Ex Ilva, nuovo round di incontri al Mimit. Ma con gli enti locali manca ancora l’intesa

Domani 12 agosto Urso incontra amministratori locali, sindacati e imprese per provare a chiudere il cerchio su Accordo di programma e Dri

In Italia fa caldo, all’Ilva di Taranto molto di più. Può darsi, anzi è molto probabile, che il nuovo round di incontri in programma il 12 agosto al ministero delle Imprese e del Made in Italy non sblocchi la situazione. Ma si tratta di una tappa importante per il futuro dell’ex colosso italiano della siderurgia.

In ballo c’è l’Accordo di programma presentato dal ministro, Adolfo Urso, che gli enti locali non sono intenzionati a firmare. Da quello, sostiene il governo, dipende molto del destino dello stabilimento e dell’intera Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Così come il processo di riconversione industriale di alcune delle aree nevralgiche del territorio tarantino, che il responsabile del Mimit vorrebbe dedicare per realizzare il polo italiano della siderurgia con la produzione di Dri, il preridotto che dovrebbe ‘riaccendere’ Ilva, seguendo il programma di decarbonizzazione. In alternativa, Gioia Tauro già scalda i motori per ospitare il complesso industriale nell’area del porto.

Il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, però, non è dello stesso avviso e non ci sta a passare per l’unico ‘responsabile‘ in caso si fosse costretti a chiudere i cancelli. “Abbiamo espresso parere negativo in merito all’Autorizzazione integrata ambientale, abbiamo raccolto le sollecitazioni degli attori sociali per fare sintesi degli interessi e delle sensibilità rappresentative della comunità ionica, non abbiamo firmato l’Accordo interistituzionale di programma perché lo abbiamo considerato non all’altezza delle nostre aspettative. E tuttavia – giova sottolinearlo – essere in disaccordo con il governo non equivale a disconoscerne la funzione e i poteri che esercita; e ancora: l’Ilva non si chiude solo perché il Comune di Taranto non ha firmato l’accordo di programma”, ha scritto domenica sui suoi profili social.

L’idea della sua Amministrazione comunale è già nelle mani di Urso, sostiene Bitetti: “Proteggere la salute dei cittadini che è un diritto costituzionale incomprimibile; tutelare l’ambiente, salvaguardare i posti di lavoro e prevedere, nel caso di possibili esuberi, alternative occupazionali credibili e cospicui investimenti in altri comparti produttivi. Il percorso di decarbonizzazione della fabbrica, da noi sostenuto e sul quale abbiamo presentato precisa proposta al governo, deve iniziare subito per consentire di chiudere l’area a caldo entro cinque anni”.

Intanto c’è l’appuntamento del 12 agosto a Roma. Il Mimit non ha concesso ulteriori slittamenti, ma ha aperto alla possibilità di incontrare gli amministratori prima delle riunioni. Quella del 12 agosto “sarà quindi l’occasione per consentire alle autorità locali di esprimere con compiutezza e nella sede istituzionale preposta, di fronte alle altre autorità nazionali competenti, le proprie posizioni in merito al Piano formulato già nella riunione del 15 luglio scorso e alla localizzazione degli impianti di DRI necessari alla piena decarbonizzazione dello stabilimento ex Ilva di Taranto e, ove vi fossero, eventuali piani alternativi predisposti dalle stesse autorità locali”, precisano fonti del ministero.

Dunque, si procede come da programma. Anche l’agenda del ministro Urso lo conferma. Alle ore 11.30, a Palazzo Piacentini. è previsto l’incontro per la definizione dell’Accordo di Programma Interistituzionale con le amministrazioni nazionali e locali della Puglia per la piena decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto. Alle 14, in videoconferenza, invece, si svolgerà il tavolo con i sindacati per aggiornarli sul percorso dell’Api e, infine, alle 15.30 Urso incontrerà, sempre in videocall, le associazioni d’impresa nazionali e pugliesi e i rappresentanti dell’ex Ilva. Solo al termine di questo nuovo giro (forse) si capirà che futuro attende la siderurgia italiana.