In Parlamento si chiarirà “punto per punto” tutto quello che il governo sta facendo per risolvere i problemi che avrebbero portato alla non erogazione della terza rata. In audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue di Camera e Senato, Raffaele Fitto inizia a tranquillizzare i parlamentari, che incontrerà nelle Aule l’1 agosto per riferire sulla terza relazione semestrale del Pnrr. I nodi restano quelli dell’erogazione della terza rata e dei ritardi sulla quarta. Problemi che il ministro declassa come polemiche. Rispetto alla data del 30 giugno, fissata come termine per presentare i progetti per richiedere la quarta rata, “voglio ribadire che non abbiamo delle scadenze da regolamento, ma degli impegni. Si trattava di un termine indicativo. Ecco perché abbiamo modificato alcuni obiettivi, d’accordo con la Commissione europea“, spiega. Sulla terza, le lungaggini sarebbero dovute alla fase di verifica fisica, che non era prevista per le prime due rate: “Siamo entrati in una fase diversa, si modifica l’approccio“, afferma Fitto.
Della revisione del Piano, a ogni modo, il Parlamento “certamente discuterà, con modalità anche più ampie di quanto non sia stato fatto sull’intera approvazione del Pnrr“, è l’affondo del ministro, che rivendica un confronto molto più assiduo con le Camere rispetto ai governi Conte e Draghi. A breve, si presenterà la revisione con il capitolo del RepowerEu, con una “proposta concreta” discussa nelle commissioni e nell’Aula, che pone due priorità: “Quella relativa all’infrastrutturazione per migliorare la capacità energetica del Paese e il tema del rafforzamento dell’efficientamento energetico per imprese e famiglie“.
Intanto, si conclude a Palazzo Chigi la due-giorni di cabina di regia. Dopo essersi confrontato con le associazioni datoriali e del mondo agricolo, Fitto incontra i sindacati confederali. Le sigle però si spaccano. Mentre Cisl giudica positiva la volontà del governo di proseguire sulla via del confronto, Cgil e Uil si dicono deluse. “Un metodo di confronto occasionale, estemporaneo, senza elementi di merito precisi per esprimere una valutazione compiuta. A queste condizioni, non possiamo parlare di governance partecipata, prevista dalla legge e dai regolamenti europei, che dovrebbe garantire un dialogo preventivo con le parti sociali”, scandisce il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, che si dice “fortemente preoccupato per i ritardi accumulati e per la condizione di stallo e di incertezza rispetto sia all’implementazione, sia all’ipotetica rimodulazione dei contenuti del piano”. “Ci hanno detto che ci manderanno dei documenti dove forse capiremo come intendono modificare il piano nazionale e 14 su 27 obiettivi della rata numero 4. Ad oggi capiamo che sono ancora in una situazione di sistemazione“, fa eco la segretaria confederale della Uil Ivana Veronese. Dagli asili nido alle infrastrutture chiede chiarezza. “Se poi questa chiarezza ci sarà nei documenti che ci manderanno, lo vedremo. Ad oggi non c’è“, ribadisce. Di tutt’altro avviso la Cisl, che parla di una riunione positiva: “Abbiamo segnalato gli elementi, a nostro giudizio, di maggiore criticità e attenzione, a partire dall’aumento dei prezzi delle materie prime”, riferisce il segretario confederale Ignazio Ganga. Ma, osserva, “a fronte della complessità degli impegni che ci attendono abbiamo apprezzato la disponibilità del ministro a proseguire sulla via dell’interlocuzione e del confronto con le parti sociali in vista della scadenza del 31 agosto prevista per la rimodulazione del Piano”.