“Il governo ha fatto la sua parte, Stellantis no“. Dal meeting di Rimini, le parole di Adolfo Urso trasudano stanchezza e suonano come un ultimatum per la multinazionale. L’obiettivo di produzione non è stato rispettato e le garanzie per impianti e lavoratori non arrivano. Così come non arrivano risposte sui piani produttivi in Italia, attese “da troppo, lungo, tempo“, scandisce il ministro.
L’inquilino di palazzo Piacentini ricorda che, a giugno dell’anno scorso, Carlos Tavares gli aveva avanzato due richieste: la prima era di di rimuovere l’ostacolo dell’Euro 7 (“ci siamo riusciti, ribaltando la maggioranza in Europa“, rivendica), la seconda di elaborare un piano incentivi commisurato alla produzione in Italia (“abbiamo fatto un piano incentivi da un miliardo”). Entrambe le richieste sono state soddisfatte, la contro-richiesta era di produrre in Italia almeno un milione di veicoli. Così non è stato.
Ma con lavoratori e sindacati col fiato sul collo, il ministro delle Imprese e del Made in Italy non può fare altro: “Stellantis deve dare una risposta e a breve. Se non ci risponde sulla Gigafactory a Termoli, le risorse destinate, provenienti dal Pnrr, saranno dirottare altrove“, assicura. La joint venture ACC (Automotive Cells Company composta da Stellantis, Mercedes e TotalEnergies) aveva infatti concordato con i sindacati l’obiettivo di assumere i dipendenti Stellantis presenti nel comune molisano in via prioritaria per il nuovo stabilimento in cui si produrranno batterie elettriche.
Urso non risparmia frecciate ai vertici del gruppo, recentemente sommersi dalle polemiche sugli stipendi da capogiro dei manager. “Io credo che un po’ responsabilità sia in vostra“, ironizza con gli organizzatori del Meeting. “Se aveste invitato il Tavares, forse avrebbe compreso meglio cosa significa a fare impresa sociale, perché io penso che il compenso dei manager dovrebbe essere commisurato non soltanto ai dividendi degli azionisti, ma anche alla sostenibilità sociale del Paese, agli occupati che impiega“, affonda. In altre parole, come ripete spesso, “profitto sì, ma non a tutti i costi“.
La risposta di Stellantis non si è fatta attendere. Il gruppo, infatti, “rimane concentrato sull’esecuzione del piano per l’Italia per i prossimi anni, già comunicato ai partner sindacali, che include progetti importanti come quello per Mirafiori 2030”. Sostanzialmente, l’obiettivo “è quello di lavorare insieme a tutte le parti interessate per affrontare i principali impatti dell’elettrificazione e della crescente concorrenza nel contesto di un mercato europeo che è ben al di sotto dei livelli pre-pandemia e che non consentirà alla produzione di tornare a crescere immediatamente come la nostra industria sta affrontando a livello globale in Europa”.
Poi, la stoccata all’esecutivo. “È essenziale che tutti gli attori della catena del valore, compreso il Governo – è l’affondo di Stellantis – contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività, la dinamica del mercato e anche per la tranquillità, indispensabili per realizzare la transizione epocale che la mobilità sta vivendo”.
Per quanto riguarda ACC per Termoli, il gruppo assicura che “attualmente sta potenziando il progetto della Gigafactory, oltre a quella in Germania, al fine di introdurre una nuova tecnologia per la produzione di celle e moduli, in modo da essere in linea con l’evoluzione del mercato”. Da parte di Stellantis, “sono state prese diverse decisioni per aumentare il carico di lavoro dei componenti ibridi a Termoli”.
Stellantis è al momento l’unico produttore in Italia. “Da lì dobbiamo partire, ma sappiamo che non basterà“, afferma Urso, che non ha mai negato di essere in trattativa con altre case automobilistiche interessate a produrre in Italia. “Un’unica casa – sottolinea il ministro – non può fornire a un Paese comunitario tanti modelli da soddisfare tutte le esigenze che noi speriamo che produca“. Per sostenere la filiera dell’automobile, “serve almeno un altro produttore”, perché, insiste, “si deve raggiungere un livello produttivo di almeno 1.400.000, 1.500.000 di autoveicoli prodotti e non solo assemblati nel nostro Paese“.
Accanto, Luigi Sbarra rincara la dose: “Aspettiamo qualche segnale preciso da Stellantis, tirare troppo la corda è pericoloso“, chiosa. Per il segretario generale della Cisl, tutti gli stabilimenti italiani sono in questo momento in sofferenza: “C’è sofferenza a Melfi, paura a Mirafiori e Cassino, c’è difficoltà a Pomigliano“. La richiesta al Gruppo è di presentare un progetto “chiaro” di visione industriale e dare garanzie sugli occupati. Quella al governo è di “accelerare” sull’accordo trilaterale, perché “incertezza e silenzio non sono più tollerabili. Mentre il medico studia, il malato rischia di morire“.