Un altro lieve rialzo dei prezzi alla pompa, ma il governo assicura che non ci sono picchi. Nel secondo giorno di obbligo a esporre il cartello con i prezzi medi dei carburanti, “i costi medi di benzina e diesel self registrati alle ore 8 di oggi lungo la rete stradale e autostradale nazionale sono rimasti sostanzialmente stabili e saldamente al di sotto dei 2 euro al litro“, garantisce il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sottolineando che dai dati emersi dal monitoraggio giornaliero elaborato dal Garante per la sorveglianza dei prezzi sulla base dei dati estratti dall’Osservatorio carburanti, “il prezzo medio nazionale stradale della benzina self si attesta a 1,922 euro al litro (+0,007 euro/litro rispetto a ieri, dunque con una variazione di 7 millesimi di euro) e quello del gasolio self a 1,781 eur/litro (+0,011 euro/l rispetto a ieri, dunque con una variazione di 11 millesimi di euro)“.
Sulle autostrade, invece, la “benzina self si attesta a 1.990 euro al litro (+0,006 euro al litro rispetto a ieri, con una variazione di 6 millesimi di euro) e quello del gasolio self a 1.864 euro/litro (+0,010 euro/litro, con una variazione di 10 millesimi di euro)“. Numeri che non convincono per nulla i consumatori. Per il Codacons “le misure previste dal governo da sole non bastano a far scendere i listini alla pompa e contrastare le speculazioni”. Dunque, “l’esaltazione da parte del ministro Urso della misura che prevede l’esposizione dei cartelli medi è assolutamente fuori luogo“. Anche se, riconosce l’associazione, “ogni passo in direzione della trasparenza è comunque positivo” le nuove misure “non risolveranno affatto l’emergenza prezzi che sta colpendo i cittadini in piena estate, con i consueti rincari alla pompa che stanno aggravando la spesa (già ingente) per le vacanze” e “qualsiasi esaltazione delle nuove misure appare come irragionevole e fuori dalla realtà“.
Ad alimentare il dibattito pubblico che sta catalizzando l’attenzione negli ultimi giorni, ci sono anche i dati della Guardia di finanza. In audizione davanti alla commissione Attività produttive della Camera, infatti, il colonnello Marco Thione, capo ufficio Tutela entrate del comando generale della Gdf, sottolinea che le frodi nel settore dei carburanti impattano su accise, Iva e imposte. “Nel 2012 la propensione al gap in tema di accise era pari al 4,8% – spiega -, mentre nel 2020 era al 10,9%, cioè più che raddoppiata nell’ultimo decennio“.
I controlli sono comunque intensificati, soprattutto in questo periodo estivo, con un rafforzamento anche sulla rete autostradale in concomitanza dell’esodo e dunque dell’aumento della domanda. In generale, però, il monitoraggio è stato più intenso ogni volta che, dal marzo 2022 in poi, è stato approvato un nuovo decreto in materia. “Da gennaio 2023 sono stati effettuati 7.528 interventi a livello nazionale e contestate violazioni per 2.357“, dice ancora Thione, precisando però che pur apparendo significativo il dato, “perché aumenta a circa il 31%” è dovuto al fatto che alcuni soggetti “possono essere stati destinatari di più violazioni”, inoltre “si tratta di interventi indirizzati verso soggetti a rischio“, dunque “l’elevata incidenza delle irregolarità è frutto di una preselezione a monte del Nucleo speciale Antitrust“, che ha avviato il piano di azione nazionale ‘Prezzi carburanti 2023’, che si concluderà il prossimo 31 dicembre. Il lavoro della Fiamme gialle è capillare sul territorio, ma per renderlo ancora più efficace chiedono un rafforzamento degli strumenti tecnologici. O meglio, la “interoperabilità delle banche dati che mappano i distributori stradali“, che oggi sono tre l’Osservatorio prezzi gestito dal Mimit, l’anagrafe degli impianti di distribuzione gestita dal Mase e l’Anagrafica accise gestita dall’Agenzia delle dogane. “E’ bene – conclude Thione – che questi applicativi siano allineati e contengano gli stessi elementi informativi“.