Gas, Pichetto ‘boccia’ proposta Ue su price cap: Insufficiente

La risposta di Bruxelles al caro-energia non convince il governo. Per il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica "rischia di stimolare la speculazione invece di arginarla"

Sin dalla campagna elettorale, l’obiettivo numero uno del centrodestra sul caro bollette era quello di fermare la speculazione. Con ‘strumenti’ europei, ma la risposta continentale non convince il governo. “La proposta della Commissione Ue sul price cap non la riteniamo sufficiente“, dice infatti il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, a margine della 39esima assemblea dell’Anci, in corso a Bergamo. Il motivo? “Rischia di stimolare la speculazione invece di arginarla”. Ecco perché annuncia che al Consiglio europeo sull’Energia “valuteremo rispetto alle modalità quali posizioni prendere, ma così com’è la proposta non è di nostra soddisfazione“, sottolinea il responsabile del dicastero di via Cristoforo Colombo. La linea è comune nell’esecutivo, visto che poche ore dopo è Adolfo Urso a ribadire che la proposta di Bruxelles è “un pannicello caldo, sono passati sei mesi, con una guerra nel cuore d’Europa, con una guerra energetica dichiarata da Mosca contro il nostro continente, e dopo sei mesi la montagna europea partorisce questo topolino?“, sentenzia il ministro delle Imprese e del Made in Italy.

Alla sua ‘prima’ da ministro davanti ai sindaci italiani, Pichetto parla di energia e nuove prospettive. Definisce “cogenti” ed “epocali” le sfide legate alla crisi che si è sviluppata in questi mesi e all’inflazione galoppante (mai così alta dagli anni Ottanta del secolo scorso). “Negli ultimi due anni il nostro Paese è cambiamo notevolmente – spiega -. I nostri borghi hanno ritrovato una centralità durante la pandemia, con nuove opportunità e meccanismi di lavoro diversi, ma anche con nuove fragilità. Ma i temi più cogenti ora sono la crisi energetica e l’inflazione“.

Il governo si è insediato esattamente un mese fa, ma “tante sono le azioni che abbiamo davanti, a partire dal tema del Pnrr che impegna istituzioni e corpi intermedi a tutti i livelli“, prosegue Pichetto. Che delle sfide non ne fa una questione “solo del governo e del Parlamento, ma del Paese intero”. E va considerato il fatto che “siamo condizionati da fattori esterni, è cambiato il ruolo dei sindaci, il Comune è, per il cittadino, il primo luogo di riferimento nei momenti di difficoltà – sottolinea davanti alla platea dei primi cittadini -. Ma ora mi vorrei rivolgere ai nostri figli e nipoti: per la prima volta nella storia vivranno condizioni di vita non in crescita, ma in senso opposto, rispetto alla generazione precedente. Noi dobbiamo invertire questa tendenza ed è nostro compito farlo in fretta”.

Parlando di fonti di approvvigionamento energetico il ministro fa poi notare che “se non ci fosse stato il Tap oggi non avremmo la luce accesa“. Confermando l’impegno del governo “all’abbattimento delle 55% delle emissioni entro il 2030 e l’azzeramento nel 2050 – ha chiarito -. La soluzione sta quindi nella ricerca di nuove fonti di energia alternative a quelle fossili. Bisogna quindi innalzare il ricorso al geotermico, all’eolico, all’idroelettrico. Tralascio il nucleare, le mie visioni infatti sono note. Dobbiamo abbandonare il fossile e se nel 2023 dovessi firmare un atto d’indirizzo per l’acquisto del carbone per me sarebbe una coltellata. La parte di gas deve scendere accompagnando le rinnovabili”.

Ampio anche il capitolo dedicato al Pnrr, che Pichetto paragona all’intervento Usa che aiutò l’Italia nella ricostruzione nel secondo Dopoguerra. “Il piano Marshall, attualizzato a oggi, sarebbe di 80-90 miliardi; oggi con il Pnrr abbiamo 5 volte tanto, quindi bisogna spendere bene e fare le riforme“, dice il ministro. Che in tema di transizione ecologica fa un breve accenno all’industria italiana dell’automotive. “Noi siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa – ha dichiarato – e questo è il più grande settore italiano, con 280mila persone coinvolte, che salgono a oltre due milioni se consideriamo l’indotto. Il cambiamento di questo settore è necessario per la sfida della transizione ecologica, ed avrà delle ripercussioni a livello locale; per questo il percorso verso il 2035 (stop alla vendita in Ue di auto nuove a diesel e benzina, ndr) deve essere governato da governo e amministratori locali“.
In tema ambientale, infine, loda il metodo italiano di gestione dei rifiuti, con “la grande sfida nazionale della differenziata, che è per noi una priorità e una vittoria – chiarisce -. Infatti, siamo tra i primi Paesi in Europa ad aver creato un filone produttivo per il riciclo, e su questo noi non faremo nemmeno un passo indietro”, garantisce Pichetto. Anzi: “Devono essere gli altri Paesi Ue a fare dei passi in avanti”