Crosetto: “Nessun accordo, ma SpaceX ha le capacità per comunicazioni più affidabili”

Il ministro della Difesa risponde al Question Time della Camera, mentre le opposizioni continuano a chiedere la presenza di Meloni in Parlamento

Non c’è nessun contratto e nessun accordo con SpaceX, né del Governo né della Difesa. Guido Crosetto resta sulla linea di Palazzo Chigi, smentendo qualunque trattativa in corso con Elon Musk. Però, precisa il ministro rispondendo a un’interrogazione di Avs durante il Question Time, un upgrade nelle telecomunicazioni della Difesa è necessario e SpaceX ha capacità utili.

Le forze armate operano “anche a grande distanza dall’Italia e non sempre in presenza di servizi o infrastrutture adeguati”, scandisce, ricordando che nel 2024 i contingenti italiani sono stati presenti nel quadrante indo-pacifico, in Africa, Medio Oriente, Nord Europa ed Est Europa, con attività che richiedono comunicazioni affidabili e continue. In Italia questi servizi vengono erogati grazie a sistemi in orbita geostazionaria (Sicral), che sono affidabili ma, precisa, “offrono copertura geografica e banda limitate”. Per questo, la Difesa è “interessata, forse obbligata”, spiega il ministro, a integrare queste capacità con satelliti in orbita bassa, che offrono più continuità, copertura, minor tempo di latenza.

Per il momento, l’autorità per lo spazio ha dato mandato all’Asi di avviare uno studio per esplorare ogni possibile soluzione. In Europa il programma Iris 2 prevederà a regime 290 satelliti circa, con tempi di realizzazione da quantificare e si stimano a oltre il 2030. SpaceX, invece, conta oltre 7.600 satelliti in orbita bassa, con una previsione di 42mila: “E’ un operatore che possiede le capacità di servire i servizi necessari”, osserva Crosetto, che però non esclude che l’Italia possa utilizzare apparati e tecnologie proprietarie “a ulteriore tutela degli interessi nazionali”. In ogni caso, se il governo dovesse optare per soluzioni commerciali, assicura, “la difesa attiverà un tavolo tecnico dedicato”.

Intanto, le opposizioni continuano a chiedere che la premier riferisca in Parlamento sul caso Starlink. “Sia chiaro che in Italia vige ancora la democrazia parlamentare“, tuona il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, accusando le sorelle Meloni di “decidere quello che vogliono nei vertici in famiglia premiando i vari amichetti”. Ma, ribadisce Renzi, “se vogliono dare i soldi a Musk, Giorgia ci metta la faccia e venga a dire perché in Aula“.
Rinnova l’invito alla premier anche il Pd: “Venga a dirci esattamente quali sono i termini del negoziato, confermato sempre di più da voci autorevoli, qual è il costo di questa operazione, quale interesse viene spartito tra l’uomo più ricco del mondo e il nostro Paese“, afferma la capogruppo alla Camera, Chiara Braga.
Di un “mondo distopico, inimmaginabile e terrificante” parla in Aula il vicepresidente del Movimento 5 Stelle Riccardo Ricciardi: “Meloni si accorda personalmente, senza nessuna gara pubblica, con un personaggio come Musk che insulta capi di governo e ingerisce nei processi democratici di altri Paesi, per la gestione della sicurezza delle comunicazioni e dei dati dei cittadini italiani“, denuncia.
Per Nicola Fratoianni Crosetto omette la questione fondamentale: “In materia di infrastrutture strategiche, in materia di sicurezza nazionale e in materia di difesa, l’affidamento di uno Stato sovrano e sottoposto al controllo democratico a un monopolista privato, chiunque esso sia, è un gigantesco problema politico“. La soluzione, per l’esponente di Avs, passa per la richiesta che l’Europa acceleri e investa di più, perché siano autonomi i proprietari e pubbliche le infrastrutture strategiche.