Le emissioni di anidride carbonica provenienti dai combustibili fossili aumenteranno dell’1% nel 2022 raggiungendo così il loro massimo storico. Lo rivela uno studio che sarà presentato a Sharm el-Sheikh in occasione della Cop27. Le emissioni totali di questo gas serra – la principale causa del riscaldamento globale, comprese quelle prodotte dalla deforestazione – torneranno quasi ai livelli del 2019, lasciando a questo ritmo solo una possibilità su due di evitare di arrivare a un riscaldamento di 1,5° C in nove anni, secondo gli scienziati del progetto Global carbon. Secondo i calcoli, le emissioni di CO2 di origine fossile “aumenteranno dell’1% rispetto al 2021, per raggiungere 36,6 miliardi di tonnellate, leggermente al di sopra dei livelli del 2019 prima del Covid-19”. Tale incremento è trainato principalmente dall’utilizzo del petrolio (+2,2%), con la ripresa del traffico aereo, e del carbone (+1%).
Le emissioni del carbone, in calo dal 2014, dovrebbero aumentare dell’1% e tornare, o addirittura superare, il livello record di quell’anno. In totale, le emissioni globali di CO2 da tutte le fonti – compresa la deforestazione e l’uso del suolo – raggiungeranno il livello massimo di 40,6 miliardi di tonnellate, appena al di sotto del livello record registrato nel 2019, secondo le prime proiezioni per il 2022. “Le emissioni sono ora del cinque per cento superiori a quelle che erano al momento della firma dell’Accordo di Parigi nel 2015″, ha detto Glen Peters, direttore di ricerca presso l’istituto di ricerca sul clima CICERO in Norvegia e co-autore dello studio pubblicato sulla rivista Earth Systems Science Data in occasione della conferenza sul clima in corso a Sharm el-Shiekh. Secondo gli studiosi, su questi dati “c’è la congiunzione di due fattori, il proseguimento della ripresa post-Covid e la crisi energetica” dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Per raggiungere l’obiettivo di 1,5°C di riscaldamento globale, le emissioni di gas serra dovrebbero diminuire del 45% entro il 2030. Da qui a 30 anni c’è una possibilità su due di raggiungere l’obiettivo meno ambizioso di +2°C, e a 18 anni di +1,7°C. Tuttavia, con quasi +1,2°C di riscaldamento già registrato, i disastri climatici sono in aumento in tutto il mondo, come accaduto nel 2022, anno in cu isi sono verificate ondate di calore, siccità, inondazioni.
“Abbiamo fatto dei progressi”, osserva la climatologa Corinne Le Quéré, un’altra autrice dello studio, sottolineando come la tendenza all’aumento delle emissioni dei combustibili fossili è passata da circa il 3% all’anno negli anni 2000 allo 0,5% all’anno nel corso del ultimo decennio. “Abbiamo dimostrato che la politica climatica funziona. Ma solo un’azione concertata al livello di quella intrapresa contro il Covid può piegare la curva“, ha insistito.
Tra i maggiori inquinatori mondiali, è in India che il rimbalzo delle emissioni fossili sarà più forte nel 2022, con un aumento del 6% principalmente a causa del consumo di carbone nel mezzo di una forte ripresa economica. Gli Stati Uniti registrano un +1,5%. La Cina, che dovrebbe chiudere a -0,9%, ha visto un forte calo all’inizio dell’anno con il lockdown ‘zero-Covid’ e la crisi delle costruzioni, anche se l’ondata di caldo estivo ha poi causato un calo dell’energia idroelettrica e un aumento del carbone .
L’Unione Europea, sprofondata nella crisi energetica dall’invasione dell’Ucraina, dovrebbe registrare un -0,8%, con le emissioni legate al gas che crollano del 10% e le emissioni legate al carbone che salgono del 6,7%, contro il +0,9% del petrolio.
Nel resto del mondo è previsto un aumento dell’1,7%, alimentato principalmente dalla ripresa del trasporto aereo.