla Commissione Ue lo scorso 4 maggio.
Ad annunciarlo in un tweet il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, chiudendo i lavori della prima giornata di Vertice Ue che proseguiranno questa mattina a Bruxelles.
COSA PREVEDE L’ACCORDO
L’accordo di principio raggiunto a fatica dai leader sull’embargo consentirà di tagliare nell’immediato più di due terzi delle importazioni di greggio dalla Russia, ovvero tutto quello importato via mare, ed entro la fine dell’anno bandire il 90% del petrolio importato in Europa. L’accordo – che dovrà essere finalizzato nei dettagli mercoledì dal Consiglio dell’Ue – in sostanza lascia fuori temporaneamente il petrolio greggio importato attraverso gli oleodotti e riguarderà solo quello in arrivo via mare. I governi hanno dovuto esentare il passaggio tramite oleodotto per andare incontro alle richieste dell’Ungheria, tra i Paesi senza sbocco sul mare e dipendente per il 65% dalle importazioni di greggio russo e che per settimane ha posto il veto sull’embargo.
VERSO STOP AL 90% DEL GREGGIO
Circa ⅔ del petrolio importato dalla Russia in Europa arriva via mare, il restante ⅓ attraverso oleodotto. La quota del 90% annunciata dai vertici comunitari si spiega perché la Germania e la Polonia – che potrebbero beneficiare dell’esenzione prevista per gli oleodotti – si sono impegnate al Vertice a porre fine alle loro importazioni di greggio via l’oleodotto Druzhba. Attraverso questo impianto passa circa un terzo del petrolio russo importato nell’Unione Europea. Il tracciato settentrionale dell’oleodotto trasporta il greggio in Germania e in Polonia, la parte meridionale invece in Ungheria e anche Slovacchia. Berlino e Varsavia si sono impegnate a chiudere i rifornimenti dal tracciato settentrionale. Sommando quindi il 75% del petrolio importato via mare in regime di embargo e la quota di greggio via oleodotto a cui rinunceranno Polonia e Germania entro fine anno, si arriva a oltre il 90% di petrolio russo menzionato dai vertici Ue. Rimane ora da capire in quali tempi i leader prevedono di porre fine anche al tracciato meridionale rimasto, che corrisponde al restante 10% di petrolio importato.
UE: “GRANDE PASSO IN AVANTI”
I capi di stato e governo si sono impegnati nel testo delle conclusioni a tornare “quanto prima sulla questione dell’eccezione temporanea per il greggio consegnato tramite oleodotto”, si legge. Per fare in modo, ha precisato Michel ai giornalisti, di andare a colpire “tutto il petrolio russo”. “Torneremo presto sulla questione di quel restante 10% del petrolio dell’oleodotto”, ha assicurato anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, scesa in conferenza stampa al termine del Vertice, salutando l’accordo di principio come un “grande passo in avanti”. Solo poche ore prima, in entrata al Summit, la presidente si era detta poco ottimista che un accordo sarebbe stato raggiungibile nelle 48 ore di Vertice.
Nel testo delle conclusioni i leader si sono accordati per introdurre misure di emergenza per garantire “la sicurezza dell’approvvigionamento” in caso di tagli alle forniture dalla Russia (come sta accadendo per il gas). Budapest ha chiesto maggiori garanzie dall’Ue in caso di brusche interruzioni e, secondo quanto riferito da von der Leyen in conferenza stampa, la Croazia ha dato disponibilità ad aumentare la capacità di petrolio trasportata dall’oleodotto di Adria, che passa proprio in Croazia, Serbia e Ungheria con diramazioni verso la Slovenia e la Bosnia ed Erzegovina, che potrebbero essere deviate verso Budapest in caso di necessità. Per questo aumento di capacità servirà un intervallo di tempo “da 45 a 60 giorni”, ha stimato la presidente. Ha aggiunto che serviranno investimenti per riqualificare le raffinerie ungheresi “adattate al petrolio russo”.
(Photo by JOHN THYS / AFP)