
Sui dazi si tratta ancora, fino alla fine. Il governo italiano rifiuta di usare la linea dura e continua a chiedere agli alleati il dialogo. Senza “colpi di testa” o “frenesie“, ma solo con “sano realismo“, come spiega il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti.
E se anche le trattative dovessero naufragare, per Foti “l’Europa non è impreparata. Ha già individuato gli strumenti“. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si dice “ottimista di natura”: “Penso che ogni partita si possa vincere“, sostiene, assicurando che l’impegno è massimo, e la preoccupazione principale ora è cercare di rispondere all’incertezza delle imprese.
Che però sembrano tutto fuorché tranquille. Non c’è una percentuale accettabile per chiudere un accordo, secondo il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. “Se lo chiedete a me è zero“, ribadisce, ricordando che il cambio euro-dollaro è già un dazio. La svalutazione è al 13%, la più importante al mondo, perché la media è del 2%. “Oggi avremmo il 30% di dazi e un costo del cambio del 13%, andremmo così al 43%“, lamenta. Se i dazi Usa per i prodotti europei fossero davvero del 30%, l’impatto solo in Italia sarebbe di 35,6 miliardi. Gli industriali puntano il dito soprattutto contro l’Europa: “Dopo la lettera di Trump, mi aspettavo che l’Ue facesse almeno la convocazione del voto sul Mercosur“, confessa Orsini, chiedendo a Bruxelles di “darsi una mossa, perché non c’è più tempo“. Sburocratizzare e aprirsi “velocissimamente” a nuovi mercati è la chiave.
Su questo, gli industriali trovano sponda nel ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che insiste per concludere l’accordo con il Mercosur (“preservando però la nostra produzione agricola“), ma anche con quello con gli Emirati, che è, riferisce, “una delle aree che ci sta dando maggiore soddisfazione“. Con il Piano Mattei, poi, l’Italia si apre molto di più anche all’Africa.
Dal governo, l’auspicio è che si arrivi a chiudere al 15%. Ma Tajani non entra nel merito della trattativa in corso: “Difficile dire come andrà a finire, abbiamo ancora una quindicina di giorni“, ricorda, aggiungendo che l’Indonesia ha chiuso al 19%: “Sono sicuro che noi saremo più bassi del 19%”. Le trattative sono in corso, e con realismo il ministro degli Esteri confessa: “L’obiettivo zero-zero non credo sia possibile da realizzare entro il primo di agosto“.
La strategia italiana sarà anche quella di investire di più negli Stati Uniti, dove il Paese è già presente in modo massiccio, con 300mila posti di lavoro offerti da aziende italiane negli States. Ma “possiamo fare ancora di più“, è sicuro il vicepremier. L’accordo sull’acquisto di gas americano nei prossimi 20 anni è per lui un “messaggio chiaro“.