L’Italia conquista una casella nello scacchiere europeo. Luigi Di Maio, a meno di clamorose retromarce dell’ultimo secondo, sarà il nuovo inviato dell’Unione europea per il Golfo persico. Secondo Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha tutte le carte in regola per ricoprire il ruolo. Per diversi partiti politici, invece, la sua nomina sarebbe da evitare. O almeno così la pensa la Lega, che a caldo aveva definito la scelta fatta a Bruxelles una “indicazione vergognosa, un insulto all’Italia e a migliaia di diplomatici in gamba“. Commento reiterato dopo 24 ore dal segretario federale del Carroccio, che è anche vice premier del governo Meloni: “Con tutti i diplomatici di carriera, che hanno fatto tanto in Italia e in Europa, mandare a mediare il signor Di Maio Luigi è curioso“, tuona Matteo Salvini. Garantendo che “non è una questione personale“, anche se in passato, soprattutto dalla fine dell’esecutivo gialloverde, nel 2019, ha spesso e volentieri incrociato le spade (politicamente, sia chiaro) con l’ex collega.
Per il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti “non è l’unica iniziativa curiosa da parte di alcune istituzioni europee, che sono più ideologiche che pragmatiche, penso alle direttive case e auto green, carni sintetiche, vini farlocchi“. Ecco perché fa sapere di contare sul fatto “che ci ripensino, ci sono persone con curriculum superiori“. Nemmeno il suo attuale omologo, Antonio Tajani, ha gradito la nomina, ma con realismo ammette: “L’iter è avviato e non è facilmente modificabile“. In Forza Italia, comunque, sono in tanti a pensarla come il ministro degli Esteri. La notizia della nomina europea sempre più vicina per Di Maio non fa fare i salti di gioia, ma neanche le barricate, ai partiti di centro. A domanda, il leader di Azione, Carlo Calenda, ad esempio risponde senza troppi giri di parole: “Non lo avrei designato, ma Borrell avrà fatto le sue analisi. Io ho visto Di Maio prendere molte decisioni, sempre in coincidenza con il suo interesse personale. Detto questo, non faremo una battaglia contro, se sta bene a Borrell sono fatti suoi“.
Nel frattempo l’ex responsabile della Farnesina ha ridotto al minimo i contatti. Anche i suoi fedelissimi hanno difficoltà a raggiungerlo, non foss’altro per fargli gli in bocca al lupo di rito. Mentre i suoi ex colleghi del Movimento 5 Stelle restano in silenzio. Lo strappo consumato alla fine della scorsa legislatura, con l’addio alla casa-madre per fondare prima il gruppo Insieme per il futuro e, successivamente, Impegno civico con Bruno Tabacci, non si è mai sanato. Difficilmente, quindi, potrà contare sul sostegno pentastellato nel suo nuovo incarico. Mentre nel Partito democratico qualche vecchio amico su cui contare ce l’ha ancora. E per il momento può anche bastargli così.