Il ripensamento della politica agricola per la sicurezza alimentare, ma un cambio di rotta di più ampio respiro per l’Unione europea dell’immediato futuro, alle prese con tante sfide, nessuna semplice, a partire dall’allargamento e la prospettiva di un ingresso dell’Ucraina all’interno dell’Unione europea. Il cambio di marcia si rende indispensabile, e dovrà avvenire a partire dalla prossima legislatura europea. E’ quanto emerge dalla decima edizione di ‘How can we govern Europe?’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di Eunews, GEA e Fondazione Art. 49 a Bruxelles.
“Come Europa stiamo subendo un attacco competitivo senza precedenti, e se non riusciamo a cambiare l’Europa non riusciremo a rispondere a questa concorrenza”, la premessa di Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia e direttore Mercati, politiche europee e internazionalizzazione di Coldiretti. Per rispondere alla doppia sfida, quella di una popolazione in aumento e una produzione messa a dura prova da cambiamenti climatici e un conflitto russo-ucraino che ha posto il tema della sicurezza alimentare, serve “più output con tecnologia avanzata”. Per questo servono le giuste misure, i giusti stimoli. “E’ molto importante quello che non devi fare”, e in tal senso “non dobbiamo far chiudere le aziende e caricarle di oneri”. In estrema sintesi, “dati e non confronto ideologico, questo è quello che vogliamo”. Non manca la critica all’esecutivo comunitario e all’ormai ex vicepresidente esecutivo per il Green Deal. “Noi siamo pronti a qualsiasi nuova normativa, ma vogliamo che si discuta dei numeri. Timmermans ci diceva di farci andar bene i dati a sua disposizione”.
Patrick Pagani, Senior Policy coordinator di Copa-Cogeca, suggerisce altro, una riorganizzazione del collegio dei commissari. Per rilanciare la produzione agricola e la competitività agro-alimentare dell’Ue “abbiamo bisogno di un commissario forte per l’Agricoltura e le politiche rurali, con il ruolo di vicepresidente”. E’ questa “una delle priorità per la prossima legislatura” europea, dopo le elezioni del 6-9 giugno. Altro punto nella lista delle cose da fare, spiega, “un bilancio adeguato al contesto”. E’ una condizione che si rende necessaria, visto che “abbiamo bisogno di più agricoltura per rimettere al centro la sicurezza alimentare”. Nella pratica “vuol dire Pnrr e fondi strutturali, perché non possono esserci solo aiuti di Stato”. Per Pagani non ci sono alternative. “Se le sfide sono maggiori servono più soldi. Le sinergie con i fondi e il coinvolgimento del privato sarà la vera chiave per il futuro”.
Dati, nessuna ideologia, un nuovo commissario, e risorse. Ma anche ripensamenti di agende. Perché, sottolinea Herbert Dorfmann (Fi/Ppe), membro della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, “l’allargamento che si prospetta è una grande sfida”. Politica, innanzitutto. “Non posso immaginare l’ingresso dell’Ucraina senza imbarcare i Balcani. Non è politicamente credibile”. Ma anche agricolo e quindi commerciale. “Ci sarà un allargamento grande, e in questo contesto l’asseto agricolo è dei più difficili. Io non penso che l’Ucraina distruggerà l’agricoltura europea. Se fatto bene l’allargamento dell’ucraina non è un problema”. Semmai, in prospettiva “se c’è l’Ucraina (all’interno dell’Ue, ndr) dovremmo comprare meno mais dal sud America”. Un aspetto, quest’ultimo, che impone all’Unione un ripensamento nei rapporti con i Paesi del Mercosur, con cui si negozia un accordo di libero scambio che potrebbe essere investito da scenari di un’Ue diversa da quella di adesso.
In Commissione ci si interroga su altro. “Abbiamo la questione del cambio generazionale”, fa notare Mihail Dumitru, direttore generale aggiunto del Direzione generale Agricoltura della Commissione europea (Dg Agri). “Dobbiamo saper attrarre i giovani, che al momento non sono attratti dal settore”. Fermo restando che “il nostro settore (primario, ndr) deve fare i conti sempre di più con eventi climatici estremi. Lo abbiamo visto anche questa estate, tra siccità, incendi e alluvioni”.
Sulla questione generazionale ci sono attenzione e disponibilità di Camilla Laureti (Pd/S&D), membro della commissione Agricoltura del Parlamento europeo. “Oggi in Europa sono il 12 per cento i giovani che conducono un’azienda agricola. Sono pochi, pochissimi. Dobbiamo cominciare ad agire”. Un’idea, l’esponente socialdemocratica ce l’ha. “Dobbiamo ascoltare quei giovani che sono su questa strada, e aiutarli. Mi piace pensare che la prossima Politica agricola comune (PAC) abbia una fetta più importante per chi questa strada la sta già percorrendo”. Senza tralasciare il contributo ‘in rosa’ per un’agricoltura sostenibile e capace di garantire la sicurezza alimentare. “Anche l’ingresso delle donne in agricoltura ci aiuta”. Una traccia di azione politica per la legislatura che verrà.