Contro la siccità che colpito l’Italia in arrivo un commissario straordinario e un piano idrico nazionale. Si è tenuto oggi a Palazzo Chigi il primo tavolo sulla crisi idrica, presieduto dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a cui hanno partecipato i ministri Matteo Salvini, Francesco, Lollobrigida, Raffaele Fitto, Gilberto Pichetto Fratin, Roberto Calderoli, Nello Musumeci, il viceministro Vannia Gava, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli.
Nel corso della riunione si è convenuto di affrontare la questione idrica a fronte della siccità in corso istituendo a Palazzo Chigi una sorta di cabina di regia tra tutti i ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie. Per questo, verrà individuato un Commissario straordinario con poteri esecutivi. Inoltre il governo ha intenzione di lavorare a un provvedimento normativo urgente per la semplificazione delle procedure accelerando i lavori essenziali per fronteggiare la siccità. Verrà poi avviata una campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile della risorsa idrica.
Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti si dice “pronto a dare un contributo significativo”, con “l’assunzione di responsabilità dirette e in pieno coordinamento con tutti gli altri protagonisti che oggi erano a Palazzo Chigi”.
Già giovedì si aprirà la consultazione pubblica sullo schema di decreto ministeriale sul riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate. Obiettivo, aprire ai contributi utili dei soggetti interessati in vista dell’armonizzazione delle discipline nazionale ed europea. “Poiché il risparmio idrico e il miglioramento dell’efficienza dovrebbero essere prioritari quando si elaborano misure per affrontare la scarsità d’acqua, il riutilizzo rappresenta una misura virtuosa, proprio in un’ottica di economia circolare”, spiega Gava. Dal prossimo 26 giugno si applicherà negli stati dell’Ue il nuovo regolamento che definisce per la prima volta requisiti minimi per l’utilizzo delle acque di recupero. Il nuovo testo mira, quindi, a evitare agli operatori italiani un doppio binario normativo che sarebbe, sostiene, “gravoso”.