“Lunedì prossimo avrò la mia prima riunione europea dei ministri dei Trasporti, partendo da Genova dove sarò sui cantieri del Terzo Valico e poi in Prefettura per la Gronda. Il Ponte sullo Stretto sarà uno dei dossier che porterò sul tavolo europeo. Perché ci saranno alcune criticità nel 2023”. Non usa perifrasi Matteo Salvini, il ministro delle Infrastrutture, nel dettare l’agenda della prima settimana di dicembre. Perché, aggiunge, il governo ha fretta e lui in particolare. Lo dice subito, all’inizio dell’intervento a ‘How we can governe Europe?‘, organizzato da Gea ed Eunews, negli spazi romani della Comunità e del Parlamento europeo. Il tono è quello solito, netto ed esplicito.
Insomma, date e obiettivi, ma anche qualche polemica. Più di una riguarda il collegamento tra Calabria e Sicilia, ovvero il Ponte sullo Stretto, che si porta appresso anche l’alta velocità nell’isola per rendere meno disagevole raggiungere Palermo da Catania. “Se fai il ponte più avveniristico, green e futuristico del mondo – e lo faremo – ma l’Alta velocità si ferma in Campania e non arriva a Reggio Calabria, avere il ponte più bello del mondo serve a poco”, sottolinea Salvini. “Bisogna avere una visione integrale, generale”, auspica ulteriormente il vicepremier. Che allarga il campo: “Ho chiesto un bilaterale alla collega francese Beaune, perché c’è la Torino-Lione: noi stiamo andando spediti, ma è fondamentale che anche dall’altra parte ci sia altrettanta determinazione e speditezza”.
L’Italia ha infrastrutture vecchie, il trasporto su gomma è vittima dei disagi autostradali, quello su rotaia non è in linea con il resto d’Europa. Ma, sostiene Salvini, il problema sta a monte: “Pensavamo che sul nuovo Codice degli appalti arrivassero 35 contributi da sindacati e imprese, ma siamo già al doppio. L’idea era di portarlo in Cdm entro l’Immacolata, però serietà impone che questi contributi io li legga, quindi se non sarà il 7 sarà il 14, ma entro la metà di dicembre lo porteremo in Consiglio dei ministri”. Sbloccare gli appalti e riuscire a spendere i (tanti) soldi a disposizione è il primo ‘must’ del ministro. Il quale non è sordo ai dati che pongono il Paese molto indietro nelle graduatorie europee: “Che l’Italia faccia la competizione con Germania e Francia ci sta… ma Madrid ci sta superando da tutti i punti di vista: in agricoltura, in produzione energetica, in velocità, innovazione. Questo ci dovrebbe far riflettere. Ma a me piacciono le sfide”. Salvini proporrà a gennaio “un tavolo sull’acqua”. Perché “ricordiamo tutti in estate l’emergenza idrica. Non possiamo dipendere dalle danze della pioggia di Giove Pluvio o dalle precipitazioni: ad oggi raccogliamo solo il 10% dell’acqua piovana – aggiunge -. Un piano acqua, invasi e dighe è fondamentale. Abbiamo cinque anni per sbloccare, prendendosi la responsabilità di scegliere”. E se poi sbaglieremo, “qualcuno pagherà”.
Salvini infine parla del Pnrr. Che così com’è stato pensato per il post pandemia non funziona più. E quindi andrà rivisitato: “Banalmente, un aggiornamento prezzi”, sentenzia. “Come qualunque azienda o negozio, che a fine anno fa un aggiornamento dei prezzi – spiega -. Se il prezzo dell’energia è del 30% più alto e il costo materie prime è del 30 percento in più, se prima rifare una scuola costava 1 milione e ora 1,5 milioni, devi rivedere tempi e prezzi”. Inoltre, “concludere le opere entro il 2026 quando siamo a fine 2022, mi sembra ‘ambizioso’. Ho capito che in Europa quando devono usare un aggettivo non tranchant, ma che comunque ti faccia capire che c’è qualche ‘problemino’, dicono che è ‘ambizioso‘”, l’ironia del ministro. Che passa e chiude con una battuta su Carlo Calenda, freschissimo di incontro con Giorgia Meloni per presentare le proposte del Terzo polo sulla Manovra: “Faremo aprire un cantiere anche a lui… Non ho seguito la vicenda, non mi appassiona, non passo le mie giornate a pensare a Renzi, Calenda e Letta. Ho un’agenda abbastanza piena. Calenda è stato votato per fare opposizione. Mi auguro che la faccia in modo costruttivo”.