Chiusa la partita della riformulazione dei progetti per la terza (18,5 miliardi) e la quarta (16,5) rata, il governo muove d’anticipo sulla quinta. A Palazzo Chigi la seconda giornata della cabina di regia vede sfilare le associazioni produttive e le sigle sindacali, per un confronto sul lavoro che già è al vaglio della Commissione Ue, ma soprattutto per impostare quello sulle prossime tranche del Next Generation Eu, compreso il capitolo aggiuntivo del RePowerEu dedicato al tema dell’energia. Il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, presenta il quadro ai suoi interlocutori, frutto della prima riunione, ieri a Palazzo Chigi, con la premier, Giorgia Meloni, i ministri, le Regioni, i Comuni e le Province. Sostanzialmente, si parte dagli obiettivi e i traguardi connessi, dunque con i risultati da conseguire entro il prossimo 31 dicembre 2023 che, a Piano invariato, sono 69, di cui 23 milestone e 46 target, per un totale di 18 miliardi di euro.
Fitto ascolta e a fine giornata esprime grande soddisfazione per il riscontro e gli apprezzamenti ricevuti dai partecipanti rispetto al metodo di lavoro adottato e per il ruolo chiave riconosciuto alla cabina di regia, “strumento prezioso e utile ad individuare preventivamente, attraverso il confronto e i suggerimenti, eventuali criticità e possibili soluzioni”, ci tiene a sottolineare. “Il dialogo continuativo è utile a rafforzare e migliorare le scelte nell’ ottica del partenariato, nonché a coordinare tutti gli interventi in campo: oltre al Piano di Ripresa e resilienza, le politiche di coesione e i fondi di sviluppo e coesione, per avere una visione unica tra le diverse risorse a disposizione, in sintonia con il lavoro impostato sin dall’inizio dal presidente del Consiglio di concerto con la Commissione europea”.
Le proposte di modifica al Piano sulla quinta rata, che sono state già trasmesse a Bruxelles lo scorso 7 agosto, prevedono il differimento temporale di 13 obiettivi, l’eliminazione di 6 obiettivi (che potranno essere coperti con altre fonti di finanziamento) e l’integrazione della milestone relativa alla Zes unica, che dunque andrebbe a rimpinguare il capitolo delle riforme. Se il testo inviato fosse approvato dall’Europa senza alcuna richiesta di cambiamento, i traguardi da raggiungere passerebbero da 69 a 51, mentre i target da 46 a 30 e le milestone da 23 a 21. “Abbiamo ribadito le nostre posizioni, che sono nella riformulazione del Pnrr, di guardare ai singoli progetti. Sicuramente siamo d’accordo di definanziare cose che si capisce bene che non hanno le tempistiche adatte, quello che non ci piace molto è un metodo un po’ trasversale di prendere interi gruppi di progetti e toglierli. Ma su questo abbiamo ricevuto delle delle assicurazioni“, dice il vice presidente dell’Ance, Piero Petrucco, al termine del primo blocco di incontri del governo con costruttori, Confindustria, Confedilizia, Abi e Ania.
“Con i prezzi del cibo saliti del +10% nel 2023 e le tensioni internazionali sul commercio e sulle quotazioni, il potenziamento dei fondi del Pnrr da investire sulla produzione agroalimentare è strategico per fermare le speculazioni nel carrello della spesa, ridurre la dipendenza dall’estero dalle importazioni, tagliare i costi dell’energia con il fotovoltaico sulle stalle e cascine e sostenere i trasporti con gli investimenti nella logistica“, afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, commentando positivamente l’incremento delle risorse per il settore, in attesa del via libera dall’Europa. “Abbiamo apprezzato il clima positivo. Questo continuo avanzamenti della cabina regia è importante. Abbiamo detto al ministro di fare passi avanti con le piccole e medie industrie, perché fino a oggi sono rimaste ai margini del Pnrr. Riteniamo importante soprattutto il capitolo RePowerEu“, sottolinea il presidente di Confapi, Cristian Camisa.
Anche per Maurizio Gardini, presidente di Alleanza delle Cooperative italiane, “la rimodulazione del Piano era assolutamente necessaria, ne siamo tutti convinti“, ma “dobbiamo serrare le fila per spingere tutti nella stessa direzione. Bisogna essere realisti – continua -, questo non è il libro dei sogni, oltre due terzi delle risorse sono a debito quindi vanno restituite, dobbiamo metterci nella condizione di creare ricchezza“. Domani l’ultimo passaggio, dalle 8.45, con Coldiretti, Confagricoltura, Cia-Agricoltori italiani, Unsic e Copagri, per avere il quadro completo della situazione anche dalla viva voce del mondo agricolo e imprenditoriale. Dopodiché toccherà all’esecutivo tirare le somme.