La Pubblica Amministrazione non fa discorsi o comizi, non fa propaganda, ma agisce con atti, e secondo l’art.97 della Costituzione, “…i pubblici uffici sono organizzati in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità…. E come si fa a garantire l’imparzialità se si fanno comizi e propaganda? Gli atti della Pubblica Amministrazione sono sottoposti a un doppio sindacato e giudizio: quello di conformità alla legge che è garantito dalla giustizia amministrativa e nei casi più gravi dalla giustizia penale; e quello politico e di merito, garantito dal lavoro e dal controllo delle opposizioni nelle Assemblee Elettive e dai cittadini e dalla pubblica opinione correttamente informata dalla libera stampa e dai mezzi di comunicazione.
La Civica Amministrazione di Chiavari non si può sottrarre a queste regole. Per questo motivo siamo rimasti esterrefatti per il comunicato emesso a doppia firma dal Sindaco Messuti e dal Presidente del Consiglio Comunale Segalerba poche ore dopo l’incontro con i rappresentanti del Comitato del NO al Depuratore in Colmata. Un comunicato in cui due pubblici amministratori polemizzano con gli esponenti del Comitato, con la nostra testata giornalistica, con il sottoscritto.
Le Pubbliche Amministrazioni, lo si ripete, agiscono con atti. Semmai sono le forze politiche che le sostengono che prendono posizione, che legittimamente esprimono opinioni, discutono e se del caso polemizzano. La discussione, anche aspra, sulle questioni cittadine e sulle diverse visioni e opzioni non era mai degenerata a Chiavari nello scontro personale, nella insinuazione e nella calunnia. I rapporti tra forze politiche di maggioranza e di opposizione erano sempre stati caratterizzati da assoluta correttezza.
Chiavari ha avuto da sempre questa tradizione democratica, e i lunghi anni gloriosi dell’Ammiraglio Luigi Gatti Sindaco sono stati esemplari da questo punto di vista. L’arrivo di Agostino ha cambiato tutto. Il ‘Faraone’, come fu ironicamente battezzato, cambiò radicalmente le regole del gioco e cavalcando il populismo dell’epoca mischiò amministrazione e politica, mostrò insofferenza totale al dibattito pubblico e alle critiche, discriminò gli avversari e chi non la pensava come lui, spesso criminalizzandoli come nemici. Con lui, e dopo di lui con i suoi epigoni, anche per una debolezza cronica delle opposizioni e una progressiva assuefazione della cittadinanza, la confusione tra buona amministrazione e brutale gestione del potere è rimasta. E allora meglio non contrastare i potenti di turno, meglio stare nell’acqua bassa, spesso per il timore di ritorsioni e dispetti. Gli Sceriffi di Nottingham fanno paura e chi si oppone deve avere un sovrappiù di coraggio e capacità di resistere.
Anche a Segalerba e Messuti non piace la critica, e meno si parla di quello che fanno più contenti sono. Il Presidente del Consiglio Comunale, che dovrebbe avere un ruolo di garanzia e di tutela del lavoro di tutti i consiglieri comunali compresi quelli dell’opposizione, di fatto e surrettiziamente è il capo dell’Amministrazione. Non muove foglia che Segalerba non voglia, e ciò è male per le istituzioni. Se Segalerba voleva fare il Sindaco doveva candidarsi, prendere i voti dei cittadini, assumersi tutte le responsabilità che competono al Sindaco, correre i rischi della firma. Nel suo ruolo di Presidente del Consiglio Comunale Segalerba non ha alcuna responsabilità, almeno formalmente. La sostanza delle cose, come tutti sanno, è profondamente diversa.
I Sindaci-ombra sono una pessima invenzione, mortificano la Pubblica Amministrazione e il voto popolare perché oscurano il ruolo del Sindaco democraticamente eletto e ciò fa insorgere dubbi e questioni. Che segni di autonomia ha dato Messuti in più di un anno di Sindacatura? Ha forse assunto qualche iniziativa rilevante? I cittadini lo hanno ascoltato su proposte e idee che ne hanno hanno caratterizzato il mandato? Francamente ci pare di no. Ma questa situazione va bene a tutti i consiglieri di maggioranza? Anche loro non si sentono mortificati? Sono ‘Anime morte’ come nel romanzo di Gogol’?
Ma veniamo al merito della questione che, ancora una volta, è la cosa più importante. Segalerba e Messuti accusano il Comitato del NO al Depuratore in Colmata di propalare, tramite ‘Piazza Levante’, notizie false (fake news) sulla vicenda del depuratore e insinuano, come peraltro fanno da quasi sette anni, che il sottoscritto abbia o abbia avuto mire speculative sull’area di Colmata e che, addirittura, abbia in qualche modo provocato lo sfratto del glorioso Liceo Delpino dall’edificio storico dell’Asilo per insediarvi Wylab. Inoltre i due insinuano che Comitato, ‘Piazza Levante’ e il sottoscritto siano contrari alla realizzazione della scuola in Colmata perché ciò stroncherebbe per sempre ogni mira speculativa sull’area.
Al di là delle balle e della propaganda, che i due usano come se fossero sempre in campagna elettorale, la questione di cui ci occupiamo è molto semplice e chiara. Nel 2018, Sindaco Marco di Capua, l’Amministrazione Comunale di Chiavari commettendo un grave errore di visione e prospettiva decide di spostare il depuratore comprensoriale dalla zona della foce dell’Entella (scelta fatta dall’Amministrazione precedente del Sindaco Levaggi) all’area di Colmata. Si tratta di un grave errore perché l’area di colmata è il water-front cittadino e cioè l’area libera di maggior pregio di Chiavari e rappresenta una straordinaria potenzialità e opportunità per rilanciare, con funzioni pregiate, la città che vive un declino economico e una perdita di ruolo che sono sotto gli occhi di tutti.
L’Amministrazione Levaggi e il progettista da questa incaricato di redigere il nuovo Puc, l’architetto Gianni Peruggi, avevano ben chiaro questo tema di rilancio della città e, molti anni prima di Bucci e di Renzo Piano, avevano disegnato per Chiavari e per il suo water-front un assetto e funzioni molto simili a quelle oggi in corso di realizzazione a Genova.
L’incontro tra Messuti e il Comitato del NO al Depuratore in Colmata almeno è servito a stabilire, come peraltro aveva chiaramente affermato il Sindaco metropolitano Bucci al recente convegno di ‘Piazza Levante’, ‘Chiavari e Il Tigullio ultima chiamata’, che è il Comune di Chiavari e la sua Amministrazione ad aver fatto la scelta e a portarne la responsabilità. Iren ha ripetuto la stessa cosa nei giorni passati.
Per un po’ Messuti e Segalerba hanno provato ad alzare una cortina di fumo sul punto. Ma ora è tutto chiaro: sono loro che hanno voluto il depuratore in Colmata, portano la responsabilità della scelta e i chiavaresi se lo dovranno ricordare. Il Comitato oltre a contestare la sciagurata scelta di localizzazione del depuratore (specie per un Comune che grazie all’amministrazione Gatti il depuratore lo ha già dagli anni ’70 e quindi per adesso è in regola) ha sollevato questioni serissime che non sono affatto fake news. Vediamole.
E si potrebbe continuare ancora, sfruttando il lavoro approfondito e dettagliato che i valenti tecnici del Comitato hanno realizzato. Altro che propalazione di notizie false.
Per quanto riguarda le insinuazioni contro il sottoscritto, che proseguono senza sosta da moltissimo tempo, per la verità non me ne sono mai granché curato, perché i chiavaresi conoscono bene me e la mia famiglia, sanno chi siamo e come ci comportiamo. Come poi si possano avere mire speculative su un’area di proprietà comunale e quindi totalmente sottoposta a controllo pubblico e a gare di pubblica evidenza per me rimane un mistero: l’area è sottoposta al pieno controllo dell’Amministrazione, e non vi si potrà mai fare nulla che questa non voglia! Ho il diritto, come qualunque cittadino chiavarese, di avere le mie opinioni anche sull’area di colmata e sul depuratore, e di sostenerle con ogni mezzo e in ogni sede, anche se questo significa essere fuori dal coro e dare fastidio ai ‘padroni del vapore’.
L’unica cosa che non è tollerabile e che non tollererò è la discriminazione delle mie aziende, di cui più volte ho avuto sentore, a causa delle mie idee e delle mie opinioni, non ultima la vicenda dell’affidamento del campo comunale all’Entella. La Pubblica Amministrazione deve essere imparziale sempre, anche con quelli che la pensano diversamente. Se così non è, c’è sempre la Procura della Repubblica, che tra l’altro ci sarebbe gran bisogno di riportare a Chiavari insieme al Tribunale per una sempre migliore tutela della legalità.
Nella mia vita imprenditoriale non ho avuto grandi occasioni di incontro con Silvio Berlusconi. Ma ricordo, con stima e simpatia, due episodi in cui ebbi l’impressione di una gentilezza innata e di una sensibilità nei confronti degli interlocutori che credo abbia costituito buona parte della sua fortuna e del suo fascino.
Primo episodio. Trieste, vertice italo-tedesco del novembre 2008. Le delegazioni sono composte dai due premier (Silvio Berlusconi e Angela Merkel: fu proprio il famoso incontro del ‘cucù’ di Silvio, nascosto dietro un lampione della bellissima Piazza dell’Unità d’Italia), quattro ministri per Paese e tre imprenditori per Paese: per noi il sottoscritto, Fulvio Conti, allora amministratore delegato di Enel, e Alberto Falck di Falck Renewables. Uno dei temi del vertice è, già allora, il climate change con le emissioni di CO2: Emma Marcegaglia, allora presidente di Confindustria, mi ha chiesto di partecipare perché in quel momento sono uno dei pochi imprenditori italiani che capisce qualcosa di CO2.
La mattinata scorre nel palazzo di rappresentanza della Regione prima con due ristrette, una riservata ai premier e ai ministri e l’altra riservata agli uomini delle imprese, e poi a partire dalle 11,30 una plenaria.
Alla plenaria parlano tutti, prima i due premier, poi i ministri e infine gli industriali. La discussione verte sul destino delle free allowances e cioè sui certificati gratuiti di emissione per le industrie di base, che la Merkel vuole abolire a partire dal 2010. Durante la seduta ristretta gli industriali tedeschi, terrorizzati da questa prospettiva, non fanno altro che chiederci di intervenire su Berlusconi affinché convinca la Merkel a essere meno estremista perché lei ‘a loro non dà retta’.
Io parlo per ultimo, sono quasi le 13 e tutti sono stanchi. Un po’ da ‘Pierino la peste’ esordisco dicendo “…Siamo in piena recessione economica, l’Europa è responsabile per meno del 10% delle emissioni mondiali di CO2 (oggi per meno dell’8%). Di questo 10% l’industria è responsabile per meno della metà…”. E rivolto a Merkel “ma perché in questa situazione di crisi volete fare i primi della classe colpendo così duramente il futuro dell’industria europea?”. La riunione finirebbe qui, ma la cancelliera tedesca riprende la parola , e con un tratto duro e un po’ di estremismo da ex-ministra dell’Ambiente mi attacca dicendo che “l’Europa deve essere la prima della classe” .
Berlusconi è imbarazzato: durante tutto il vertice ha cercato di creare un clima tranquillo e di amicizia e adesso, per colpa di un industriale siderurgico forse sprovveduto che ha avuto l’ardire di contrapporsi alla Merkel, vede il rischio di una incomprensione e di un esito non positivo dell’incontro. Riprende immediatamente la parola, e per allentare il clima un po’ teso dice: “Sono sicuro Angela che tu a scuola sarai stata sempre la prima della classe”. Merkel, ancora dura, risponde: “Sono cresciuta in un paese comunista, figlia di un pastore protestante, se non fossi stata la prima della classe avrei avuto seri problemi di discriminazione”.
Berlusconi capisce che non vale la pena continuare e, come una gentile e navigata padrona di casa, dice con un gran sorriso “Ok, ora andiamo tutti a mangiare. Attraversiamo la piazza perché ho fatto preparare per tutti voi il pranzo in Prefettura”.
Attraversiamo la piazza, saliamo in prefettura, e lì troviamo in un grande salone la tavola apparecchiata con al centro una composizione di rose bellissime dai colori della bandiera tedesca: gialle, rosse e nere. (Mi sono sempre chiesto: ma esistono le rose nere, o Silvio le ha fatte colorare?). Merkel entra, rimane incantata dalla bellezza del luogo e dall’eleganza dell’allestimento e ringrazia Berlusconi dell’accoglienza squisita. Alla fine del pranzo Berlusconi, sapendo quanto Merkel ami Trieste (che proprio per questo è stata scelta come sede dell’incontro) si fa portare un pacco di bellissime stampe antiche della città, e le dice: “Vorrei regalartele tutte ma posso donartene solo tre: sceglile tu”. Di nuovo Merkel, colpita dall’ospitalità e dalla gentilezza, ringrazia con calore Silvio per le attenzioni ricevute.
Pochi lo sanno, ma quel vertice terminò molto positivamente per gli industriali italiani ed europei in generale. Berlusconi convinse la Merkel ad avere un approccio più graduale e più rispettoso delle industrie del continente. Sia pure con progressive riduzioni le free allowances, e cioè l’assegnazione gratuita di quote di CO2 all’industria, è continuata in tutto questo periodo e non terminerà che alla fine del 2026.
Secondo episodio. Palazzo Chigi, febbraio 2010. Viene firmato l’accordo intergovernativo Italia-Montenegroper la realizzazione di una linea elettrica sottomarina di 415 km tra i due Paesi che di fatto apre il mondo dei Balcani a investimenti in energia rinnovabile fatti da investitori italiani. Io sono presente in qualità di Presidente di Interconnector, il consorzio delle industrie energivore italiane, che finanzierà una parte dell’elettrodotto. Il Ministro dell’Industria e dell’Energia di allora, il ligure Claudio Scajola, vuole farmi parlare con il Presidente prima della firma del trattato.
Berlusconi con un sorriso mi accoglie dicendomi, “Gozzi non faccia anche oggi Pierino la peste mi raccomando…”, ma poi con grande attenzione e interesse mi chiede di spiegargli del nostro consorzio, di quali sono i problemi delle industrie energivore italiane, di cosa può fare il governo per sostenere un pezzo così importante del nostro sistema industriale. Grande attenzione, grande gentilezza e, mi sembrò, un sincero interesse per il sistema industriale nazionale.
Quando nel maggio del 2014 l’Entella per la prima volta salì in serie B mi chiamò per telefono per congratularsi e per dirmi in bocca al lupo per il prossimo campionato. Mi promise che una volta che si fosse trovato a Portofino sarebbe venuto a vedere l’Entella. Non lo fece mai.
Gli scrissi un biglietto quando il Monza l’anno scorso salì in serie A, e gli dissi che c’erano riusciti grazie a un giocatore dell’Entella, il grande Mota Carvalho. Rispose con un emoji pieno di risate.
Alla famiglia Berlusconi le più sentite condoglianze mie e di tutta la Duferco. Un abbraccio al caro amico Adriano Galliani, Presidente del Monza, che ritengo parte della famiglia.
Ciao Silvio, ad uno come te la terra non potrà che essere lieve.