Indietro non si torna. “Costruire un’economia che funzioni per le persone e per il pianeta è una sfida formidabile, ma da cui non possiamo rifuggire”. Paolo Gentiloni vuole mettere le cose in chiaro: la politica di sostenibilità dell’Ue e la transizione sostenibile non sono in discussione, e non possono essere accantonate. Il commissario per l’Economia sceglie la conferenza la conferenza ‘Oltre la crescita: percorsi per una prosperità sostenibile dell’Ue’ per ribadire che la strada è tracciata, battuta, e per questo pronta per essere percorsa. Certo, non sarà un cammino semplice. Vero è, ammette, che “molti cittadini sono preoccupati per il costo della transizione”, una preoccupazione peraltro “aggravata dall’elevata inflazione e dai prezzi record dell’energia sulla scia dell’invasione su vasta scala della Russia lo scorso anno”. Ma, insiste, “penso che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che un’economia basata su un uso sempre maggiore di risorse finite che produce sempre più rifiuti ed emissioni non sia un modello sostenibile”.
Sottolineature che si rendono necessarie anche alla luce di crescente e sempre più frequenti frizioni sull’impostazione ‘green’ dell’agenda a dodici stelle. Il braccio di ferro sui motori di nuova generazione prima, seguita dal conflitto sui carburanti alternativi, e il rinnovato dibattito sul nucleare. Con le elezioni europee che si avvicinano (manca un anno, gli ambasciatori dell’Ue hanno indicato i giorni di voto tra il 6 e il 9 giugno 2024) l’agenda verde si allontana. Si intravede un rallentamento degli sforzi e delle ambizioni, in nome di logiche elettorali. Gentiloni non vuole cambi di rotta. In gioco c’è più dell’azione della Commissione, ma la sua credibilità.
“Il cambiamento di paradigma che questa Commissione ha abbracciato va verso una crescita sostenibile, e questo cambio di paradigma è l’essenza del Green Deal europeo”. Difende con forza le scelte compiute sin qui, convinto della necessità non rinviabile di “trasformare l’economia europea e passare a un modello di crescita diverso, alimentato da elettricità e fonti rinnovabili prive di emissioni di carbonio e basato sui principi di circolarità: riutilizzo e riciclo”. A chi oggi appare poco o meno convinto, ricorda che “l’alternativa a un modello di crescita tradizionale non può essere un modello di ‘decrescita’”, perché “un’economia in contrazione avrà meno, non più, risorse da investire nella protezione dell’ambiente”.
Il modello economico conosciuto fin qui ha mostrato i suoi difetti. Tanto che “riconosciamo tutti che il Pil come indicatore ha i suoi limiti” e non può essere più il solo parametro utile di riferimento. Non a caso, continua il commissario per l’Economia, “nel primo articolo che ho pubblicato in qualità di commissario, anche prima della pandemia, ho chiesto una nuova strategia di crescita sostenibile”. Arriva perciò un nuovo invito alle politica nazionale di ogni Stato membro a fare la propria parte, nel rispetto di impegni e obiettivi. “Modelli ambientali ed economici integrati possono guidarci in questo difficile compito” di una transizione vera, che sia esempio per il resto del mondo. Indietro non si torna. “Insieme possiamo passare con successo a un nuovo modello di crescita che sia sostenuto e sostenibile, e mostrare che la crescita economica può, anzi deve, essere una forza positiva”.