Non lascia, ma raddoppia. La premier, Giorgia Meloni, anche sul palco del 19esimo Congresso nazionale della Cgil a Rimini, ribadisce la volontà del governo di portare avanti quello che lei stesso definisce il ‘Piano Mattei’, il progetto con cui vuol far diventare l’Italia “hub di approvvigionamento energetico d’Europa, investendo nel Mediterraneo allargato“. La presidente del Consiglio spiega che si tratta di “un modello di cooperazione non predatoria, per creare catene di valore prossime e aiutare i Paesi africani a vivere bene grazie alle risorse di cui dispongono“. A suo modo di vedere, “questa rimane la più seria, strutturale e umana risposta alle migrazioni“. Pur giocando ‘fuori casa’, per usare una metafora sportiva, Meloni si dice “d’accordo con Landini quando dice che in passato c’è stata un’assenza di chiare scelte di politica industriale“. Una mancanza “di visione che inevitabilmente ha frenato la nostra crescita economica e ha reso l’Italia troppo dipendente dall’estero in molti settori strategici: stiamo cercando di invertire questa rotta“.
A oltre 1.200 chilometri di distanza sembra sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda anche Paolo Gentiloni. Che in videocollegamento da Bruxelles con il Festival Euromediterraneo dell’economia punta, in particolare, sul Sud. “Sia sulle rinnovabili sia sulla diversificazione delle forniture, il Mezzogiorno d’Italia ha un ruolo molto importante“, dice il commissario europeo all’Economia. “Abbiamo la Tap che arriva in Puglia, il gasdotto Transmed e il GreenStream che arrivano in Sicilia e la possibilità del collegamento attraverso Terna tra Tunisia e Italia – continua nel ragionamento -. In sostanza, abbiamo buona parte dei collegamenti del Mediterraneo che fanno capo alle regioni del Mezzogiorno. La possibilità di proiettarlo come hub energetico del Mediterraneo non è solo una chiacchiera, ma una realtà che va potenziata“.
Il tema è centrale nell’esecutivo. Perché al Feuromed ci torna, approfonditamente, pure il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Che parte da lontano, ricordando come “i grandi cambiamenti storici sono determinati da assetti che prescindono dai noi stessi ma di cui dobbiamo renderci conto“, per poi centrare il punto: “Prima l’Europa, e il nostro Paese, si approvvigionavano da Oriente, dal gas e dal petrolio russo a prezzo conveniente“, mentre “oggi devono riorientarsi a sud“. Non solo per garantirsi stoccaggi pieni nel prossimo inverno. Il progetto, semmai, è ben più ampio: “Con le alternative” alle forniture di Mosca “che abbiamo rafforzato negli ultimi mesi, l’Italia può, nell’arco di poco tempo, raggiungere la sua autonomia energetica sul gas rispetto alla Russia“. Addirittura con una deadline più corta rispetto alle previsioni: “Nel 2021 la dipendenza era del 14%, lo scorso anno del 16% e a fine di quest’anno taglieremo ogni dipendenza dal gas russo“, dice Urso. Sottolineando, però, che “l’Europa, necessariamente, si rifornirà sempre più dal Sud” e “in questo diventano fondamentali le linee di approvvigionamento che portano all’Italia e da qui nei grandi mercati di consumo europei: questo fa tornare centrale il nostro Paese, che può diventare il grande Hub energetico dell’Ue“.
Il responsabile del Mimit punta alto: “Stiamo diventando il Paese di approvvigionamento, grazie ai gasdotti esistenti, all’aumento delle forniture dall’Algeria, al raddoppio del Tap e alle forniture che possono arrivare (vedremo se con navi rigassificatrici o un nuovo gasdotto) dal Mar Mediterraneo centrale dove opera l’Eni, grazie ai contratti che ha in alcuni Paesi africani“. Quindi, ipotizza, “eventualmente la Francia dovesse ancora opporsi al raccordo tra la rete del gasdotto spagnolo e quello europeo, per cui credo manchino 180 chilometri, ma Parigi ancora oggi è restìa a raccordare la rete del gasdotto spagnola a quella europea, l’Italia può realizzare con il governo spagnolo un gasdotto che dalla Spagna al Nord tirrenico giunge nella nostra rete, italiana ed europea, bypassando l’eventuale opposizione della Francia“. A quel punto “i 7 rigassificatori spagnoli, che sono praticamente inutilizzati, porterebbero il gas, attraverso il Nord Italia, a ricongiungersi con la rete europea“. In questo scenario “si ribalta la situazione – conclude Urso – e il Mezzogiorno diventa centrale per l’Italia e per l’Europa, sia per quanto riguarda il gas, sia per quanto riguarda la rete elettrica europea e mediterranea“.