Usare i camini per riscaldare le case, quale risposta al caro-bollette. Può sembrare la soluzione più semplice per chi dispone di vani per ardere legna, e probabilmente c’è chi già ci sta pensando. Peccato che gli italiani non potrebbero, e la Lega ora chiede alla Commissione europea di tornare a fare uso dello strumento di riscaldamento più tradizionale di sempre. Va chiarito che l’Europa non vieta di accendere il camino, ma l’Italia ha violato la direttiva sulla qualità dell’aria, in modo sistematico, ed è attualmente in stato di procedura d’infrazione. Bruxelles ha aperto il dossier sugli sforamenti nel 2014, e nel 2020 la Corte di giustizia ha constatato il superamento dei limiti di particolato (Pm10) intimando all’Italia di mettersi in regola. Si rischiano multe salate, che ricadono sui cittadini.
Gli europarlamenti della Lega, con interrogazione scritta, chiedono di “esentare, temporaneamente, e in via eccezionale, almeno per l’autunno e l’inverno 2022-2023”, Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna dal rispetto della direttiva del 2008 sulla qualità dell’aria, in considerazione del fatto che “l’Italia, e in particolare le regioni intorno alla pianura Padana, si trovano in eccezionali condizioni energetiche”. I sette promotori dell’iniziativa (Isabella Tovaglieri, Silvia Sardone, Alessandro Panza, Stefania Zambelli, Marco Campomenosi, Angelo Ciocca e Danilo Oscar Lancini) sottolineano che l’aumento dei costi dell’energia conseguenti all’invasione dell’Ucraina e le contingenze geopolitiche e di mercato “stanno mettendo a dura prova le famiglie europee, che dovranno affrontare un inverno rigido con prezzi dell’energia in grande aumento”. Di fronte a una tale situazione, “una delle soluzioni che molti cittadini intendono perseguire è quella di ricorrere a sistemi di riscaldamento tradizionali, quali i camini a legna”.
All’interrogazione depositata il 19 ottobre risponde Virginius Sinkevicius, il commissario per l’Ambiente. Questi ricorda che la strategia RepowerEu per l’indipendenza energetica, affronta le situazioni in cui gli Stati membri “possono prendere in considerazione un temporaneo allentamento delle norme nazionali sulle emissioni inquinanti” nell’ambito di specifici atti legislativi che disciplinano l’inquinamento alla fonte, nell’ambito dei piani di sostituzione del combustibile, “entro i limiti delle deroghe consentite dal diritto dell’Ue” . Teoricamente, dunque, si potrebbero anche accendere i camini. Il problema è la situazione dell’Italia, in piena procedura d’infrazione e con irregolarità certificate. La Commissione consente deroghe, ma l’Italia da sempre anche più che in deroga. Inoltre, continua Sinkevicius, la Commissione intende “ limitare l’impatto negativo di queste misure” di allentamento dei vin oli sulla salute e sull’ambiente, e in particolare sui suoi obiettivi generali di decarbonizzazione e disinquinamento.
Il motivo è nei numeri. L’inquinamento atmosferico causa “circa 300 mila morti premature all’anno”, oltre a “ un numero significativo ” di malattie non trasmissibili, come l’asma, i problemi cardiovascolari e il cancro ai polmoni. E’, scandisce Sinkevicius, “è la più grande minaccia ambientale per la salute ”. La situazione dei camini è dunque più intricata di quanto si possa pensare. L’Italia dovrà continuare a negoziare con la Commissione, e la parte ‘verde’ del governo Meloni dovrà farlo ancora di più se vorrà salvare la sua regione storica, la Padania.