Pichetto accelera su eolico offshore: Entro 2030 impianti per 1,4 Gw in Sicilia

Il responsabile del Masaf ribadisce che il decreto sulle aree marine idonee a installare gli impianti sarà emesso a breve

Eolico

La situazione esplosiva in Medio Oriente si riverbera, inevitabilmente, su tutta la comunità internazionale. Anche sull’Europa e, dunque, sull’Italia. L’energia è uno dei temi più caldi dall’inizio del 2022: quasi due anni vissuti letteralmente sulle ‘montagne russe’, sia per gli effetti su prezzi e stoccaggi, sia per la corsa alla diversificazione delle fonti. In questi mesi, infatti, è emersa con forza la necessità di non affidarsi solo alle fonti tradizionali, ma di guardare finalmente, e concretamente, anche alle rinnovabili. Anche per non rischiare di bucare gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 e al 2050. Il governo, però, oltre alle conseguenze della guerra in Ucraina adesso deve fare i conti pure con le tensioni tra Israele e Palestina che coinvolgono una regione fondamentale per gli approvvigionamenti.

Altra ragione per accelerare altre forme di energia. Sulle Fera livello europeo si sta supportando e sviluppando la tecnologia innovativa degli impianti eolici galleggianti, sia su acque interne sia offshore” e “in Italia l’interesse verso tale tecnologia è molto forte“, assicura il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Che in audizione davanti alla commissione sull’Insularità, ricorda che “secondo le previsioni del gestore di rete, in Sicilia al 2030 saranno installati 1,4 giga di impianti di produzione di energia elettrica da eolico off-shore“.

Servono comunque le norme per favorire questo settore e il responsabile del Masaf ribadisce che il decreto sulle aree marine idonee a installare gli impianti sarà emesso a breve, anche se dalle opposizioni è soprattutto il M5S a chiedere che il ministro parli “solo quando avrà i provvedimenti in mano”, facendo riferimento anche al dl sulle Comunità energetiche rinnovabili. Il problema sull’eolico, però, è che “bisogna raccordarsi con gli altri Paesi, dal Nordafrica fino al Portogallo, per definire le aree di competenza – spiega Pichetto -. Servono porti attrezzati (occorrono almeno due anni) e navi attrezzate”, poi “per avere cavi adeguati ci vogliono da 2 a 4 anni. Poi bisogna costruire le piattaforme”, dunque “è un percorso per cui ci va qualche anno“.

In questo scenario non è fuori contesto nemmeno l’operazione per provare a ridurre le criticità sull’approvvigionamento di acqua potabile nelle isole minori, dove ancora oggi è “un bene limitato e le soluzioni per accedervi sono ad alto impatto ambientale“. Ecco perché il ministro rivela che è allo studio un progetto per un “dissalatore marino mobile“.
Tutti temi che saranno utili in vista della Cop28, in programma a Dubai tra la fine del prossimo mese di novembre e la metà di dicembre. Dell’appuntamento Pichetto ha parlato anche nella giornata conclusiva della Youth4Climate che si è svolta a Roma questa settimana. “Oggi è ancora più forte l’impegno dell’Italia a sostegno dei giovani nella lotta alla crisi climatica“, dice. Garantendo: “Andremo alla Cop28 per sostenere le soluzioni presentate e lì lanceremo il bando per i progetti del prossimo anno”.