Ora che il negoziato con l’Europa sembra essersi avviato sul crinale meno impervio, il governo deve necessariamente accelerare sul Pnrr. Il 25 e 26 settembre prossimi, infatti, sono in programma a Palazzo Chigi due cabine di regia sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, cui prenderà parte anche la premier, Giorgia Meloni, oltre al ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione, Raffaele Fitto. La prima con i ministri e i rappresentanti di Regioni, Province e Comuni “per discutere dello stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti previsti dal Piano”, la seconda il giorno dopo divisa in tavoli con imprese, sindacati e associazioni di categoria.
Lunedì saranno sul tavolo punti cruciali, come l’aggiornamento in merito alla procedura di pagamento della terza rata e la verifica degli obiettivi e dei traguardi connessi alla quarta e alla quinta rata. Temi che il giorno dopo saranno al centro degli incontri con le organizzazioni rappresentative del partenariato economico e sociale, durante i quali saranno prese in esame le loro proposte sulle modifiche al Piano e quelle sul capitolo aggiuntivo del RePowerEu.
Il calendario di appuntamenti del 26 settembre prevede dalle ore 9 alle 10 Confindustria, Ance, Confedilizia, Abi e Ania. Poi, dalle 10 alle 11 Coldiretti, Confagricoltura, Cia-Agricoltori italiani, Unsic e Copagri. Dalle 11 alle 12 saranno ricevuti, invece, i sindacati: Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal, Cisal e Usb. Nel pomeriggio, dalle 15 alle 16 al tavolo siederanno Federterziario, Confetra, Confeservizi, Confprofessioni e Assoprofessioni. Dalle 16 alle 17 Confapi, Confimi, Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione e Conflavoro. Infine, dalle 18 alle 18 Alleanza Cooperative, Unicoop, Confartigianato, Cna, Casartigiani, UeCoop, Forum Nazionale del Terzo Settore e Consiglio Nazionale Giovani.
Nel frattempo, il lavoro sul Piano nazionale di ripresa e resilienza va avanti. Perché all’indomani dell’approvazione delle modifiche alla quarta rata del Pnrr da parte del Consiglio Affari generali dell’Ue, a Palazzo Chigi una cabina di regia con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, assieme a Fitto, al ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e del sottosegretario al Mef, Lucia Albano, ha fatto il punto sulla questione degli alloggi universitari. Nella riunione è stato ribadito che nei prossimi giorni saranno attivate le misure necessarie ad assicurare la rendicontazione dell’obiettivo. Inoltre, si è discusso anche delle azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi previsti a giugno 2026, convenendo di avviare un tavolo tecnico, coordinato dalla stessa Bernini, per definire gli adempimenti necessari, che si riunirà già a partire dai prossimi giorni.
Il Piano, però, è stato anche (inevitabilmente) al centro dell’audizione del ministro Fitto davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulle Periferie, soprattutto dopo le polemiche per la decisione di definanziare alcune opere dal Pnrr per assegnarle ai fondi di coesione, in particolare quelli per risolvere i problemi legati al dissesto idrogeologico. “Abbiamo una serie di interventi che certamente non sono ammissibili al Pnrr. La cifra complessiva dei progetti in essere è di 67 miliardi, che sono stati inseriti nel Piano, e sono progetti precedenti – spiega l’esponente di governo -. Quando si parla di dissesto idrogeologico, sappiamo che ci sono progetti del 2010, 2012 e 2015 che hanno girato tutte le programmazioni possibili e immaginabili senza essere mai realizzati? E con quale criterio, senza alcuna previsione, dovremmo riuscire con una ‘bacchetta magica’ a realizzarli?”. Fitto sottolinea che si tratta di “interventi complessi, quindi lo sforzo che il governo sta facendo non è quello di creare problemi ai comuni, andandogli contro perché siamo cattivi: questa narrazione darebbe la patente di stupidità al governo, e grazie a Dio non lo siamo. Noi non stiamo creando problemi, li stiamo risolvendo”.